di Ilaria Myr
Un confronto costruttivo con l’obiettivo di creare un sistema sanitario globale: questa l’intenzione del convegno tenutosi giovedì 28 maggio a Milano al Circolo della Stampa intitolato “Costruzione di un sistema sanitario globale”, che ha visto incontrarsi esponenti della sanità della Regione Lombardia e i loro colleghi israeliani. L’incontro è stato organizzato dall’Ordine dei medici di Milano (città gemellata con Tel Aviv) su proposta della Mediterranean Solidarity Association, in collaborazione con l’Ame-Associazione Medici Ebrei Italia, la Comunità Ebraica di Milano e l’IMA- Israel Medical Association.
A monte dell’incontro, la convinzione che dal confronto fra due eccellenze in ambito sanitario, come quella israeliana e quella lombarda, possa nascere un modello virtuoso globale di collaborazione in ambito socio-sanitario. Come ha sottolineato il senatore Mario Mantovani, vice presidente e assessore alla Sanità della Regione Lombardia: “Si tratta di due realtà che danno un importante contributo in ambito sanitario sul piano internazionale. Questa collaborazione può dunque fare scuola, in quanto rappresenta un modello virtuoso da avviare e consolidare in altri Paesi”.
Ma come ha spiegato Enrico Mairov, presidente della Mediterranean Solidarity Association, associazione nata nel novembre del 2014, questo incontro è solo un primo passo di un percorso che durerà nel futuro. “In ottobre Milano sarà la sede della prima settimana di cooperazione fra Italia-Israele, come previsto dagli accordi bilaterali fra i due Paesi – ha spiegato -. Perché la Regione Lombardia ha un ruolo di primo piano a livello nazionale e non solo, mentre quella israeliana è al primo posto mondiale nella Ricerca e Sviluppo. Questo progetto non avrà fine. Il prossimo step? La creazione di Parchi della Salute, cioè dei siti sperimentali in cui formarsi e confrontarsi sui diversi temi di attualità”.
L’incontro è stato salutato con soddisfazione dal presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, che in un discorso letto da Giorgio Mortara, presidente nazionale Ame, ha espresso le sue “felicitazioni per l’importante appuntamento odierno in cui si focalizza quella che è una delle grandi sfide che attraversano i nostri tempi: quella di far rete costruendo rapporti sempre più stretti tra istituzioni che operano in contesti diversi e che, proprio in ragione di ciò, possono condividere un bagaglio di esperienze da mettere a frutto per raggiungere risultati sempre più soddisfacenti. Un’esigenza che è trasversale e che, particolarmente in ambito sanitario, può aiutare a diffondere quelle che sono le eccellenze israeliane, maturate non solo nella quotidianità ma anche in alcuni scenari d’emergenza, come testimonia ad esempio lo straordinario impegno profuso per alleviare le sofferenze della popolazione civile in Nepal. Come noto, il modello sanitario italiano è anch’esso in larga parte un’eccellenza. E in quest’ottica, significative sono le professionalità che la piccola ma vivace Italia ebraica è in grado di sprigionare. Come potrà confermarvi lo stesso dottor Giorgio Mortara, stimato esponente del Consiglio UCEI e presidente dell’Associazione Medica Ebraica, attraverso l’organizzazione di convegni, iniziative scientifico-culturali, pubblicazioni di libri, oltre ovviamente all’azione sul campo, l’associazione svolge infatti un compito essenziale rivolto non solo a un pubblico di specialisti ma a un contesto assai più ampio. Condivisione di esperienze, circolazione delle idee, prestazioni sempre più all’avanguardia sono obiettivi che Italia e Israele, nel solco della loro solida amicizia, possono e devono raggiungere insieme”.
Il ruolo dell’AME-Associazione Medici Ebrei
Un ruolo importante nella collaborazione fra le due realtà è quello dell’AME, che, come ha spiegato il presidente nazionale Giorgio Mortara, già da qualche anno mette a disposizione degli studenti di medicina italiani delle borse di studio per andare in Israele per un periodo, e organizza congressi di bioetica congiunti. “Grazie a questi rapporti siamo riusciti a fare conoscere in Italia la tecnologia israeliana del Re-Walk – ha spiegato – che permette ai paraplegici di camminare, grazie a un esoscheletro”.
Ricordiamo che l’AME Milano è impegnata nella costruzione ad Ashod dell’Ospedale di pace. “Una struttura supertecnologica costruita in profondità – ha spiegato Luciano Bassani, ex presidente Ame Milano –con sale operatorie mobili in caso di attacco. Non solo. Vorremmo creare un board per lo sviluppo di una emergency room finanziata dall’Italia.
Il modello lombardo
Molto interessante, poi, è andare a vedere le peculiarità dei due diversi sistemi sanitari. In Lombardia centrale è il ruolo dell’AREU –Azienda Regionale di Emergenza Urgenza, una struttura di eccellenza con un approccio internazionale, che in questi ultimi anni ha portato avanti numerose innovazioni degne di nota. “Abbiamo, ad esempio, creato il numero unico, 112, per tutte le emergenze – ha spiegato Alberto Zoli, direttore generale AREu-118 Lombardia -. Di recente abbiamo anche lanciato la App Where are U, che consente di localizzare chi chiama per un’emergenza: nel 70% dei casi, infatti, la persona che chiama non riesce a dare informazioni utili su dove si trovano”.
L’eccellenza israeliana
La realtà sanitaria israeliana è stata ben descritta da Leonid Eidelman, presidente dell’Israeli Medical Association (IMA), che ha illustrato in modo molto completo il ruolo dell’associazione e la figura del medico nel sistema sanitario israeliano. “In tutto il mondo il mondo sanitario è in fase di cambiamento e tutti si lamentano – ha esordito -. Ma questo è positivo. Perché se nessuno si lamenta niente si muove. E noi in Israele ci lamentiamo molto…anche se abbiamo un sistema di healthcare di alto livello”.
In questo contesto opera l’IMA, nata nel lontano 1912 – ben 36 anni prima che nascesse lo Stato di Israele – e sempre in prima linea nel miglioramento della sanità nella società israeliana. Molte sono le sfide che deve affrontare: dalla disparità delle aspettative all’interno del Paese, che può raggiungere anche i 9 anni di differenza, alla mortalità infantile, che nel sud è molto più alta che nel centro.
“Come dappertutto, però, il problema è sempre di tipo economico – ha aggiunto -. Per questo nel 2011 abbiamo organizzato una grande manifestazione davanti alla Knesset, con 3000 persone, per chiedere al governo di stanziare più fondi per la sanità. Perché per avere una sanità all’avanguardia è necessario investire molto”. Grazie a questa presa di posizione, l’IMA è riuscita a siglare un accordo con il governo, che ha stanziato 3,5 miliardi di shekel e ha aperto le assunzioni per 1000 nuovi medici, oltre ad applicare aumenti dei salari dei medici fra il 20 e l’80%.