di Ilaria Myr
Una risoluzione palesemente critica nei confronti della politica di Israele a Gerusalemme è stata votata il 21 ottobre dall’Unesco, in una versione ‘ripulita’ dalla rivendicazione palestinese sul Muro del Pianto come parte della Spianata delle Moschee.
Proposta da un gruppo di paesi arabi ai 58 membri del Consiglio esecutivo dell’Unesco, il testo ha raccolto 26 voti a favore, 6 contrari, 25 astenuti e un assente. Usa, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi, Repubblica Ceca ed Estonia i Paesi che hanno dato voto negativo, mentre la Francia è fra coloro che si sono astenuti.
La risoluzione “condanna fermamente le aggressioni israeliane e le misure illegali limitanti la libertà di culto e l’accesso dei musulmani al sito sacro della Moschea di Al Aqsa”. Deplora, inoltre, le “irruzioni persistenti di estremisti della destra israeliana sul sito” ed esorta Israele “a prendere le misure necessarie per impedire gli atti provocatori che violano la sua sacralità”.
Nel testo votato, non è stata presa in considerazione la richiesta palestinese di considerare il Muro del Pianto – piazza Al Buraq per i musulmani – come parte della Spianata delle Moschee. Questa faceva invece parte del primo testo stilato da Algeria, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Marocco e Tunisia, e aveva suscitato l’ira di Israele e l’inquietudine della direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova. Nel testo si diceva “la piazza al Buraq è parte integrante della Moschea di Al Aqsa”. La stessa Bokova aveva reagito deplorando l’iniziativa come rischiosa in quanto possibilmente “percepita come una modifica allo statuto della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue mura”, e chiedendo al Consiglio di “non prendere decisioni che avrebbero alimentato le tensioni sul territorio”.
Tuttavia, vengono riconosciuti dall’Unesco come parte del patrimonio musulmano due luoghi fondamentali per la storia ebraica: la Tomba di Rachele a Betlemme e quella dei Patriarchi a Hebron.
Critiche e polemiche
Inevitabili e immediate le critiche da Israele, che rifiuta la decisione dell’Unesco descrivendola come un abuso del mandato da parte dell’organizzazione. Il Ministro degli esteri israeliano ha parlato di “risoluzione vergognosa che punta a trasformare il conflitto arabo-israeliano in un confronto religioso”.
Gerusalemme accusa inoltre l’Unesco di “unirsi ai piromani che cercano di appiccare il fuoco sui luoghi più sensibili dell’umanità”. Mentre Fiamma Nirenstein sul suo blog parla chiaramente di tentativo di appropriarsi del matrimonio ebraico. “La fallita richiesta dell’annessione del Muro del Pianto ai beni islamici dà la misura di chi attui la sovversione dello status quo: è la tecnica infatti di chi nega il rapporto legittimo fra gli ebrei e lo Stato d’Israele”.