Metti una Qabalat Shabbat in riva al mare…

Israele

di Mara Vigevani

Un migliaio di persone sedute davanti al mare per accogliere lo shabbat, cantando Lehà Dodì e recitando versi delle poesie di Bialik. La tefillà di Rosh Hashanà all’aperto, in una giardino di Gerusalemme, all’ombra degli alberi, accompagnata da musica di chitarra e tamburi. E’ la Yeshivà laica di Tel Aviv, e intere comunità che cercano una nuova spiritualità ebraica, non ortodossa, non politica, aperta a tutti.

Siamo nel mondo del nuovo, laico, spontaneo, ebraismo in ebollizione, che sta conquistando tutta Israele, dalle spiagge di Tel Aviv ai Kibbutzim della Galilea fino agli afflati egualitari che possono essere trovati negli ambienti più progressive di Gerusalemme. Le nuove comunità o aggregazioni «non credono che l’ebraismo debba cercare la propria identità all’esterno; non dobbiamo agire come se fossimo ‘clienti’ dell’ebraismo ma dobbiamo essere responsabili della nostra vita ebraica», spiega Itamar Lapid, a capo del Network Israeliano delle comunità emergenti. Le prime di questo tipo sono nate una decina di anni fa nei kibbutzim del nord di Israele. Nigun ha Lev è una congregazione nata nel Kibbutz Nahalal che organizza Qabalat Shabbat ogni settimana, un Beth HaMidrash, lezioni su problematiche sociali e corsi per bar e bat mizwa. Shirà Hadashà segue un ebraismo ortodosso ma più aperto alla funzione della donna nella preghiera. La congregazione di Nava Tehila, avviata dalla Rebbetzin Ruth Kagan, crede nella musica come comune denominatore per una preghiera veramente sentita. La preghiera avviene in una stanza, le sedie in circolo e nel mezzo i musicisti. Una sorta di neo-hassidismo. Per salire a leggere la Torà, la Kagan, ha studiato un sistema particolare: «tutti hanno diritto di leggere la Torà; per questo facciamo aliyot la Torà collettive, dicendo la benedizione in coro».

«Noi non chiediamo a nessuno in cosa creda quando si presenta alla nostra porta», racconta Esteban Gottfried, immigrato dall’Argentina e fondatore del Beth Tefillah Israeli, promotore della Qabalat Shabbat di massa che si svolge tutti i venerdì estivi al porto di Tel Aviv. Il Beth Tefillah Israeli ha creato un proprio libro di preghiere che affianca, ai testi tradizionali, pagine di letteratura ebraica contemporanea riguardanti gli stessi temi delle preghiere. «Stiamo cercando di creare un ebraismo su misura per la nuova generazione israeliana meno tradizionale», dice.

La ricerca di un ebraismo diverso, adatto anche a chi crede in una vita secolarizzata, ha portato non solo a nuovi tipi di aggregazione ma anche a nuovi tipi di strutture educative. Sono sempre più richiesti infatti gli asili del movimento Reform, con un programma educativo “ricco di ebraicità, ma senza troppo impegno”. A Raanana è stata inaugurata una nuova scuola laica appoggiata dalla Fondazione “Tali” il cui scopo è quello di arricchire gli studi ebraici senza per forza diventare una scuola religiosa. Pluralismo e fantasia sembrano dunque le parole chiave del nuovo ebraismo laico israeliano.