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I ministri degli Esteri di 16 paesi dell’Ue, tra cui l’Italia, hanno scritto una lettera all’Alto rappresentante della politica estera europea, Federica Mogherini, per chiedere di accelerare sull’introduzione di etichette che identifichino i prodotti provenienti dai Territori occupati da Israele. Lo riferiscono fonti diplomatiche.
La lettera, che fa riferimento a un’altra comunicazione inviata al capo della diplomazia europea nell’aprile del 2013, è firmata dai ministri di Italia, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Belgio, Svezia, Malta, Austria, Irlanda, Portogallo, Slovenia, Ungheria, Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Lussemburgo. Solo la Germania, tra i cinque principali paesi europei, si è astenuta.
Etichettare i prodotti che provengono dagli insediamenti dei coloni, sostengono i ministri nella lettera, rimbalzata sui media israeliani, è «necessario» per informare i consumatori europei che devono sapere l’origine dei prodotti che stanno acquistando. La lettera, inviata lunedì 13 aprile, sottolinea che i 16 ministri «restano dell’idea» che l’indicazione della provenienza dai territori occupati sia «un passo importante nella piena attuazione» della «soluzione dei due stati» ed osservano che «la continua espansione degli insediamenti illegali israeliani» nei territori «minaccia la prospettiva di un giusto accordo finale di pace». I ministri inoltre chiedono a Mogherini «di prendere la guida» nel processo di approvazione del regolamento in Commissione.
Dura la reazione di Israele, che critica il fatto che “gli stati europeo stiano discutendo delle restrizioni sui prodotti israeliani perfino prima che sia stato formato un nuovo governo. Non è leale”. Inoltre, fonti israeliane sostengono che “i consumatori non capiranno la differenza e la loro riposta psicologica potrebbe essere evitare di compare prodotti israeliani”.