di Paolo Castellano
Il 3 marzo la Corte Penale Internazionale ha comunicato che avvierà un’indagine sui presunti crimini di guerra di Israele sui palestinesi nei territori della Cisgiordania, Gaza e “Gerusalemme Est”. L’annuncio ha provocato la reazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che intende “lottare per la verità” e “contro questa perversione della giustizia finché sarà vuota e nulla”.
Il 4 marzo, un giorno dopo l’annuncio della Corte dell’Aia, Netanyahu ha rilasciato un’intervista al canale americano Fox News. Il premier israeliano è sul piede di guerra e si opporrà alla decisione di Fatou Bensouda, procuratrice capo della Corte.
«Penso che questa sia una decisione oltraggiosa. Va contro l’unica democrazia in Medioriente. Non mettono sotto processo la Siria o l’Iran. Questo è puro antisemitismo. È un affronto per tutte le democrazie», ha dichiarato Netanyahu.
Il premier israeliano ha poi sottolineato che la Corte Penale Internazionale fu istituita affinché “gli orrori della Shoah non si ripetessero più”. Dimenticandosi il motivo della sua nascita, la Corte snatura sé stessa. «Se aver costruito una casa a Gerusalemme è un crimine di guerra. Allora io lotterò per la verità, combatterò contro questa perversione».
Come riporta il Jerusalem Post, una fonte anonima vicina a Netanyahu ha sostenuto che il premier abbia già tentato un “blitz diplomatico” qualche settimana fa quando la Corte dell’Aia aveva annunciato di aver giurisdizione sui territori palestinesi. Ciononostante, la fonte afferma che Netanyahu non abbia voluto contattare le controparti ma potrebbe chiedere spiegazioni ai leader stranieri nei prossimi colloqui.
Nell’ultimo appuntamento telefonico col neopresidente degli Stati Uniti Joe Biden, Israele ha chiesto agli americani di non interrompere le sanzioni (approvate nel 2020) contro Bensouda e altri funzionari della Corte Penale Internazionale.
Lo stesso Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha condannato l’iniziativa della Corte dell’Aia. Nelle prossime settimane i funzionari americani e israeliani si incontreranno per definire una linea comune per far pressione diplomatica a Fatou Bensouda e al suo staff.