di Nathan Greppi
Dopo 3 elezioni e numerose trattative, la più travagliata stagione politica della storia israeliana volge al termine: la mattina di giovedì 7 maggio, il Presidente Reuven Rivlin ha affidato a Benjamin Netanyahu l’incarico di mettere insieme un nuovo governo, dopo che questi ha ottenuto il sostegno in merito di 72 deputati della Knesset. Ciò darà il via a un nuovo governo di coalizione assieme all’ex-rivale Benjamin Gantz, di cui Netanyahu dovrebbe rimanere il Primo Ministro fino al 13 novembre 2021, data in cui dovrebbe essere sostituito da Gantz.
Come spiega Ynetnews, Netanyahu aveva bisogno del consenso di almeno 61 dei 120 membri della Knesset, il parlamento israeliano, per creare la coalizione. Adesso il Primo Ministro avrà 2 settimane a disposizione per formare il nuovo governo; se non dovesse farcela entro questo lasso di tempo, Israele dovrà tornare a elezioni per la quarta volta in un anno. Intanto sono già iniziate le trattative per la spartizione dei ministeri; in particolare, per affrontare l’emergenza coronavirus Blu e Bianco vorrebbe nominare Ministro della Salute un professionista di fama nazionale. Tra i candidati proposti vi sono il direttore del Centro Medico della Galilea Masad Barhoum e il direttore del Centro Medico Sheba Yitzhak Reiss.
Dei 72 parlamentari che hanno appoggiato Netanyahu, 36 provengono dal suo partito, il Likud, 16 dalla lista centrista Blu e Bianco di Gantz, 9 da Shas (partito dei religiosi sefarditi), 7 da Giudaismo Unito nella Torah (degli ortodossi ashkenaziti), 2 dal partito di centro-destra Derekh Eretz e 2 dai laburisti. Tra i partiti di destra, chi non ha dato il suo appoggio a Netanyahu sono stati Yisrael Beitenu, il partito laico nazionalista di Avigdor Lieberman, e Yamina, lista religiosa di Naftali Bennett. Quest’ultimo avrebbe deciso di restare all’opposizione, in quanto durante i negoziati con il Likud avrebbe fatto delle richieste ritenute “irrealistiche” da parte del partito del premier.
Il giorno prima dell’annuncio di Rivlin, la Corte Suprema d’Israele aveva stabilito che non avrebbe impedito a Netanyahu di formare il governo, nonostante le diverse accuse a suo carico (quali corruzione, frode e abuso d’ufficio).