di Paolo Castellano
Come si evince dalle foto, il 16 giugno il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha inaugurato un nuovo insediamento davanti a un selezionato ed esiguo numero di rappresentanti politici. La nuova cittadina sarà intitolata al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump – più precisamente il nome sarà Trump Heights (come scritto sull’enorme targa all’inaugurazione).
Come riporta la CNN, Netanyahu ha inoltre definito Trump come “un grande amico di Israele” per aver scosso la comunità internazionale riconoscendo la sovranità dello Stato ebraico sul Golan.
«Siamo orgogliosi di avere l’opportunità di realizzare un nuovo insediamento e di ringraziare un grande amico», ha dichiarato il premier israeliano durante il discorso di celebrazione. «Continueremo a far crescere e sviluppare il Golan per tutti i nostri cittadini – ebrei e non ebrei insieme».
Israele ha occupato le Alture del Golan durante la Guerra dei 6 giorni del 1967 contro la Siria. Sono state ufficialmente annesse allo Stato ebraico nel 1981. Su questi territori c’è un grande dibattito a livello internazionale.
Netanyahu ha poi fatto un elogio alla politica mediorientale degli Stati Uniti, citando esempi concreti di amicizia tra USA-Israele: «Il Presidente Trump lo ha fatto con questo (Golan), lo ha fatto con Gerusalemme, lo ha fatto con il trasferimento dell’ambasciata, lo ha fatto con l’uscita dagli accordi con l’Iran, lo ha fatto opponendosi con forza all’aggressione dell’Iran nel Golfo dell’Oman, nel Golfo Persico e nell’intera regione».
Alla cerimonia ha inoltre presenziato l’ambasciatore americano in Israele David Friedman che si è seduto a fianco di Netanyahu. Il diplomatico ha applaudito alle parole del premier israeliano, esprimendo pubblicamente la sua riconoscenza: «Voglio innanzitutto ringraziarvi per avermi invitato qui e per lo straordinario gesto che Netanyahu e lo Stato di Israele stanno compiendo per il presidente degli Stati Uniti».
L’opposizione israeliana ha però criticato il gesto di Netanyahu, considerato solo una mossa propagandistica. «Chiunque consulti i media comprende subito che questa “storica” decisione è una decisone fantasma», ha sentenziato su Twitter Zvi Hauser, promotore del riconoscimento internazionale della sovranità israeliana sul Golan. «Non c’è budget, non c’è un progetto, non c’è un luogo e non esiste davvero nessuna decisone vincolante», ha aggiunto.