“Nei giorni scorsi ho sentito dire che per i palestinesi il Muro del Pianto – Kotel – è territorio occupato. Ebbene, il Muro del Pianto è nostro da 3000 anni; esso e lo Stato di Israele saranno nostri per sempre”. All’accensione dell’ottava candela di Hannukà, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha così risposto al discorso del leader palestinese Khaled Meshaal, della scorsa settimana.
Per il 25° anniversario di Hamas, Meshaal – rientrato a Gaza dopo 45 anni di esilio – ha detto infatti che i palestinesi non riconoscono la legittimità di Israele e che combatteranno senza tregua contro di esso. I palestinesi, ha sottolineato Meshaal, “non rinunceranno ad un centimetro della Palestina, che è il nostro paese, nostro diritto, nostra patria che va dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano], dal nord al sud”. Parole queste che hanno provocato dure reazioni in Israele. Netanyahu in particolare ha attaccato anche il leader dell’ANP, Mahmoud Abbas, per la volontà di riconciliazione con Hamas dimostrata partecipando alla manifestazione di Gaza. Secondo Netanyahu infatti, Abbas – che pure ha dichiarato di non condividere le posizioni estreme di Meshaal – sta giocando “un gioco ambiguo per le sue esigenze politiche internazionali.”
A proposito del Muro del Pianto, va ricordato che nel 2008, nel corso di una drammatica trattativa di pace, l’allora primo ministro israeliano Ehud Olmert propose la cessione della sovranità su esso e la Città vecchia ad una amministrazione fiduciaria internazionale. Il leader dell’ANP, allora, rifiutò la proposta.