di Paolo Castellano
Il 28 giugno Benjamin Netanyahu ha detto di voler adottare nuove limitazioni per i cittadini d’Israele. Il primo ministro ha spiegato le sue intenzioni durante l’ultima riunione del consiglio dei ministri. Restrizioni più rigide serviranno a fermare la seconda ondata di Covid-19 che nelle ultime settimane sta facendo preoccupare il governo israeliano.
«La pandemia si sta ripresentando in tutto il mondo. Abbiamo superato la soglia di 10 milioni di persone infette e di 500 mila morti. Non sappiamo se questa sia una seconda ondata. Sappiamo che un’ondata stia per emergere. Molti paesi hanno revocato le restrizioni, dopo un calo della pandemia, ma ora sono obbligati a reinserirle per bloccare la diffusione del virus», ha sottolineato Netanyahu, aggiungendo che salvaguardare la salute dei cittadini significa anche proteggere l’economia di Israele.
Dunque, nei prossimi giorni il premier israeliano discuterà con i suoi ministri i nuovi divieti da applicare nella lotta contro il Covid-19. Come riporta Israel National News, Netanyahu ha poi risposto alle critiche dell’opinione pubblica sull’allentamento troppo frettoloso delle passate limitazioni anti-Coronavirus: «Abbiamo riattivato l’economia quando c’è stato una discesa della malattia. Ho detto che questa era la politica della “fisarmonica”. Abbiamo riaperto le attività per vedere l’andamento della malattia. Apri e se vedi che l’epidemia ritorna, chiudi nuovamente».
Netanyahu ha poi dichiarato che oltre alle nuove direttive sanitarie, ci saranno dei provvedimenti in campo economico. «Al Ministero dell’Economia è stato chiesto di fornire assistenza immediata ai settori più colpiti, provvedendo inoltre al trasferimento di fondi ai cittadini, compresi i disoccupati. Se cureremo la salute, faremo ripartire l’economia. Ho intenzione di fare tutte e due le cose. Ciò richiede determinazione. Non sarà semplice farlo ma lo richiede la situazione. Interverremo sulla sanità e sull’economia, e con l’aiuto di D-o vinceremo».
Infine, il premier israeliano ha detto che la sospensione delle manifestazioni politiche è dettata solamente da una preoccupazione sanitaria e non dalla volontà di limitare lo stato di diritto di Israele.