di David Fiorentini
Nonostante le cancellazioni dovute alla guerra, complessivamente il turismo in Israele continua la sua ripresa dalla pandemia. La notevole resilienza e crescita del settore hanno portato all’approdo in Israele di circa 3 milioni di viaggiatori, iniettando 4,85 miliardi di dollari nell’economia del paese.
In particolare, le ultime statistiche certificano un aumento del 12,5% rispetto al 2022, anche se ancora lontani dai livelli del 2019, anno record per il turismo israeliano, con quasi 4 milioni di ingressi.
Il periodo compreso da gennaio all’inizio delle ostilità ha registrato un aumento del 10% nel turismo dagli Stati Uniti, confermando gli USA come principale paese di provenienza. D’altro canto, fattori esterni come la guerra tra Russia e Ucraina e le restrizioni in uscita dalla Cina hanno invece generato un declino negli arrivi da questi Stati.
Tra i dati più curiosi, il Ministero del Turismo ha riportato che circa la metà dei turisti erano cristiani e il 25% ebrei, e che per il 57% del totale era la prima volta in Israele.
La permanenza media è stata di 8 giorni, con il 70% dei viaggiatori che si sono organizzati in modo indipendente e il 30% con un gruppo vacanze. Inoltre, le ragioni per visitare Israele sono state piuttosto diverse: il 37% è venuto per visitare i luoghi storici; il 26% per svago e ricreazione; il 25% per trovare familiari e amici, e l’11% è arrivato per motivi di lavoro.
Per questo motivo, il ministro del Turismo Haim Katz ha espresso fiducia nel futuro del settore, evidenziando gli sforzi in corso per ampliare le infrastrutture necessarie per garantire una risposta rapida ed efficiente nell’immediato dopoguerra.
“Mentre alcuni turisti hanno rinviato le loro vacanze a causa della guerra, molti non hanno cancellato le prenotazioni e stanno aspettando il momento giusto per viaggiare. Israele ha molto da offrire come destinazione turistica e non vediamo l’ora di accogliere nuovamente i turisti nel nostro paese”.