di Bruno Rossetto
Come disse Oscar Wilde in Lady Windermere quando tutti stanno appesi alle grondaie qualcuno riesce a guardare le stelle. Una commedia vittoriana in quattro atti ha poco a che vedere con il Medio Oriente ma quando c’è una buona notizia in questa area del mondo va colta al volo e sottolineata. È come una vacanza dalla quotidiana indignazione.
Nei giorni scorsi Israele, Autorità palestinese e Giordania hanno firmato un accordo per costruire un acquedotto tra il Mar Rosso e il Mar Morto.
Firmato a Washington DC, l’accordo prevede non solo la fornitura di acqua potabile, ma anche l’alimentazione del mar sofferente Mar Morto (il livello dell’acqua diminuisce di quasi un metro all’anno). Il progetto prevede in particolare di portare 200 milioni di metri cubi all’anno dal Mar Rosso al Mar Morto, la costruzione di un impianto di desalinizazione ad Aqaba, la costruzione di impianti di irrigazione lungo il percorso dell’acquedotto; inoltre una derivazione dovrebbe portare l’acqua direttamente ad Amman, cosa che dovrebbe sollevare la capitale giordana dalla crisi idrica che da tempo sta vivendo.
Il progetto sarà finanziato oltre che da privati ed enti statali, soprattutto dalla Banca Mondiale; il costo sara’ di circa 300 milioni di dollari.
Silvan Shalom, ministro israeliano dell’energia e dell’acqua, ha detto che questo accordo realizza un sogno durato anni, pensato addirittura da Herzl.
L’accordo ha una notevole importanza diplomatica, economica e strategica, diminuisce i bisogni essenziali e riduce in parte i motivi di rivendicazione conflittuali. Questo tipo di accordo aumenta molto anche l’interdipendenza fra Israele, Giordania e Autorità palestinese, offrendo finalmente l’idea di “coabitazione” che sembrava impossibile da realizzare in questa regione.
Un altro obiettivo di questo progetto è la produzione di elettricità generata dalla differenza di altezza tra Mar Rosso e Mar Morto, favorendo cosi le attività produttive e il turismo.
Le notevoli potenzialità di questo disegno potranno attirare ulteriori finanziamenti da parte di enti filantropici e naturalistici internazionali. Secondo l’accordo entro un anno sarà bandita la gara di appalto per il progetto dell’acquedotto che dovrà collegare i 180 km che separano il Mar Rosso dal Mar Morto e tramite una conduttura sotterranea superare il dislivello di 470 metri che esiste tra i due mari. L’accordo prevede altri sotto-progetti come il riutilizzo delle acque reflue, la standardizzazione dell’utilizzo dell’acqua potabile – soprattutto in Giordania e Territori palestinesi dove attualmente vige una relativa autogestione – la distribuzione dell’acqua proveniente dal mega impianto di desalinizzazione che si costruirà ad Aqaba verso il sud del Negev in cambio dell’acqua a nord proveniente dal lago di Tiberiade verso Giordania e Territori Palestinesi. Ciascuno dei contraenti ha rinunciato a qualcosa, guadagnando in cambio qualcos’altro – paradigma che in Medio Oriente rimane sempre nelle buone intenzioni e quasi mai nei fatti.
Di progetti di questo tipo si parla da tanti anni, ma sono sempre rimasti un sogno nel cassetto. Di recente, evidentemente, varie necessità e bisogni si sono incontrati: la decrescita allarmante del Mar Morto per gli Israeliani ( un vero e proprio danno l’industria e il turismo dell’area); la crescente crisi idrica in Giordania; la necessità di dimostrare un’attività politica concreta per l’autorità palestinese. Il tutto è stato favorito da vari dirigenti della Banca Mondiale che hanno creduto in questo progetto e intuendone le potenzialità.
Per completare il progetto ci vorranno almeno 4 anni; nel frattempo sono già stati avviati ulteriori studi su come e dove utilizzare la risorsa più preziosa, l’acqua.
Non va dimenticato poi che il controllo delle acque è uno dei principali nodi irrisolti nell’accordo Israelo-Palestinese, e la fiducia reciproca dimostrata almeno sulla carta, in questa occasione, sembra poter dare qualche chance anche ad un accordo più generale.
Ovviamente vista la complessità del progetto non mancano i detrattori. Alcuni geologi e naturalisti sono preoccupati del fatto che l’acquedotto non riuscirà a portare tutta l’acqua persa ogni anno dal Mar Morto, anzi solo una piccola parte di essa. Secondo alcuni l’acqua del Mar Rosso potrebbe addirittura cambiare in maniera significativa il delicato ed unico ecosistema del Mar Morto. Per questo l’accordo prevede che il controllo della qualità delle acque immesse nel Mar Morto sia sotto la supervisione anche di istituti specializzati internazionali.
Altro aspetto non di secondaria importanza per l’area in questione, che non è stato sufficientemente sottolineato, è che la notizia di questo accordo di collaborazione fra Israele e istituzioni e Stati arabi, è stata riportata dai media mediorientali senza accusare nessuno di tradimento, anzi in qualche caso sottolineandone i vantaggi per le popolazioni.