Nuovi dettagli sui giovani ostaggi uccisi e la crudeltà di Hamas. Vite spezzate a un passo dalla salvezza

Israele

di Redazione

 

Quello che state per leggere e vedere è sconvolgente. Un colpo al cuore per qualsiasi madre o padre degni di questo nome e per chiunque abbia un briciolo di empatia e la capacità di immedesimarsi in una tragedia dall’epilogo priva di senso, senza nome e senza perché. È l’inimmaginabile, l’orrore, la crudeltà del genere umano. È uno dei peggiori incubi che prendono forma nella realtà.

 

In questi giorni, dopo il ritrovamento dei sei giovani ostaggi – Eden Yerushalmi, 24 anni; Carmel Gat, 39 anni; Alexander Lobanov, 32 anni; Ori Danino, 25 anni; Almog Sarusi, 26 anni; Hersh Goldberg-Polin, 23 anni – stanno emergendo nuove e agghiaccianti informazioni su come sono stati trattati e assassinati a partire da quel 7 ottobre infame.

 

Per ora si conoscono alcuni dettagli sulle torture subite da Eden Yerushalmi e Carmel Gat, ma ogni giorno ne affiorano di nuovi che nessuno vorrebbe mai ascoltare o leggere. Notizie che alimentano preoccupazioni terribili sulle condizioni in cui si trovano i 101 ostaggi ancora detenuti a Gaza.

 

Intanto ci giunge proprio mentre scriviamo la notizia di un video straziante di Hersh Goldberg-Polin pubblicato da Hamas su Telegram. Il video mostra l’ostaggio israelo-americano durante la prigionia che lancia l’appello a fermare la guerra anche rivolgendosi a Biden e a Blinken. «Questo deve servire come un immediato campanello d’allarme per il mondo affinché agisca oggi per garantire il rilascio dei restanti 101 ostaggi prima che sia troppo tardi. Nessun’altra famiglia dovrebbe passare attraverso ciò che la nostra famiglia (e le famiglie degli altri ostaggi giustiziati di recente) hanno sopportato», hanno dichiarato i genitori del giovane approvando la pubblicazione del video sui social.

 

VIDEO il video straziante di Hersh Goldberg-Polin 

 

La storia di Eden Yerushalmi

Il trattamento riservato a Eden Yerushalmi, la splendida 24enne di Tel Aviv, è stato un incubo durato undici lunghi mesi. Il suo corpo, insieme a quello degli altri cinque ostaggi, è stato recuperato dalle truppe dell’IDF nel fine settimana. «Secondo una valutazione iniziale, gli ostaggi sono stati brutalmente assassinati dai terroristi di Hamas poco prima del nostro arrivo. Erano stati rapiti vivi la mattina del 7 ottobre dal gruppo terrorista di Hamas», ha annunciato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari in conferenza stampa. Quando i resti di Eden sono stati restituiti a Israele, le prove della malnutrizione e della brutalità inflitta dai rapitori erano inequivocabili. Al momento del rapimento la ragazza pesava 46 kg. Quando è stata ritrovata, il suo corpo ne pesava appena 36, un calo drastico di 10 kg su un corpo già minuto, che testimonia le condizioni disumane a cui è stata sottoposta. Eden è stata sepolta domenica scorsa.

 

VIDEO Centinaia di persone partecipano al funerale di  Eden Yerushalmi a Petah Tikva 

 

E adesso non rimane altro che il ricordo del volto smagrito con le occhiaie scure e profonde di Eden; immagini di questa ragazza bellissima che scorrono nel video registrato dai miliziani durante la sua prigionia e diffuso con le sue ultime parole. La 24enne parla con voce apparentemente sicura, ma il terrore traspare da ogni sua parola, dagli occhi, dalla postura, dall’ansia di voler comunicare un grido disperato di aiuto. Nel video si rivolge ai suoi cari, esprimendo tutto il suo amore. Il filmato si conclude con un messaggio degli aguzzini: «Accordo di scambio… libertà e vita, pressione militare… morte e fallimento», in arabo, ebraico e inglese. La famiglia ha autorizzato la diffusione di un estratto, un gesto tanto doloroso quanto necessario per dare voce all’orrore vissuto.

 

VIDEO Hamas pubblica un video di propaganda di propaganda che mostra Eden Yerushalmi, rapita il 7 ottobre e giustiziata a Gaza la settimana scorsa.

 

Sua sorella Shani ha raccontato la loro ultima, straziante telefonata: «Abbiamo ascoltato la registrazione della chiamata di Eden innumerevoli volte, è una conversazione che fa male ogni volta. Eden ci ha chiamati alle 7.20, urlava per il rumore degli spari intorno a lei. Ci descriveva come stava cercando di scappare, e noi cercavamo disperatamente di aiutarla».

 

In una chiamata angosciata anche ai servizi di emergenza, Eden aveva supplicato: «Sono qui, in mezzo alle sparatorie nel sud, ho bisogno di aiuto. Sono nascosta tra i cespugli». Quando i terroristi si sono avvicinati, ha detto: «Mi vedono, mi stanno sparando. Mi uccidono, è finita, sto morendo. Mandate la polizia, per favore».

 

VIDEO Ultima telefonata di Eden Yerushalmi prima del rapimento e dell’omicidio di Hamas 

 

Le cronache di questi giorni raccontano chi fosse Eden: una ragazza frizzante, piena di vita, interessi, progetti e sogni. Amatissima dai suoi amici, adorava la spiaggia e giocare a padel. Una vita spezzata dopo mesi di torture e agonia.

 

La storia di Carmel Gat

Non meno straziante è la fine di Carmel Gat, un’altra giovane donna la cui prigionia è stata caratterizzata da indicibili sofferenze. Il suo volto, dolce e intenso, difficilmente sarà dimenticato da chi l’ha amata e conosciuta, così come da chi ha visto le immagini diffuse dai media. Carmel era una terapista occupazionale rapita dalla casa dei suoi genitori nel Kibbutz Be’eri il 7 ottobre. Sua madre, Kinneret, è stata uccisa durante l’attacco. Suo fratello Alon è riuscito a fuggire con la figlia Gefen, mentre sua cognata Yarden è stata catturata e rilasciata dopo 54 giorni di prigionia.

 

VIDEO Questa era Carmel Gat

Sabato scorso, l’esercito israeliano ha recuperato il corpo di Carmel insieme a quelli degli altri cinque ostaggi, trucidati dai loro sequestratori. Come riportano le angoscianti cronache, i corpi sono stati trovati in un tunnel nascosto a Rafah, in uno spazio circondato da bambole e da disegni di bambini sulle pareti. Pallida ma composta, Carmel appare in un video, diffuso dagli stessi sequestratori, in cui dice: «Sono trattenuta con pochissimo cibo e acqua, in condizioni igieniche terribili, sotto bombardamenti incessanti e senza sapere se ne uscirò viva».

 

VIDEO La famiglia autorizza la diffusione di un video senza data di Carmel Gat   ripreso da Hamas

 

La morte di Carmel e degli altri ostaggi rimane una ferita aperta, un colpo devastante per chiunque provi anche solo per un attimo a immaginare la disperazione di quei momenti.

 

Alcuni giorni fa, la famiglia della giovane donna ha deciso di rendere pubblico un altro video, in cui la giovane si rivolge ai suoi cari: «Spero di avere una famiglia da cui tornare. Resterò forte per voi fino a quando questo incubo non finirà. Vi amo».

 

Gil Dickman, cugino di Carmel, ha commentato con dolore la diffusione del video: «È commovente sentirla parlare, ma è straziante sapere che non era a conoscenza della sopravvivenza di suo padre, suo fratello e sua nipote, né che sua cognata Yarden fosse tornata a casa». Lo scorso dicembre, Alon Gat, fratello di Carmel, aveva implorato il ritorno sano e salvo di sua sorella e raccontato nell’intervista – disponibile da ieri su Youtube – di come la donna avesse aiutato altri ostaggi a Gaza insegnando loro yoga.

 

VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=GqZ0C5k8Xa0

 

Carmel è stata sepolta lunedì nel cimitero del Kibbutz Be’eri, quasi undici mesi dopo il suo rapimento. Sulla sua tomba, tra i fiori, c’era un biglietto: «Scusa, ho fallito». I suoi fratelli Or e Alon l’hanno ricordata con parole piene di amore: «Ci manchi, ci manca la tua voglia di vivere, il tuo entusiasmo per la vita, la tua abitudine di ordinare tanti piatti e assaggiarli tutti, la tua energia e il tuo amore incondizionato».

 

VIDEO Maayan Shavit, racconta il momento in cui ha saputo della morte di sua cugina Carmel

Dopo il ritrovamento degli ostaggi assassinati, il portavoce dell’IDF ha dichiarato: «Le forze della 162ª Divisione e dello Shin Bet hanno localizzato il tunnel in un’area circondata da nemici e piena di trappole esplosive. Questo è un ulteriore esempio dell’uso cinico che Hamas fa degli spazi civili per le sue attività terroristiche».

 

Non ci sono parole per spiegare l’orrore, solo il silenzio carico di ciò che resta: vite spezzate, famiglie distrutte, e un dolore inenarrabile. Anche se le loro voci sono state messe a tacere, rimane un grido potente che non può e non deve essere dimenticato.