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E’ un incontro molto teso quello che si è svolto ieri a Washington fra il presidente americano Barack Obama e il primo ministro israeliano Netanyahu: addirittura, i quotidiani parlano di vero e proprio ‘gelo’ fra i due politici, che alla Casa Bianca hanno affrontato senza mezzi termini la questione del processo di pace con i palestinesi.
Come spiega bene La Stampa, da un lato Barack Obama ha spinto sulla necessaria accettazione da parte di Israele della proposta forumalata da John Kerry, che ha suscitato non pochi malumori all’interno del governo israeliano, e che prevede la prosecuzione delle trattative oltre la scadenza di aprile, sulla base di alcuni punti fermi:
1. la costituzione di uno Stato palestinese dentro i confini pre 1967, ma con scambi di territori che tengano conto dei “cambiamenti demografici” avvenuti nel frattempo (cioè gli insediamenti)
2. Gerusalemme capitale condivisa
3. Riconoscimento da parte palestinese di Israele come Stato ebraico
4. Rinuncia al ritorno nei suoi confini dei profughi palestinesi
Dall’altro lato, Netanyahu ha ribadito la sua priorità, la sicurezza del suo Stato. “Non sacrificherò la sicurezza dei cittadini in Israele – ha risposto al presidente Usa -. Il tango in Medio Oriente si balla in tre: finora lo hanno fatto gli israeliani e gli americani, mancano i palestinesi”.
E poi, a rendere tutto ancora più teso, c’è la questione dell’Iran: Obama vuole portare avanti con l’Iran la trattativa sul nucleare, mentre Netanyahu vi si oppone, in quanto non porterebbe alla distruzione dell’apparato nucleare iraniano. Per di più, proprio in questi giorni l’organizzazione ebraica Aipac ha chiesto al Congresso americano di applicare nuove sanzioni all’Iran. Tanto che il Segretario di Stato John kerry si è sentito di dovere ribadire, proprio oggi: “Non permetteremo mai che l’Iran abbia armi nucleari. Punto”.