Manifestazione per gli ostaggi a Tel Aviv il 7 settembre

Oltre 500.000 persone a Tel Aviv e a Gerusalemme chiedono con forza un accordo per liberare gli ostaggi

Israele

di Anna Balestrieri
La sera di sabato 7 settembre una folla – circa 500.000 persone – si è riversata nelle strade di Tel Aviv per protestare contro il fallimento del governo nel garantire il ritorno degli ostaggi rimasti trattenuti a Gaza. Proteste simili si sono tenute a Gerusalemme. Le manifestazioni sono avvenute una settimana dopo una delle più grandi dimostrazioni dallo scoppio della guerra, avvenuta dopo la scoperta di altri sei ostaggi morti a Gaza.

Il crescendo delle proteste

Israele è stato sottoposto a crescenti pressioni da parte degli Stati Uniti e di altri alleati per raggiungere un accordo di cessate il fuoco. La percezione degli israeliani in rivolta da una settimana è che sia il primo ministro, Benjamin Netanyahu, che  l’ha finora  respinto, provocando una rabbia crescente tra gli israeliani che vogliono che gli ostaggi vengano restituiti sani e salvi. La polizia di Gerusalemme ha smantellato violentemente le tende di protesta nel Parco dell’Indipendenza, dove attivisti pro-accordo sugli ostaggi hanno manifestato per ricordare che 101 persone sono ancora prigioniere a Gaza. Tra i manifestanti c’era Shay Dikman, cugino di Carmel Gat, uccisa da Hamas dopo 11 mesi di prigionia.

In contemporanea, manifestazioni in memoria degli ostaggi si sono svolte anche a New York, dove centinaia di persone si sono riunite a Central Park per commemorare i sei ostaggi israeliani e americani recentemente giustiziati da Hamas. Durante l’evento, i familiari degli ostaggi hanno chiesto un’azione decisa per il loro rilascio.

Le condizioni degli ostaggi in cattività

Sono nel frattempo emersi dettagli angoscianti sulle condizioni di vita degli ostaggi in cattività. Secondo un’indagine dell’IDF, i prigionieri sono stati costretti a vivere in tunnel strettissimi e privi di ventilazione, senza servizi igienici e con pochissimo cibo. La giovane Yerushalmi è arrivata a pesare 36 chili a causa della denutrizione cui è stata sottoposta. Nonostante le difficoltà, gli ostaggi hanno lottato strenuamente fino all’ultimo giorno di prigionia per mantenersi in vita ed alcuni di loro hanno tentato di difendersi prima di essere giustiziati dai loro carcerieri.

Esther Buchshtab, madre dell’ostaggio Yagev Buchshtab, ha accusato il governo israeliano di essere responsabile della morte del figlio, spiegando che l’autopsia ha rivelato che Yagev era stato ucciso dopo che le forze israeliane si erano avvicinate al tunnel in cui era detenuto. Secondo la madre, la pressione militare ha portato all’esecuzione del figlio, criticando la coalizione di Netanyahu ed assolvendo l’esercito, che non è che il braccio esecutivo delle posizioni oltranziste del governo.

Crollate le speranze per un accordo di rilascio

Le speranze di raggiungere un accordo per il rilascio graduale degli ostaggi sono crollate. Fonti della sicurezza israeliana hanno espresso grande pessimismo riguardo alla possibilità di un’intesa, aggravato dall’inasprimento delle posizioni di Hamas che ha annullato qualsiasi progresso nelle trattative.

 

(Foto: ©Sofia Tranchina)