Onu, l’ultimo incontro di Obama e Netanyahu lascia un punto interrogativo

Israele

di Anna Lesnevskaya

obama-netanyuahuSono come una vecchia coppia che con gli anni ha imparato a conoscersi e a convivere. Così un alto funzionario israeliano ha descritto il rapporto tra Barack Obama e Benjamin Netanyahu, al briefing con la stampa, dopo quello che passerà alla storia come l’ultimo incontro del presidente americano, almeno nella sua veste ufficiale, con il premier dello Stato di Israele. I due si sono incontrati il 21 settembre a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu a New York.

In un albergo nella Midtown Manhattan, durante la parte dell’incontro aperta alla stampa, i due leader hanno cercato di apparire cordiali, tra inviti a giocare a golf in Israele e sorrisi. Quando invece il colloquio è proseguito a porte chiuse, è volata qualche scintilla, ma mai così forte come negli ultimi sette anni di rapporti non certo idilliaci tra Netanyahu e Obama.

Come scrive il Jerusalem Post, citando sempre il funzionario israeliano, l’incontro tra i due leader è stato “positivo” e hanno discusso la cooperazione nella difesa strategica e nell’intelligence tra gli Usa e Israele. Proprio di recente i due Stati hanno siglato l’accordo che prevede un aiuto militare americano ad Israele per un ammontare di 38 miliardi di dollari ripartiti su 10 anni.

Netanyahu ha elogiato questa intesa, sottolineando che tra i due stati c’è “un legame inscindibile basato su valori e interessi comuni”. “Israele non ha un amico migliore degli Usa, come anche gli Usa non hanno un amico migliore di Israele”, ha detto il premier israeliano.

Obama, a sua volta, ha detto che gli aiuti americani permetteranno ad Israele di assicurarsi le capacità di difesa in un moneto così instabile per la regione. “Per la sicurezza nazionale dell’America è importante che ci sia uno stato di Israele sicuro, che si possa difendere”, ha ribadito il presidente degli Stati Uniti.

Anche la questione del nucleare iraniano, che aveva teso parecchio i rapporti tra gli Usa e Israele, sembra stavolta essere stata sormontata, scrive il New York Times. Le due nazioni sono “sincronizzate quasi su tutto”, tranne sulla questione delle colonie nella Cisgiordania, ha detto ai giornalisti il funzionario israeliano.

Haaretz cita un alto funzionario americano, secondo il quale Obama ha sollevato “una profonda preoccupazione degli Stati Uniti circa l’effetto corrosivo dell’attività di colonizzazione – che continua mentre sta per iniziare il cinquantesimo anno dell’occupazione –  sulla prospettiva della soluzione dei due Stati”. Secondo il funzionario israeliano già citato, Netanyahu ha risposto che oggi le colonie non sono alla radice del conflitto, come non lo erano quando Israele ha lasciato la striscia di Gaza”.

L’incontro però non ha chiarito una grande incognita, ossia se, dopo le elezioni presidenziali americane di novembre e prima dell’espiazione del suo mandato a gennaio, Obama deciderà di promuovere un’iniziativa di pace israelo-palestinese all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Si potrebbe trattare o di un discorso in cui vengono tracciati i parametri di un accordo di pace israelo-palestinese, oppure di un voto a favore di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu che stabilisca tali principi, scriveva Haaretz a metà settembre.

Non è escluso che prima di lasciare la Casa Bianca Obama possa intraprendere una mossa in questo senso, ma per ora non ha intenzione di farlo, ha detto durante il briefing che ha preceduto l’incontro tra i due leader Ben Rhodes, consigliere per la sicurezza del presidente americano. Comunque questo punto interrogativo rimane una grande preoccupazione per Netanyahu. La possibilità che Obama intervenga in extremis sulla questione di pace israelo-palestinese è stata una presenza ingombrane, ma implicita durante l’incontro del presidente americano e il premier di Israele. “Un elefante nella stanza”, come l’ha definita l’alto funzionario nella delegazione di Netanyahu.