Orange e il boicottaggio annunciato e poi ritirato a Israele: esplode il caso diplomatico

Israele

di Davide Foa

Mideast-Israel-Boycot_Horo-1-635x357Noi amiamo Israele”, questa frase l’ha dichiarata Stephane Richard, ceo della compagnia telefonica Orange, al giornale israeliano Yedioth Ahronoth.

Qualche giorno prima, durante una conferenza stampa al Cairo, lo stesso Richard aveva però affermato : “la nostra intenzione è ritirarci da Israele, ci vorrà del tempo”.

Due frasi, tanta incoerenza, una sola persona. Qual è la frase veritiera e quale quella di circostanza?

Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza. La grande compagnia telefonica francese Orange ha da poco rinnovato un contratto con la società israeliana Partner Communications Company Ltd. In base a questo accordo, Partner continuerà a garantire copertura di rete mobile sul territorio israeliano utilizzando il nome “Orange”.

Poco dopo la firma del contratto è scattata la protesta di diverse organizzazione francesi per i diritti umani; cinque ONG e due compagnie commerciali hanno “accerchiato” Orange con una denuncia, chiedendole di recidere i legami con Partner, colpevole di essere presente nei territori occupati.

Richard-Orange
Stephane Richard, ceo Orange

Insomma, si è messa in moto quella campagna globale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele. Detto con una sigla, il BDS, fenomeno ormai diffuso in diverse realtà, dagli ambienti economici a quelli culturali passando per il mondo dello sport: basti ricordare la recente adesione del movimento nazionale degli studenti britannici, oppure la mozione all’ultimo saltata al congresso della Fifa contro il calcio israeliano.

Dopo aver ricevuto le “spinte” richieste dal BDS, Richard si è presentato al Cairo, il 3 giugno, per una conferenza stampa. Lì, apprestandosi a mostrare i futuri piani di Orange in Egitto, ha deciso di aggiungere qualche garanzia in più ai propri ascoltatori nonché al BDS : “ sono a pronto a lasciare Israele anche domani mattina…”.

Le parole di Richard hanno quindi scatenato immediate reazioni politiche. Mentre da un lato Israele, tramite il ministero degli esteri e lo stesso Netanyahu, chiedeva delucidazioni in merito, dall’altra parte i francesi si apprestavano a isolare Richard e le sue affermazioni.

“Ho chiesto al governo francese di denunciare pubblicamente la spregevole dichiarazione e le miserabile azioni di una compagnia (Orange) che è in parte sotto controllo governativo”, questo quanto dichiarato da Netanyahu e riportato da Times of Israel. Nel frattempo, giovedì 4 giugno, 400 dipendenti di Partner manifestavano nella città di Rosh Ha’ayin, ricoprendo il logo presente sul palazzo della Orange con una gigantesca bandiera d’Israele.

Haim Romano, ceo di Partner, forte del contratto appena siglato, affermava: “se Richard vuole andarsene, dovrà pagare un sacco di soldi”.

E così domenica 7 giugno sono arrivate le dichiarazioni di condanna del presidente francese Hollande e del ministro degli esteri Laurent Fabius, il quale ha precisato che “la Francia si oppone fermamente al boicottaggio contro Israele”.

Bersagliato da entrambe le parti, Richard ha dovuto chiarirsi, o fare marcia indietro, come preferite. Il capo di Orange ha rispedito al mittente le accuse di favoreggiamento al movimento BDS, sostenendo che la sua decisione di allentare i legami con Partner non segue alcuna motivazione politica, trattandosi esclusivamente di una strategia economica del marchio Orange: “mi oppongo assolutamente all’idea di un boicottaggio”.

In sostanza, la compagnia francese non vorrebbe più concedere a una società che non controlla direttamente, ovvero a Partner, la possibilità di usare il nome “Orange”.

Il grande polverone sollevatosi il 3 giugno, giorno della conferenza stampa al Cairo, sembrerebbe finalmente destinato a dissolversi con il viaggio in Israele di Richard. “ Era davvero importante per me, dopo la controversia dei giorni passati, venire qui e confermare, con questo viaggio e con la mia presenza, il nostro impegno per il nostro staff in questo paese ancora per un lungo periodo”: queste le parole del CEO Orange, atterrato all’aeroporto Ben Gurion giovedì 11.

In tutta questa storia, boicottaggio o meno, un punto rimane effettivamente poco chiaro. Non si capisce perché Orange abbia deciso di firmare quel contratto con la Partner per rinnegarlo poco dopo: tutta colpa della “strategia del marchio” ?