di Ilaria Myr
Mentre si attende la liberazione di altri ostaggi prevista, come da accordi, per sabato 22 febbraio, emergono dettagli sempre più tragici delle condizioni di detenzione degli ostaggi a Gaza. Questi resoconti, pubblicati con il consenso delle famiglie, dipingono un quadro terrificante delle condizioni di detenzione nei tunnel di Hamas.
Come riporta i24news, “ci sono ostaggi che non possono muoversi. Sono stati incatenati ai piedi per mesi, al buio”, rivela uno degli ex ostaggi. “All’inizio pensavamo che fosse per paura che stessimo cercando di scappare o di ribellarci. Poi abbiamo capito che tutto veniva fatto per umiliarci e torturarci fisicamente e psicologicamente”.
I detenuti non hanno accesso alle notizie. “Gli ostaggi rimasti lì non hanno accesso ai media. I rapitori a volte ci dicevano se avevano visto membri delle nostre famiglie parlare in televisione. È l’unica cosa che dà speranza alla gente imprigionata. È la boccata d’aria fresca in un luogo dove non ce n’è”, dice un ex prigioniero.
La fame viene usata come strumento di tortura. “La fame era estrema; tutti abbiamo perso decine di chili. Quelli che avevano intenzione di rilasciare sono stati improvvisamente rimpinzati di cibo, mentre agli altri è stato proibito di mangiare”, ha riferito un altro testimone.
Yair Horn, che è stato liberato sabato 15 febbraio, ha raccontato di essere stato trattenuto in tunnel stretti e bassi dove ha incontrato suo fratello Eitan, con il quale i rapitori gli hanno proibito di comunicare. Altri ex ostaggi hanno descritto la difficoltà di camminare o stare in piedi in questi spazi ristretti.
Il caso di Elkana Bohbot, tenuto prigioniero nonostante fosse ferito, illustra la crudeltà delle condizioni di detenzione. Asmatico, è stato costretto a rimanere in un tunnel ammuffito a 30 metri di profondità, soffrendo di gravi problemi respiratori. Nonostante ciò, ha cercato di mantenere una routine ebraica, in particolare osservando lo Shabbat e il digiuno del Kippur.
Un altro ex ostaggio ha rivelato di essere sopravvissuto al crollo di un edificio in seguito ai bombardamenti di Tsahal, mentre i rapitori minacciavano di giustiziare gli ostaggi se l’esercito israeliano avesse tentato di salvarli.
Ofer Calderon aveva perso 25 kg prima di essere rimpinzato per la liberazione
Altre agghiaccianti testimonianze sono emerse dai racconti che le famiglie degli ex ostaggi di Hamas hanno fatto nella mattina di lunedì 16 febbraio davanti alla Commissione per la salute della Knesset. Shami Calderon, zio di Ofer Calderon, ha dichiarato: “Ofer ha sofferto per una settimana di una grave influenza, una grave polmonite, ad un livello molto alto, al punto che i suoi figli non hanno potuto incontrarlo. È stato in isolamento e ora le sue condizioni sono tornate alla normalità”.
Shami ha parlato anche delle condizioni che Ofer ha dovuto affrontare durante la prigionia: “Non vedeva la luce del giorno, solo quando vedeva Sahar, sua figlia (liberata nel novembre 2023, ndr) gli concedevano tre ore all’aperto”. “Aveva perso 25 kg, ma quando Hamas ha capito che Ofer era stato incluso nella lista delle persone da rilasciare, lo hanno ‘nutrito’ a forza” per nascondere la sua drammatica perdita di peso. “Mangiava verdure marce. A volte gli veniva data mezza pita con formaggio”, ha aggiunto.
Carmit Palti Katzir, la cui madre Chana è stata rilasciata nell’accordo del novembre 2023 a 77 anni, prima di morire lo scorso dicembre, ha descritto il deterioramento delle condizioni della madre dopo la sua prigionia. “Quando è stata presa, prendeva solo un farmaco cronico importante, per la pressione alta, un problema comune. È rimasta in prigionia per soli 49 giorni, ed è tornata con il cuore malato, diversi disturbi gravi, polmonite e difficoltà respiratorie”.
Einav, la nuora di Gadi Moses, 80 anni, che è stato recentemente liberato, ha condiviso il sentimento di abbandono con cui è tornato dalla prigionia: “Ci racconta del suo sentimento di abbandono e di tradimento. Ha visto a malapena i media, ma parla di abbandono e tradimento da parte del suo Paese. Dal suo governo. Questo brucia e brucerà nella sua anima tanto quanto le torture della jihad”.
La realtà che Gadi descrive della sua prigionia, dice Einav, è peggiore di quanto avessero immaginato. “Quando ascoltiamo le testimonianze più difficili, non abbiamo più bisogno di immaginare o reprimere perché è semplicemente davanti a noi. Non immaginavamo nulla di più selvaggio e difficile della realtà, che è anche peggiore”.
(Foto: il tunnel dove sono stati ritrovati i sei ostaggi uccisi da Hamas nel settembre 2024)