di Davide Foa
Il nuovo presidente dei palestinesi è Waad Qannam, ha 24 anni ed è un avvocato di Gerusalemme est. Non stiamo però parlando della vita reale, ma di un programma televisivo.
“The president”, questo il nome del reality show piuttosto particolare andato in onda per sei mesi sul canale locale palestinese Maan e terminato pochi giorni fa con la vittoria appunto del giovane Qannam, ai danni di altri due finalisti: Fadi Khair, trentenne, infermiere nella West Bank, e Naameh Adwiya di Gerusalemme est, ventidue anni, laureata in Scienze Politiche.
Il reality, giunto alla sua seconda edizione, è stato ideato da una organizzazione no-profit statunitense, con l’obiettivo di educare giovani palestinesi alla vita politica.
Seguendo il format di altri programmi simili, “The president” si fonda su una necessaria partecipazione attiva del pubblico che, con i suoi voti, determina la vittoria o la sconfitta dei partecipanti.
Sono passati ormai undici anni dall’ultima volta che i palestinesi hanno potuto eleggere un presidente “vero”. Mahmoud Abbas, eletto nel 2005, è tutt’ora in carica.
Un po’ per il conflitto interminabile con lo Stato di Israele, un po’ per la scissione del 2007 tra Fatah e Hamas, i palestinesi non hanno più avuto la possibilità di esprimere preferenze.
Recenti sondaggi mostrano un diffuso malcontento, da parte dei palestinesi, nei confronti di Abbas e della classe dominante intorno a lui.
“Questo show è stata un’opportunità per i giovani palestinesi di alzare la loro voce e inviare un proprio messaggio”, ha dichiaro il vincitore Qannam, che ha poi aggiunto: “questo segnale invita i politici ad aprire le porte alle nuove generazioni, così che possano fare pratica di politica e migliorarsi”.
Il forte interesse del pubblico e la grande determinazione dei partecipanti, hanno dimostrato quanto il popolo palestinese senta la mancanza della democrazia.
Così, quello che dovrebbe essere solamente uno show televisivo, diventa l’unico vero spazio di democrazia, l’unica occasione in cui il popolo palestinese può “esercitare” un proprio diritto di voto.
Non a caso lo show ha registrato un enorme successo di pubblico. Centinaia di persone hanno riempito l’auditorium di Ramallah in occasione della finale. Erano presenti anche diverse personalità politiche, ma non Abbas.
Dalle 1.180 persone che fecero richiesta per partecipare al programma, una giuria composta da politici e personaggi pubblici ne ha ridotto il numero a quarantotto. Con i voti del pubblico e di altri giudici si è giunti poi ai tre finalisti, tutti provenienti dal partito Fatah.
Durante la finale, ai tre concorrenti sono state rivolte domande riguardanti più aspetti, dal riconoscimento di Israele come stato ebraico ai crimini di Hamas, passando per i problemi socio-economici dei campi profughi.
I tre finalisti hanno dimostrato certe aperture “democratiche”, come opposizione alla legge secondo cui solo i musulmani possono ambire alla presidenza palestinese, oppure rifiuto della censura.
Quando poi si è toccato l’argomento “Israele”, tutti e tre i contendenti non hanno risparmiato posizioni forti ed ostili. Lo stesso Qannam, il vincitore, ha definito Israele come responsabile per la prolungata fase di violenza ed ha poi affermato che, se presidente, non condannerebbe gli attentati contro la popolazione civile israeliana.