Non ha ricevuto molta attenzione in Italia il discorso del presidente di Israele, Shimon Peres, all’annuale conferenza degli ambasciatori israeliani nel mondo, svoltasi domenica 30 dicembre. Eppure le parole pronunciate da Peres in quell’occasione sono state di portata quasi storica e potrebbero avere uno loro peso anche su questi ultimi 20 giorni di campagna elettorale in Israele ( le prossime elezioni si svolgeranno il 22 gennaio).
“Mahmoud Abbas è un partner per la pace”, ha dichiarato pubblicamente Peres, “lo conosco da 30 anni e nessuno cambierà la mia opinione su di lui”.
Contravvenendo alla regola che, come presidente, gli impone di restare super partes, Shimon Peres non ha lesinato critiche alla gestione Netanyhau- Lieberman dei rapporti con l’Autorità Palestinese. In particolare Peres ha criticato le reazioni del premier e del ministro degli esteri, alle dichiarazioni rilasciate due settimane fa da Mahmoud Abbas a Channel 2, ovvero che come capo dell’ANP non stava cercando di tornare a Safed – la sua città di nascita, oggi israeliana.
“Come diplomatico, ha osservato Peres, è sempre meglio essere un leone nella pelle di una pecora, piuttosto che una pecora che ruggisce come un leone spaventando il mondo intero”. “L’obiettivo della diplomazia è quello di creare degli amici, non di additare i nemici.”
Peres, nel discorso agli ambasciatori, ha riconosciuto che le critiche esistono da entrambe le parti – del governo israeliano ad Abbas e viceversa; ma anche aggiunto che “per un leader arabo occorre grande coraggio per alzarsi e dichiarare pubblicamente di essere a favore della pace, piuttosto che del terrore, e di uno stato demilitarizzato”. “Mettetevi nei suoi panni: una dichiarazione così richiede una buona dose di coraggio. Io non conosco nessun altro leader arabo che abbia detto qualcosa di simile”.