Prossime liberazioni di ostaggi: il secondo scambio nell’accordo tra Israele e Hamas

Israele

di Anna Balestrieri
Dopo l’annuncio del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, l’attenzione si concentra ora sulle imminenti liberazioni di ostaggi previste nell’ambito dell’accordo mediato da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Il primo rilascio ha visto la liberazione di tre donne israeliane: Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher, dopo 471 giorni di prigionia. In cambio, Israele ha liberato 90 prigionieri palestinesi.

Il prossimo rilascio

Il prossimo rilascio è programmato per sabato 25 gennaio, con la liberazione di quattro ostaggi israeliani. Tra questi, Israele insiste sull’inclusione di Arbel Yehud, 29 anni, rapita il 7 ottobre 2023 dal Kibbutz Nir Oz insieme al suo fidanzato Ariel Cunio. La famiglia di Arbel ha già subito gravi perdite, con l’uccisione del fratello Dolev durante lo stesso attacco. Tuttavia, la sua liberazione potrebbe essere complicata dal fatto che si ritiene sia detenuta da un gruppo affiliato alla Jihad Islamica a Khan Yunis, Gaza.

I nomi degli ostaggi che saranno liberati verranno comunicati ufficialmente da Hamas nella giornata di oggi, venerdì 24 gennaio 2025. Si prevede il rilascio di quattro donne, tra civili e soldatesse. Lo scambio effettivo avverrà domani, sabato 25 gennaio 2025.

Tra le speranze in questa fase dell’accordo c’è anche che Hamas fornisca a Israele dettagli sullo stato dei rimanenti trenta ostaggi in liberazione nella prima fase dell’accordo, in particolare chi di essi sia vivo e chi sia morto. Si teme tuttavia che Hamas fornirà solo il numero di ostaggi ancora vivi, senza rivelarne l’identità specifica.

I termini dell’accordo

L’accordo prevede che, per ogni civile israeliano liberato, Israele rilasci un numero di prigionieri palestinesi. Per ciascuna donna soldato, Israele rilascerà 50 prigionieri palestinesi, 30 dei quali sono terroristi condannati all’ergastolo. Finora, l’intesa ha portato a una tregua temporanea e all’aumento degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza. Tuttavia, la sostenibilità del cessate il fuoco dipenderà dalle future negoziazioni riguardanti la governance e la presenza militare nella regione.

Mentre le famiglie degli ostaggi liberati esprimono sollievo e gratitudine, chiedono con forza il rilascio di tutti i prigionieri ancora detenuti. Attualmente, oltre 65 israeliani rimangono nelle mani di gruppi armati a Gaza, e le trattative per la loro liberazione continuano sotto l’egida della comunità internazionale.

I commenti del presidente statunitense Trump

Il neopresidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha commentato la tregua tra Israele e Hamas, definendo l’accordo un “passo positivo ma insufficiente”. Trump ha sottolineato che, mentre la liberazione degli ostaggi è fondamentale, qualsiasi negoziato con Hamas deve includere garanzie per la sicurezza a lungo termine di Israele e per la neutralizzazione delle minacce terroristiche. Ha inoltre criticato l’attuale amministrazione per non aver esercitato abbastanza pressione sulla leadership palestinese e ha ribadito il suo sostegno a una soluzione che privilegi la sovranità israeliana nella regione.

Gli ostaggi russi

La questione degli ostaggi di origine russa ha attirato particolare attenzione nelle ultime ore, soprattutto alla luce dei commenti provenienti da Mosca. Il governo russo ha espresso soddisfazione per la tregua e ha dichiarato di essere in contatto con entrambe le parti per garantire il rilascio rapido e sicuro dei propri cittadini detenuti a Gaza. Fonti vicine al Cremlino hanno sottolineato l’importanza del dialogo umanitario come elemento imprescindibile per preservare la stabilità nella regione e hanno offerto supporto logistico per facilitare il processo.

La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi della situazione, consapevole che il successo di queste operazioni potrebbe rappresentare un passo significativo verso una pace duratura nella regione.

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