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Gli ultimi due attentati avvenuti a Gerusalemme e Gush Etzion sono identici nella dinamica a quello del 22 ottobre, quando un palestinese si era lanciato in auto contro un gruppo di pedoni a una fermata del tram, uccidendo una bambina di tre mesi e una donna, morta per le ferite. Come ha sottolineato Fiamma Nirenstein sul suo blog, l’automobile, mezzo di trasporto che fa parte della quotidianità di quasi tutti, è diventato un’arma per i terroristi, sia palestinesi che dell’Isis. Fa infatti riflettere il fatto che il 21 ottobre, il giorno prima che un’altra automobile uccidesse tre persone a Gerusalemme, in Canada un neo convertito all’Islam, affiliato all’Isis uccideva nella stessa maniera un passante a Montreal.
La nuova ‘intifada dell’automobile’ spopola sui social network
In questo quadro, fa dunque inorridire la notizia pubblicata da Ynetnews, secondo cui sui social network negli ultimi giorni molti palestinesi postano disegni e vignette che ritraggono automobili paragonate ai missili lanciati da Hamas (come fossero degli M75 su ruote) o, ancora, cartelli simili a quelli stradali in cui un’automobile colpisce dei pedoni.
Un pericolo globale
Se dunque l’auto è diventata a tutti gli effetti un’arma, utilizzata in Israele dai palestinesi, ma anche in Canada dagli affiliati all’Isis, il pericolo diventa globale. Come spiega chiaramente Fiamma Nirenstein, “oggi Londra e Roma potrebbero essere come Gerusalemme, che è in questi giorni un campo di battaglia, città in cui ogni passante può essere l’obiettivo, ogni automobilista un attentatore. Ed è qui che la nostra mentalità ci impedisce di capire il punto di vista del terrorismo: gli infedeli, per motivi svariati, sia che partecipino alla coalizione che attacca l’ISIS in Iraq e in Siria, sia che perseguitino i palestinesi su una terra che gli jihadisti ritengono proprietà dell’Ummah islamica, sono nemici dell’unica soluzione auspicabile, la islamizzazione complessiva. La scelta degli strumenti quotidiani è la nuova strategia che permette di passare dal deserto alle nostre città. Adesso fra le armi alla portata di tutti, quella che si profila più pericolosa è l’uso delle malattie infettive. Uno ‘shahid’ che porta una malattia mortale è una bomba atomica”.