di Anna Lesnevskaya
Doveva essere un gesto di generosità in grande stile, uno di quelli che i russi stimano molto, e invece la vicenda del drone regalato dal ministro dell’Agricoltura israeliano Uri Ariel al premier russo Dmitri Medvedev sta prendendo sempre di più i contorni di un incidente diplomatico e di una brutta tegola sul fronte interno per il membro del partito nazionalista Focolare ebraico. Il 7 dicembre il sito russo Meduza.io ha fatto sapere, citando le fonti del ministero della Giustizia israeliano, che il procuratore generale di Israele, Avichai Mandelblit, ha raccomandato di verificare se il ministero era autorizzato a fare il regalo in questione.
Lo scandalo che sta imperversando da alcune settimane, coinvolgendo non solo la Russia e Israele, ma anche la Spagna e gli Stati Uniti (rispettivamente, fornitore del drone e produttore di uno dei suoi componenti), trae origine da un episodio accaduto il 10 novembre scorso, mentre Medvedev, accompagnato da Uri Ariel, stava visitando un centro di ricerca in agricoltura, il Volcani Center, nei pressi di Tel Aviv. Il premier russo si trovava in Israele per una tre giorni ufficiale che prevedeva, tra l’altro, la firma di un accordo da 15 miliardi di dollari (secondo Haaretz) per coinvolgere i know-how delle società israeliane nello sviluppo dell’industria lattiera russa.
Tenuto conto, da una parte, di questi imponenti interessi commerciali in gioco e, dall’altro canto, della passione di Medvedev per i gadget di ultima generazione – in patria il politico è stato per questo soprannominato “il piccolo iPhone” (allusione alla sua bassa statura e al regalo fattogli nel 2010 da Steve Jobs durante la vista negli States dell’allora presidente russo) – si può quasi comprendere il gesto spontaneo di Uri Ariel di offrire l’apparecchio utilizzato nell’agricoltura di precisione all’ospite russo che ne è rimasto affascinato. Ma il ministro non aveva preso in considerazione le conseguenze del gesto, che si sono palesate nei giorni e nelle settimane successive.
Il primo alt è arrivato dal centro di ricerca, il vero proprietario del device dal valore di circa 50 mila euro, cifra che supera ampiamente le spese consentite per i regali di rappresentanza. I ricercatori hanno fatto sapere che senza l’apparecchio non potranno portare a termine un progetto di ricerca rivoluzionario che stavano conducendo. Il Volcani Center però avrebbe trattenuto i componenti vitali per il funzionamento del drone, ossia il radiocomando e soprattutto la camera termica. “I russi hanno già chiesto questi parti al Volcani, e se non le riceveranno, l’accordo sull’agricoltura con Israele può essere a rischio”, scrive Haaretz.
Questi componenti sensibili sono al centro del secondo problema, forse il più grave, causato dalla generosità di Uri Ariel. Infatti, il Ministero degli Affari Esteri della Spagna, che aveva fornito il drone al centro di ricerca, ha chiesto spiegazioni all’Ambasciata israeliana, visto che l’accordo di vendita con la compagnia Alpha Unmanned Systems SL non prevedeva il passaggio del device ai terzi. Soprattutto alla Russia, alla quale le sanzioni Ue hanno vietato di vendere le tecnologie a duplice uso (civile, ma potenzialmente anche militare).
Inoltre l’ottica è stata fornita da una società americana, e nel caso fosse stata trasmessa alla Russia, ciò andrebbe contro le regole dell’export delle tecnologie americane sensibili da Israele ai Paesi terzi, possibile rigorosamente solo su autorizzazione del ministero della Difesa israeliano. Secondo il giornale israeliano Calcalist, il dicastero non aveva dato tale permesso. Il ministero dell’Agricoltura, invece, sostiene di aver ottenuto le autorizzazioni necessarie per trasmettere il drone alla Russia, senza specificare però da chi.
Uri Ariel, il ministro al centro dello scandalo, ha cercato di calmare la bufera, dicendo che il suo ministero acquisterà un nuovo drone per il Volcani Center, a spese dei contribuenti. La vicenda del drone gli è costata già una forte critica in Israele. Addirittura una richiesta di sue dimissioni è stata avanzata da un deputato alla Knesset della lista di centrosinistra, l’Unione Sionista.