di Nathan Greppi
Secondo quanto riportato su Haaretz, Sabato 9 Aprile l’organizzazione rabbinica israeliana Beit Hillel ha presentato un documento in cui dozzine di rabbini hanno chiesto alle comunità ortodosse di essere più tolleranti nei confronti dei gay e delle lesbiche.
“Sebbene le relazioni omosessuali non devono essere consentite, occorre un atteggiamento clemente verso l’integrazione sociale per accettarli all’interno della comunità” hanno dichiarato i firmatari.
Il documento dice che i gay devono poter servire in tutte le funzioni comunitarie, incluse le preghiere. L’obiettivo dei firmatari è di presentare un approccio che “combini le leggi con la compassione e la pace” in modo da “esaltare la Torah all’insegna dell’amore, della fratellanza e della pace”. Tuttavia il documento non usa mai termini come “gay” e “lesbiche”, bensì “persone con orientamenti omosessuali”.
Il gruppo Beit Hillel, che include molti rabbini influenti, ha lavorato sul documento per molto tempo e l’ha presentato il 9 Aprile durante una conferenza a Ra’anana, a cui hanno partecipato anche i genitori di Shira Banki, la ragazza uccisa da un fanatico ultraortodosso durante l’ultimo Gay Pride di Gerusalemme.
Negli ultimi anni molti rabbini ortodossi americani e israeliani si sono opposti all’esclusione degli omosessuali dalle comunità religiose. In Israele il principale portavoce di questa campagna fu Aharon Lichtenstein, considerato un pilastro del sionismo religioso e morto l’anno scorso.
Sebbene il recente documento non abbia niente di innovativo, esso rappresenta un passo importante da parte degli ortodossi verso l’accettazione degli omosessuali. Il documento dichiara che la Torah proibisce rapporti omosessuali, ma non l’orientamento omosessuale. “Pertanto le persone con orientamenti omosessuali, sia uomini che donne, non sono interdetti moralmente né per l’Halakhah. Hanno degli obblighi verso i comandamenti della Torah e possono adempiere a ogni funzione comunitaria, come qualsiasi altro membro”.
“A causa del loro orientamento sessuale, le loro vite sono generalmente più dure di quelle degli altri e devono affrontare molte sfide. Sfortunatamente c’è ancora bisogno di far capire che l’orientamento omosessuale non dev’essere motivo di disprezzo o repulsione. […] Le loro famiglie e comunità devono mostrare una particolare sensibilità nei loro confronti, adempiendo al comandamento della Torah che dice “ama il vicino come te stesso”.
L’organizzazione gay religiosa Havruta ha definito il documento “una pietra miliare estremamente significativa nella nostra battaglia per il riconoscimento, l’accettazione e l’inclusione”, e spera che possa portare “a un pieno riconoscimento per noi, il nostro orientamento e le nostre famiglie”.