Nell’attesa che la tregua fra israeliani e palestinesi, con l’intermediazione dell’Egitto diventi una certezza stabile – e non una ‘pausa’ a singhiozzi, come avvenuto fino a oggi -, in molti Paesi del mondo vi è chi celebra la memoria delle vittime israeliane di questo conflitto: quei 64 soldati – quasi tutti giovanissimi, sotto i 30 anni – che sono morti nell’operazione a Gaza.
L’operazione che ha fatto più notizia in Europa è quella del quotidiano tedesco Bild Zeitung, che ha dedicato un’intera pagina ai 64 soldati uccisi: sotto il titolo “Israele combatte il terrorismo di Hamas: i volti dei caduti”, le foto di ogni soldato, con una breve biografia. Nell’articolo, i 64 soldati venivano descritti come “64 figli, amici, mariti, che non torneranno mai alle proprie famiglie. Sono morti per la propria patria, combattendo Hamas a Gaza”.
Edito da Axel Springer, noto per il suo supporto a Israele, ha anche lanciato di recente una grande campagna contro l’ondata di antisemitismo in Europa, non nascondendo la propria criticità nei confronti dell’operazione. Nell’iniziativa di sensibilizzazione contro il crescente odio per gli ebrei, intitolata “Odio per gli ebrei- mai più”, sono state coinvolte alcune celebrità, atleti, uomini d’affari, compresa la Cancelliera Angela Merkel.
Non mancano poi le iniziative messe in piedi dai singoli per ricordare le vittime israeliane. A Manhattan, ad esempio, una gioielleria ha scritto sulla propria vetrina, con pennarello rosso, tutti i nomi delle vittime: sopra, la scritta “we pray for peace in Middle East”. L’idea è del proprietario, Eli Halili, un israeliano di 35 anni, e del suo compagno Gary, un mormone americano. “Stai lavorando e ti accorgi che le persone che stanno intorno a te vivono come al solito, vanno nei bar, nei ristoranti, fanno shopping – ha spiegato Halili a Ynetnews -. Non puoi biasimarla, ma la gente non ha idea di quello che accade in Israele. Per quetso ho deciso di utilizzare la vetrina del mio negozio per insegnare loro quello che sta succedendo nel mio Paese”.
E anche l’Italia fa la sua parte. Il giornalista Leonard Berberi, collaboratore del Corriere della Sera e curatore del blog Falafel Cafè, ha pubblicato sul suo sito un intenso articolo con le foto. “Nell’immagine qui sotto ho raccolto tutte le foto, i nomi e le età dei militari uccisi. Li ho elencati secondo il giorno in cui sono morti – scrive berberi -. Dal primo all’ultimo. Perché per capire la guerra – o provare almeno – bisogna guardare in faccia le sue vittime. E accorgersi che non ci sono più. Se non in queste istantanee. Nei loro profili Facebook che presto spariranno o diventeranno proprietà dei loro famigliari o vicini. E nei ricordi di genitori, fratelli, parenti e amici”.
Probabilmente ci sono altre iniziative di cui ancora non siamo al corrente. Ma speriamo di poterne dare presto notizia.