Riforma del sistema giudiziario: un nuovo giorno di proteste scuote Israele, la polizia risponde con violenza. Benny Gantz: “rischiamo la guerra civile”

Israele

di Giovanni Panzeri
Nella giornata di mercoledì 1 marzo migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade di numerose città israeliane, in quello che gli organizzatori delle proteste hanno definito il ‘giorno della protesta’, un giorno di azione diretta per protestare contro un nuovo pacchetto di misure in fase d’approvazione nella Knesset.

Le misure in questione prevedono la discussione di due decreti, che impedirebbero alla corte suprema di prevenire la nomina di ministri pluricondannati e darebbero al ministro della giustizia il controllo diretto dei corpi giudiziari dedicati a investigare i crimini delle forze dell’ordine.

In serata, inoltre, la Knesset ha approvato in prima lettura un ulteriore decreto, che impedirebbe alla corte suprema di sospendere il primo ministro.

I manifestanti hanno bloccato autostrade, occupato stazioni e preso di mira le abitazioni di esponenti del governo, circondando la residenza del primo ministro Netanyahu a Gerusalemme e bloccando sua moglie in un negozio di parrucchieri.

Le proteste hanno incontrato per la prima volta la violenta risposta della polizia, in particolare a Tel Aviv, dove le forze dell’ordine hanno impiegato gas lacrimogeno, granate stordenti e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti, ferendone 11 e arrestandone circa 50 in tutta la nazione.

Benny Gantz, leader del partito d’opposizione Unità Nazionale,  si è rivolto alla coalizione governativa, invitandola a negoziare e chiedendo l’interruzione del processo legislativo. “Fermate tutto e incontriamoci” ha affermato, riferendosi alle proposte di mediazione avanzate dal presidente Herzog, “ la guerra civile è alle nostre porte, e il governo sta correndo verso di essa ad occhi chiusi.”

Benny Gantz (foto: Wwikimedia Commons)

 

“Lo stato d’Israele, la nostra società, si trova nell’ora più buia di una crisi che ci minaccia tutti” ha affermato il presidente Herzog, rinnovando il suo appello al compromesso “ma possiamo ancora arrivare ad un accordo, che trasformi questa crisi in un momento costituzionale”.

Il governo ha ribadito che è aperto al dialogo, ma non fermerà il processo legislativo, condizione ritenuta fondamentale dall’opposizione.

In serata il primo ministro Netanyahu ha condannato le proteste definendole “anarchiche e violente”, affermando che si sono spinte oltre i limiti accettabili attaccando rappresentanti e forze dell’ordine e paragonandole alle devastazioni perpetrate dai coloni nella città palestinese di Huwara, in risposta agli attentati dei giorni scorsi.

Il discorso è stato condannato a sua volta dal leader dell’opposizione Yair Lapid: “Quello di Huwara è stato un pogrom portato avanti da terroristi. Qui c’è la parte migliore di Israele, i nostri riservisti, dottori, piloti e studenti.”