di Paolo Castellano
La vita umana non ha prezzo. Lo sanno bene i medici israeliani che in queste ore stanno prestando assistenza a Saeb Erekat, segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che in passato ha contribuito a creare campagne mediatiche d’odio e di violenza contro lo Stato d’Israele. Attualmente Erekat si trova presso l’Hadassah Medical Center di Ein Kerem, il quartiere collinare di Gerusalemme. Il 19 ottobre, lo stretto collaboratore di Mahmoud Abbas è stato intubato e ora si trova in coma dopo aver contratto il Covid-19.
Come riporta The Times of Israel, Erekat ha 65 anni e molte patologie pregresse; nel 2017 ha subito il trapianto di un polmone. Per migliorare la complicata situazione clinica del politico palestinese, l’ospedale israeliano ha chiamato diversi esperti internazionali. La dirigenza sanitaria della struttura ha però sottolineato che Erekat verrà trattato come tutti gli altri pazienti che hanno contratto il Coronavirus. Nessun privilegio per lui.
«Il signor Erekat sta ricevendo cure professionali di prim’ordine come tutti i pazienti affetti da grave coronavirus ad Hadassah. E lo staff farà di tutto per aiutare la sua guarigione», ha dichiarato Zeev Rothstein, il direttore dell’ospedale nella capitale d’Israele.
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La vicenda del segretario generale dell’OLP è la concreta dimostrazione dei vantaggi e delle opportunità che potrebbero presentarsi se i palestinesi e gli israeliani riuscissero a riappacificarsi, accettando di tornare al tavolo dei negoziati. Nello specifico, in passato Saeb Erekat ha dimostrato di volere una soluzione a due stati ma allo stesso tempo ha dato vita a terribili campagne di disinformazione nei confronti di Israele.
Come nel 2002, in piena intifada, Erekat rilasciò una serie di interviste a media internazionali in cui affermò che i soldati israeliani avevano ucciso centinaia di civili palestinesi nel campo profughi di Jenin. Una fake-news che inquinò la percezione reale dei fatti: durante gli scontri armati morirono 50 terroristi palestinesi e 20 soldati dell’IDF. Tuttavia, molti paesi stranieri – compresa la Gran Bretagna – credettero alla versione del funzionario palestinese.
Durante lo scoppio della pandemia, Erekat è stato uno stretto collaboratore del presidente dell’Autorità Palestinese. Durante la scorsa estate, Abbas ha rifiutato l’assistenza sanitaria degli Emirati Arabi Uniti perché i loro aerei avevano sorvolato l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Con il suo capriccio, Abbas ha privato la popolazione palestinese dei dispostivi di protezione e dei ventilatori per la terapia intensiva.
Però, come dimostra questo caso, quando i politici vicini all’Autorità Palestinese hanno bisogno di cure efficaci ottenibili solo nello Stato ebraico, i sentimenti anti-israeliani vengono messi da parte. Ciò però non accade con i comuni cittadini palestinesi che sono invece costretti ad affrontare complicate condizioni umanitarie aggravate dal Covid-19 a causa delle disastrose politiche della dirigenza palestinese.
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Quello che si chiedono in molti è se Erekat e i suoi collaboratori riconosceranno le proprie ipocrisie, cambiando le loro intransigenti posizioni verso Israele. Succederà? O si configurerà l’ennesima manipolazione mediatica?
(Foto: Los Angeles Times)