di Mara Vigevani
Scegliere la scuola in Israele significa scegliere uno stile di vita per tutta la famiglia. Le opzioni (per gli ebrei dello Stato) sono due: scuola religiosa o laica. Come accade in molti altri campi, anche nell’educazione la società israeliana è divisa. Se sei religioso vai nelle scuole religiose, che implicano gonne per ragazzine, kippà e talit per i maschi, ma sopratutto l’aspettativa che i genitori e l’intera famiglia si vestano e si comportino adeguandosi allo stile di vita religioso.
Scegliere una scuola laica significa invece ricevere una educazione laica, che spesso perde l’insegnamento di tutto ciò che è cultura ebraica, non necessariamente religiosa.
Un dilemma non facile, sopratutto per quei genitori cresciuti all’estero e che, pur essendo laici, hanno a cuore la cultura e le tradizioni ebraiche.
Circa 10 anni fa David Schwartz e sua moglie, originari del New Jersey, stabilitisi a Raanana, si sono resi conto che, come tanti altri genitori, avevano bisogno di un tipo di educazione diverso da quello proposto in Israele. Schwartz ricorda che il loro bisogno principale era una scuola che accettasse studenti a tutti i livelli di osservanza, e che fornisse una ricca formazione di cultura ebraica. Una scuola , insomma, sul modello delle scuole ebraiche della Diaspora.
È così nata l’idea di costituire il Fondo TALI (Tigbur Limudei Yahadut, ossia “arricchimento di studi ebraici”), che conta oggi in Israele 112 scuole, 200 asili, per un totale di 47.000 studenti.
Gli insegnanti delle scuole Tali partecipano a corsi di formazione, e si impegnano a inserire nelle proprie scuole una aggiunta di ore di ebraismo, oltre a progetti specifici per Bat mizwa, Bar mizwa e la festa di fine anno dei bambini delle prime elementari che ricevono il primo libro di Torà.
Ogni scuola Tali è un po’ diversa: alcuni istituti si identificano con il movimento reform, altri con quello ortodosso. In alcune scuole, si prega la mattina, in altre no. Ogni preside integra nel suo programma gli arricchimenti più indicati.
L’idea è che la religione non debba essere una costrizione: ogni persona ha il diritto di praticare l’ebraismo come vuole e di conoscere la tradizione di tutti gli altri, e che vi è una gamma più ampia di pratica nel giudaismo: una scuola per famiglie “che non si vedono come religiosi, ma che vogliono dare ai loro figli un’educazione ebraica”, spiega il direttore Tali Yigal Ariha.
Un’idea tanto semplice quanto difficile da attuare.