di Pietro Baragiola
Nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 maggio un’operazione notturna delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) in collaborazione con l’agenzia di intelligence Shin Bet ha rinvenuto i corpi di quattro ostaggi trattenuti nei tunnel di Gaza più di 7 mesi dopo la loro uccisione.
I corpi, appartenuti a Shani Louk, Amit Buskila, Itzhak Gelerenter e a Ron Benjamin, sono stati riconsegnati alle loro famiglie che hanno avuto modo di seppellirli all’interno delle proprie comunità israeliane.
Il portavoce dell’IDF Daniel Hagari ha dichiarato in un comunicato stampa che tutti e quattro gli ostaggi sono stati uccisi il 7 ottobre e i loro corpi sono stati trascinati a Gaza dai terroristi di Hamas. La morte di Shani Louk è l’unica ad essere stata confermata dall’esercito israeliano verso la fine di ottobre mentre la sorte degli altri tre ostaggi è rimasta sconosciuta fino al loro ritrovamento.
I funerali di Louk, Buskila e Gelerenter, vittime dell’attacco al festival musicale Supernova, si sono tenuti domenica 19 maggio, mentre quello di Ron Benjamin, il ciclista 53enne ucciso durante il suo abituale giro in bicicletta del sabato mattina, si è svolto lunedì 20 maggio.
Il funerale di Shani Louk
“Una giovane donna piena di vitalità, creatività, amici e sempre al centro degli eventi sociali.” È così che gli amici di Shani Louk hanno descritto la 22enne tedesco-israeliana ai giornalisti di The Times of Israel durante il funerale tenutosi nella comunità di Srigim, a Sud di Gerusalemme.
Shani era diventata una figura iconica delle vittime di Hamas dopo che un video diffuso il 7 ottobre dai social del gruppo terroristico l’ha ritratta esanime sul retro di un pick-up bianco con i capelli sporchi di sangue e circondata da uomini armati che hanno poi trascinato il suo corpo come trofeo tra le strade di Gaza.
“Non credevo che i nostri soldati sarebbero mai riusciti a riportare indietro il suo corpo ed è stato un sollievo quando ci hanno informato che lo avevano trovato ed era integro” ha raccontato la madre, Ricarda Louk, durante la cerimonia funebre.
Shani ha trascorso la maggior parte della sua vita nel moshav dove ha imparato ad apprezzare la natura, a ballare e a cucire i propri vestiti, sviluppando uno stile davvero unico di abbigliamento. Ha studiato “Arte” a Gerusalemme e “Design Grafico” a Jaffa per poi dedicarsi alla professione di tatuatrice.
Nell’anno precedente la sua morte, la ragazza ha viaggiato molto all’estero per partecipare a diversi festival.
“Quando balliamo, preghiamo” è la frase che Shani ripeteva ad ognuno di questi eventi e molti dei suoi amici hanno deciso di indossare una maglietta con questa scritta durante il funerale. “È quello che Shani diceva sempre e abbiamo voluto renderle omaggio.”
Il padre di Shani, Nissim Louk, ha affermato di essere col cuore a pezzi per non essere riuscito a tenere al sicuro la figlia. “La nostra leadership commette sempre gli stessi errori senza mai imparare. Einstein una volta disse che solo uno sciocco continua a fare la stessa cosa aspettandosi un risultato diverso. Se continuiamo a commettere gli stessi errori degli ultimi decenni, probabilmente perderemo il nostro Paese” ha affermato Nissim, in lacrime.
Il presidente Isaac Herzog ha inviato un messaggio al funerale della ragazza, scusandosi di non essere presente e sottolineando che il nonno di Shani, Amram Louk, era stato molto vicino a suo padre, Chaim Herzog, ex presidente di Israele.
Gli elogi funebri si sono conclusi con la canzone intitolata Hope, scritta proprio da Shani. Tra le parole del testo vi è la frase “I don’t want war” (Non voglio la guerra).
Oggi il fidanzato di Shani, Orión Hernández Radoux, è ancora uno degli ostaggi di Hamas a Gaza.
Le parole della famiglia Buskila, Gelerenter e Benjamin
“Figlia mia ho pregato per una fine diversa del tormento che ho vissuto negli ultimi mesi. Sono stata fortunata ad averti per 28 anni. Mi hai avvolta nell’amore. Sei stata la mia ispirazione e sei entrata nel cuore del popolo di Israele” ha dichiarato Ilana Buskila, madre di Amit Buskila, la giovane stilista 28enne uccisa da Hamas.
La cerimonia si è tenuta nella comunità di Kiryat Gat con migliaia di persone riunite per porgere un ultimo saluto a questa incredibile ragazza, uccisa mentre si stava nascondendo tra le auto del kibbutz Mefalsim, dopo essere fuggita dal rave Supernova.
“Vi voglio bene” queste le ultime parole disperate pronunciate dalla ragazza al cellulare con suo zio Shimon prima di essere scoperta dai terroristi di Hamas.
“Sei stata uccisa perché eri ebrea” ha affermato, affranto, il fratello di Amit, Siel Buskila durante la cerimonia. Per lui la sorella era “luce, sole, coraggio ed audacia” ed era orgoglioso della sua grande forza di volontà.
Il funerale della ragazza si è concluso con le parole di suo padre, Meir Buskila: “Amit, ora sei in un mondo stupendo, mentre qui, il nostro, è distrutto per sempre.”
Per quanto riguarda invece i famigliari del 56enne Itzhak Gelerenter, hanno preferito che i media non coprissero la cerimonia del loro caro defunto, affermando di essere in qualche modo confortati dal fatto di avere una tomba su cui piangere.
“Siamo grati per l’opportunità di dire addio in modo adeguato. Non sapere la sorte di mio padre era un peso troppo grande con cui camminare e vivere” ha raccontato la figlia di Itzhak, Yarden Pivko, in un suo commento a radio 103FM. “Era una persona sorridente, spiritosa, un nonno adorabile per le mie figlie con un grande senso dell’umorismo e un amore sfegatato per la vita”.
Anche Shai Benjamin, la figlia del 53enne Ron Benjamin, ha vissuto diversi mesi ignara del fatto che il padre era già stato ucciso dai terroristi di Hamas la mattina del 7 ottobre. A gennaio la ragazza aveva persino partecipato all’evento ciclistico internazionale “Ride to Bring Them Home” per sensibilizzare l’attenzione mondiale sulla sorte degli ostaggi e avere la speranza di riportare il padre a casa.
“L’unica cosa che chiedo ai cittadini del mondo intero è di fermarsi e riflettere per un momento: e se fosse accaduto a voi?” questo l’appello di Shai durante la promozione dell’evento, reso ancora più toccante ora dopo il ritrovamento di Ron.
Con il recupero di questi quattro ostaggi si ritiene che vi siano ancora 125 prigionieri trattenuti da Hamas, 37 dei quali sono già stati confermati deceduti dalle autorità israeliane.