Sono ad oggi 260 i giovani massacrati da Hamas al festival Nova Nature Party e i familiari dei rapiti implorano aiuto (N.B.: 364 il numero finale delle vittime)

Israele

di Pietro Baragiola

Musica e danze hanno lasciato il posto a spari e tragedia la mattina di sabato 7 ottobre al Nature Party, il festival di musica elettronica nel deserto del Negev, vicino al kibbutz Re’im, non lontano dalla Striscia di Gaza.

Il rave, iniziato la sera di venerdì e durato tutta la notte, era stato organizzato per celebrare la festività di Sukkot, una delle ricorrenze religiose più importanti nel mondo ebraico, e invece si è trasformato in un massacro: al sorgere dell’alba diversi terroristi di Hamas hanno usato parapendii a motore per infiltrarsi in Israele e massacrare a colpi di arma da fuoco i civili presenti.

Gli organi di sicurezza hanno confermato che, durante questo attacco, hanno perso la vita almeno 260 persone mentre decine sono state catturate ed esposte in maniera crudele dai terroristi nei diversi video condivisi online.

“Un bilancio di vittime che è destinato a crescere man mano che proseguono le ricerche” ha affermato un portavoce della organizzazione rabbinica ZAKA, responsabile del recupero dei cadaveri nelle aree colpite da attentati e altre calamità.

Delle migliaia di partecipanti al festival sono ancora numerosi i dispersi e questo ha portato molti genitori e familiari a rivolgere un appello disperato agli organi di governo per avere delle risposte sul destino dei loro cari.

 

 

La strage di Hamas

Il rave di Sukkot o “Nature Party” quest’anno ha accolto oltre 3000 partecipanti tra i 20 e i 40 anni nel deserto. Il festival è iniziato venerdì 6 ottobre verso le 23, dando il via alle danze di migliaia di giovani strepitanti di celebrare la festa delle capanne, ballando tra i diversi gazebo montati apposta per l’evento.

La gioia della festività è stata però interrotta bruscamente alle 6:30 di mattina, quando i partecipanti hanno sentito i boati di migliaia di razzi partiti da Gaza che sfrecciavano nel cielo sopra di loro (il festival si trovava a poco più di 3 chilometri dal confine). È scoppiato così il caos generale e, nonostante i tentativi dello speaker dell’evento di invitare i partecipanti a non andare in preda al panico, i giovani si sono lanciati di corsa verso le loro auto per scappare da quell’inferno.

Il volo dei razzi è stato subito accompagnato dall’arrivo di decine di miliziani di Hamas che, senza la minima esitazione, hanno aperto il fuoco sulla folla in fuga. Molti giovani, non trovando un mezzo per scappare, sono fuggiti nel deserto dove diversi di loro sono stati uccisi o presi in ostaggio dai jihadisti.

Il Nature Party è stato solo uno dei numerosi luoghi colpiti sabato mattina da quello che è stato considerato l’assalto più coordinato e letale della storia di Israele da parte dei terroristi di Hamas nelle comunità di confine: almeno 1000 persone sono state uccise in 22 località, tra cui comunità agricole e una città a 24 chilometri dalla frontiera.

Alcuni dei civili dispersi sono stati ritrovati e soccorsi solo 30 ore dopo l’assalto e le loro testimonianze riportano scene di una brutalità inaudita.

 

Le testimonianze dei sopravvissuti

“Non sapevamo dove nasconderci perché eravamo totalmente esposti, in mezzo al deserto” così racconta la sopravvissuta Tal Gibly all’emittente televisiva americana CNN. Un video girato dalla ragazza fa sentire i boati delle esplosioni che si avvicinano sempre di più all’area del festival mentre, ai primi spari, diverse persone iniziano a cadere a terra (non è chiaro se siano state colpite o se invece si siano buttate a terra nel tentativo di ripararsi dai proiettili). Gibly ha raccontato che, fortunatamente, è riuscita a salire su un’auto di passaggio ma le strade erano intasate perché, a meno di due miglia di distanza, i miliziani di Gaza avevano iniziato ad attaccare anche i carrarmati e i soldati israeliani.

“È stato davvero terrificante. Non sapevamo dove andare per non incontrare quegli esseri spietati” ha spiegato Gibly, ancora terrorizzata dalla vicenda. “Ho molti amici che si sono persi nella foresta per diverse ore e sono stati colpiti come fossero bersagli al poligono”.

In queste ultime ore i siti e i giornali di tutto il mondo stanno riportando le testimonianze agghiaccianti di chi è riuscito per miracolo a sfuggire al massacro del Nature Party.

Molti giovani si sono nascosti nei frutteti, tra gli alberi o nei cespugli e c’è persino chi ha finto di essere morto. Esther Borochov ha raccontato alla rivista britannica Reuters che cinque uomini armati hanno iniziato a sparare contro la sua auto, costringendola a fuggire a piedi finché un altro automobilista non l’ha presa a bordo. Purtroppo, subito dopo, l’uomo è stato colpito a bruciapelo e il veicolo è finito in una buca. Così Esther e una sua amica si sono finte morte per due ore accanto al corpo del conducente per evitare di essere scoperte dai miliziani fino a quando non sono state portate in salvo dall’esercito israeliano.

Anche Gili Yoskovich ha atteso immobile l’arrivo dei soccorsi, nascosta per tre ore in un frutteto mentre i miliziani di Hamas proseguivano con il loro massacro. “Passeggiavano da albero ad albero e sparavano. Vedevo gente morire ovunque ma sono rimasta in silenzio, non ho pianto e non mi sono mossa per tre ore intere”, ha raccontato Yoskovich alla rete britannica BBC.

Secondo un rapporto del sito israeliano Ynet, i feriti sono stati evacuati in diversi ospedali del sud come il Barzilai Medical Center di Ashkelon. Sono ancora molti però i giovani che risultano dispersi e i video sui social mostrano la cattura di diversi di loro da parte dei miliziani di Hamas.

 

L’appello delle famiglie

Un video diventato virale mostra una donna israeliana, Noa Argamani, e il suo fidanzato, Avinatan Or, mentre vengono rapiti. Nel filmato si vede Argamani che viene presa dai miliziani mentre cerca di rimanere aggrappata alla moto del compagno tra urla di disperazione e grida d’aiuto.

Moshe Or, il fratello di Avinatan, ha rilasciato un’intervista alla CNN dopo aver visto il video: “Mio fratello è un ragazzo alto due metri, si allena quattro volte a settimana ed è molto forte ma neanche lui è riuscito a fermare quei criminali. Lo hanno trattenuto in quattro o cinque e hanno portato lui e Noa oltre la Striscia”.

Sconvolgenti sono anche le immagini del rapimento di Shani Louk, la 30enne tatuatrice tedesca-israeliana, il cui corpo privo di sensi è stato trasportato dai terroristi come trofeo su un pick-up. Il video che la ritrae è di una violenza inaudita e mostra Shani seminuda, con le gambe spezzate mentre uno dei miliziani le sputa sulla testa e un altro le tiene i capelli urlando “Allahu Akbar (Dio è grande)”, in segno di vittoria.

Diversi sostenitori di Hamas hanno falsamente affermato che il corpo martoriato appartiene ad un soldato israeliano ma quando la madre di Shani, Ricarda Louk, ha visto il filmato ha riconosciuto subito la figlia per via del tatuaggio su una delle sue gambe. Servendosi dei social, Ricarda, che vive a Israele, ha condiviso un video-appello nel quale mostra la foto della ragazza: “Mia figlia, Shani Nicole, cittadina tedesca è stata rapita da Hamas mentre partecipava con un gruppo di turisti a una festa nel sud di Israele. Mi è stato inviato un video dove ho potuto riconoscere mia figlia in un’automobile, priva di coscienza, mentre attraversava le strade di Gaza insieme a un gruppo di palestinesi. Vi chiedo di inviarci qualsiasi aiuto o notizia. Vi ringrazio molto”. Al momento non si hanno ancora notizie sulle condizioni di Shani e nessuno sa dove si trovi.

Tra le vittime che si teme siano state rapite o uccise molte provengono da Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Thailandia, Messico, Nepal e da altri paesi. Anche i genitori del 23enne americano-israeliano Hersh Goldberg-Polin stanno cercando disperatamente il figlio che, come dichiarato durante un’intervista al Jerusalem Post, è scomparso dopo aver mandato loro due brevi messaggi alle 8:11 di sabato mattina: “Vi amo” e “Mi dispiace”.

I familiari delle persone scomparse hanno dichiarato di sentirsi abbandonati dalle autorità e molti non sono stati contattati dai funzionari neanche una volta. “È una situazione assurda. Chiediamo a questo governo di darci delle risposte anche se sappiamo che non saranno tutte risposte felici” ha dichiarato Uri David, le cui due figlie sono scomparse nell’attacco di sabato.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno risposto a queste accusa dichiarando di aver creato una situation room per concentrarsi sulla raccolta di informazioni accurate riguardanti gli ostaggi israeliani che, secondo le dichiarazioni di Hamas e della Jihad islamica, sono più di 130.

Il governo israeliano inoltre si è mobilitato scegliendo il generale di brigata Gal Hirsch come referente per risolvere la situazione dei cittadini scomparsi. Nelle ultime ore, l’IDF ha dichiarato che un’unità di comando navale d’élite ha catturato Muhammad Abu Ghali, il vice comandante della forza navale di Hamas a Gaza, che potrebbe essere usato come merce di scambio nelle trattative per il rilascio dei prigionieri. Al momento però sia Hamas che Israele negano la presenza di trattative di questo tipo.