“Sono solo 50 gli ostaggi di Hamas ancora in vita”: la rivelazione del Wall Street Journal

Israele

di Pietro Baragiola
Giovedì 20 giugno, il quotidiano americano Wall Street Journal ha pubblicato un’intervista in cui diversi mediatori dei negoziati per il cessate il fuoco affermano senza ombra di dubbio che “il numero degli ostaggi che Hamas detiene nei tunnel di Gaza è molto più basso di quello calcolato finora”.

Secondo una stima basata sulle informazioni fornite dall’intelligence israeliana e da quella statunitense, 66 dei 116 israeliani catturati il 7 ottobre sono morti, portando così il numero degli ostaggi ancora in vita a 50. Questa stima è molto inferiore ai 75 superstiti inizialmente confermati dall’IDF sulla base delle loro recenti operazioni a Gaza.

Secondo i dati del Wall Street Journal la maggior parte delle vittime israeliane hanno trovato la morte durante gli eventi del 7 ottobre, ma alcune di loro sono state uccise durante gli scontri tra i soldati israeliani e i terroristi di Hamas.

Al momento i rappresentanti di Washington e Gerusalemme hanno rifiutato di commentare i dati presentati nell’articolo e persino i portavoce di Hamas hanno ammesso di non sapere quanti siano gli ostaggi ancora in vita.

“Siamo davvero preoccupati” ha affermato Hagai Levine, capo dell’équipe medica del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi. “Ogni settimana un numero maggiore di ostaggi muore o si trova in serio pericolo e dobbiamo agire al più presto per riportare i superstiti a casa.”

 

La liberazione degli ostaggi

Sono oltre 250 gli ostaggi che sono stati rapiti dai terroristi di Hamas durante l’attacco del 7 ottobre. Dopo la liberazione di 105 prigionieri durante la tregua di novembre, l’IDF ha messo in atto diverse operazioni segrete di soccorso volte a liberare i civili restanti.

L’operazione che recentemente ha avuto più successo è avvenuta sabato 8 giugno e ha portato al salvataggio di Noa Argamani, Shlomi Ziv, Almog Meir Jan e Andrey Kozlov che sono potuti tornare in patria dalle loro famiglie.

“Nonostante questo significativo risultato, dobbiamo ammettere onestamente che non saremo in grado di riportare tutti a casa in questo modo” ha affermato Daniel Hagari, portavoce dell’IDF, durante un suo intervento pubblico per raccontare il successo dell’operazione.

Hagari ha voluto soffermarsi anche su un’altra missione dell’IDF che ha avuto luogo nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 maggio. Durante questa operazione notturna l’IDF, in collaborazione con l’agenzia di intelligence Shin Bet, ha rinvenuto i corpi di quattro ostaggi trattenuti nei tunnel di Gaza per più di 7 mesi dalla loro uccisione. I loro nomi erano Shani Louk, Amit Buskila, Itzhak Gelerenter e Ron Benjamin.

Questo ritrovamento ha messo in dubbio la sopravvivenza degli ostaggi fino ad ora creduti in vita, aumentando l’angoscia dei loro cari.

“Come genitori c’è un contratto sottinteso con i nostri figli secondo il quale noi ci prenderemo cura di loro, tenendoli al riparo da ogni pericolo” ha affermato al Wall Street Journal Yoni Levy, padre di Naama Levy, la ragazza israeliana che sabato compirà 20 anni mentre prigioniera di Hamas. “Questa stessa protezione dovrebbe essere garantita dallo Stato ai suoi cittadini, ma ciò non sempre accade.”

Giovedì 20 giugno numerosi manifestanti hanno organizzato centri di protesta in tutto Israele chiedendo che venisse raggiunto il prima possibile un accordo per il rilascio degli ostaggi. Durante il blocco dell’autostrada Ayalon la leader della protesta, Einav Tsengauker, madre dell’ostaggio Matan Tsngauker, ha dichiarato che “il fallimento del governo nel tenere al sicuro i figli di Israele verrà ricordato nei libri di storia”.

“Ormai la gente preferisce guardare i reality e i campionati europei e non occuparsi degli ostaggi” ha affermato Ifat Kalderon, cugina dell’ostaggio Ofer Kalderon. “Dobbiamo riportarli tutti a casa anche coloro che non ci sono più.”

 

Gli ostaggi uccisi

Secondo l’articolo del Wall Street Journal il principale tema delle nuove negoziazioni tra Israele e Hamas sta nello stabilire il numero di ostaggi ancora in vita.

Dall’inizio del conflitto sono ben 19 gli ostaggi uccisi i cui corpi sono stati restituiti ad Israele durante le sue numerose operazioni di salvataggio.

Al momento Israele utilizza una fitta rete di regole forensi per stabilire a distanza se gli ostaggi visti nei video girati da Hamas sono già deceduti. L’IDF ha persino istituito un piccolo comitato di esperti medici per esaminare alcuni video di sorveglianza classificati in modo da determinare lo stato di salute degli israeliani tenuti in cattività.

“Grazie a queste tecniche siamo in grado di accertare la morte di persone che pensavamo essere ancora vive e riusciamo a stabilire in che modo sono state uccise dai terroristi” ha spiegato durante la sua intervista al quotidiano israeliano Ynet il professor Ofer Merin, membro del comitato e direttore generale del Centro medico Shaare Zedek di Gerusalemme. “Ci sediamo con molta calma, guadiamo ogni fotogramma, ascoltiamo quello che è successo e valutiamo tutte queste informazioni.”

Interpellati sulla questione, i responsabili del Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi hanno dichiarato che “lo Stato di Israele ha l’obbligo morale di riportare a casa tutti gli ostaggi che sono stati sottratti ai loro cari il 7 ottobre. Questo sacro dovere non può fare distinzione tra il ritorno degli ostaggi vivi per permettere loro di riabbracciare le famiglie e il ritorno dei civili uccisi per concedere loro una degna sepoltura in patria. Lo Stato di Israele è obbligato a riportare tutti loro a casa.”