di Redazione
Procedono le trattative sul rilascio degli ostaggi, nonostante le incertezze, divergenze e richieste di dettagli emerse in questi giorni. Le notizie si susseguono frammentate tra dubbi, conferme e smentite, rendendo la situazione ancora nebulosa.
Attualmente, i negoziatori stanno elaborando una proposta per la sospensione dei combattimenti per sei settimane che includerebbe il rilascio di tutti i rimanenti ostaggi civili in scambio con prigionieri palestinesi. Israele attende la risposta di Hamas sull’accordo sugli ostaggi di Gaza e sul cessate il fuoco. Gli Stati Uniti sperano che Hamas accetti l’accordo sugli ostaggi, il Qatar accenna a «positività». La situazione resta complessa, con impatti geopolitici e umanitari considerevoli.
Rappresentanti di alto livello di Hamas si sono riuniti al Cairo per negoziare con l’Intelligence egiziana riguardo a una possibile tregua. Questo fa parte degli sforzi che coinvolgono mediatori del Qatar e dell’Egitto, insieme a funzionari israeliani e statunitensi, al fine di fermare i combattimenti attuali e garantire il rilascio degli ostaggi da Gaza, compresi quelli deceduti. Tuttavia, persistono notevoli divergenze. Hamas desidera una cessazione completa della guerra. L’accordo provvisorio suggerisce che gli ostaggi verrebbero rilasciati gradualmente in cambio di prigionieri palestinesi, con ulteriori concessioni israeliane richieste nella fase finale.
In trattative separate, Israele ed Egitto sono presumibilmente vicini a finalizzare un accordo sulla gestione del confine tra Gaza ed Egitto dopo la guerra. Questo accordo è cruciale per affrontare le preoccupazioni di sicurezza e prevenire una crisi dei rifugiati in Egitto, sottolineando le complesse implicazioni geopolitiche delle conseguenze della guerra sulla stabilità e sicurezza regionali.
La proposta avanzata da Stati Uniti, Qatar ed Egitto è stata accettata da Israele in linea di principio e Hamas la sta esaminando. Il piano include il rilascio di prigionieri palestinesi da parte di Israele al ritmo di tre prigionieri per ogni ostaggio, la temporanea rimozione delle truppe israeliane dalle zone densamente popolate di Gaza e un aumento degli aiuti umanitari. Il documento, definito come un «quadro» essenziale, prevede pause successive oltre le sei settimane previste, con la liberazione di prigionieri militari israeliani e corpi di ostaggi morti.
Secondo Israele sono ancora detenuti 109 ostaggi, tra cui anziani e bambini, insieme ai corpi di 27 persone. Il leader del Mossad, David Barnea, e il capo dell’Intelligence interna israeliana, Ronen Bar, hanno partecipato ai colloqui a Parigi. Tra i negoziatori figuravano anche il direttore della CIA William J. Burns, il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. La proposta è ora all’esame dei leader militari di Hamas a Gaza.
Come riporta il Washington Post, funzionari ben informati sulle delicate trattative sugli ostaggi, parlando sotto anonimato nelle fasi iniziali, hanno discusso dei negoziati in corso. Sebbene Israele abbia accettato un ampio quadro per una seconda cessazione temporanea delle ostilità, emergono disaccordi significativi durante la negoziazione dei dettagli e degli impegni specifici.
Secondo quanto riportato dal Times of Israel e da Reuters, il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha inizialmente dichiarato una presunta conferma positiva da parte di Hamas riguardo alla proposta di cessazione dei combattimenti a Gaza e al rilascio degli ostaggi. Tuttavia, successivamente, un funzionario di Hamas ha smentito la conferma, affermando che la proposta è ancora in fase di studio. Di fatto non c’è ancora un accordo conclusivo, nonostante l’ottimismo espresso dal Qatar durante un evento presso la Johns Hopkins University.
Non è chiaro quanti soldati israeliani siano attualmente ostaggi a Gaza, e la questione dei prigionieri palestinesi liberati da Israele è ancora indefinita. Entrambe le parti mantengono posizioni pubbliche non negoziabili, e le estreme tensioni politiche all’interno di Israele potrebbero influire sugli esiti degli accordi.
Gli Stati Uniti sono coinvolti nei colloqui per garantire una pausa nei combattimenti, con minacce agli interessi statunitensi nella regione in gioco. I negoziati, sia sugli ostaggi che sul futuro di Gaza, procedono lentamente, mentre entrambe le parti cercano di raggiungere un accordo che soddisfi le proprie esigenze senza compromettere le posizioni fondamentali.
Mercoledì scorso il primo ministro Benjamin Netanyahu ha incontrato a Gerusalemme 26 rappresentanti di 18 famiglie di ostaggi che hanno fatto pressione affinché venisse definita la restituzione degli ostaggi come lo scopo primario della guerra. Netanyahu ha detto loro che «il nostro impegno è riportare indietro tutti». Ha anche detto ai familiari, che, secondo il suo ufficio, i particolari di qualsiasi accordo devono essere tenuti segreti affinché funzioni. «Stiamo facendo ogni sforzo. Più questo sforzo è pubblico, più è distante. Più è discreto, maggiori sono le sue possibilità di successo. Naturalmente, e per questi motivi, mi è impedito di condividere con voi. Vorrei che capiste che ci impegniamo davvero, in ogni senso della parola; questo non è solo un servizio formale. Questo è uno sforzo autentico. Non è fittizio; né è solo per spettacolo. Deriva dal nostro impegno a restituirli tutti. L’idea è di tutti; lo sforzo è di tutti. Anche se è troppo presto per dire come accadrà, lo sforzo viene fatto in questo momento, proprio in questo momento».
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Funzionari militari israeliani hanno affermato che almeno 223 soldati sono stati uccisi durante l’invasione di terra di Gaza. Circa 1.200 persone sono state uccise e circa 240 ostaggi sono stati presi dopo gli attacchi su più fronti di Hamas del 7 ottobre.
(Foto: manifestazione per gli ostaggi del 31 dicembre 2023. ©Sofia Tranchina)