di Nathan Greppi
Un sondaggio pubblicato mercoledì 5 agosto dall’Israel Democracy Institute rivela che la prima preoccupazione degli israeliani al momento non è tanto legata alla sicurezza nazionale, quanto al futuro della democrazia nel paese. Secondo il sondaggio, come riporta il Times of Israel, il 54% degli intervistati si ritiene pessimista sulla situazione politica interna, contro il 38% che invece è ottimista. I dati sulla sicurezza sono quasi opposti, con il 59% che si ritiene ottimista e il 35% pessimista.
Il 51% ha un’opinione negativa della condotta del Primo Ministro Netanyahu, e il 45% giudica negativamente il modo in cui ha gestito l’emergenza coronavirus. Tra gli intervistati, solo il 27% degli ebrei e il 18% degli arabi ha un’opinione positiva di come ha gestito l’emergenza. Vi è invece un giudizio positivo sulla sua gestione della sicurezza nazionale, con il 56% che ne approva l’operato.
Nonostante in molti giudichino negativamente la sua attuale gestione, la maggior parte degli israeliani è contraria a un eventuale ritorno alle urne: solo il 25% degli ebrei e il 43% degli arabi sarebbe favorevole a uno scioglimento del governo in vista di nuove elezioni.
Il 58% degli israeliani vede favorevolmente le recenti proteste contro il governo ed è critica verso le politiche in campo economico del governo: suddividendo per area politica, la percentuale è dell’87% tra gli elettori di sinistra, del 74% tra quelli di centro e del 53% tra quelli di destra.
Dal sondaggio è anche emerso che il 45% degli israeliani non vuole più Netanyahu come Primo Ministro: la percentuale è del 92% tra gli elettori di sinistra, del 71% al centro e del 28% a destra.
L’impatto economico del lockdown varia a seconda dell’etnia: il 64% degli ebrei dice che il loro reddito è cambiato molto con la pandemia, mentre tra gli arabi la percentuale è del 35%.