spiaggia tel Aviv

Uno studio dimostra: a Tel Aviv è difficile dormire bene

Israele

di Nathan Greppi
Chi ha visitato più volte Israele, non può fare a meno di notare situazioni contrastanti: alla quiete e al silenzio che permeano i piccoli paesi nel Deserto del Negev, si contrappone la frenesia di Tel Aviv, città che non dorme mai. Un appellativo, questo, che calza a pennello per la metropoli e cuore economico dello Stato Ebraico, almeno stando ad un recente studio.

Come riporta il Jerusalem Post, uno studio condotto nel Regno Unito ha provato a classificare le città dove è più facile o difficile dormire la notte. Inizialmente si concentrava solo sulle città britanniche (mettendo al primo posto come qualità del sonno Swansea e Cardiff, nel Galles), ma in seguito si è esteso a tutti i 38 paesi membri dell’OCSE.

Nella classifica internazionale, Tel Aviv si colloca al 4° posto per la peggiore qualità del sonno. Fanno peggio solo Bogotá, Santiago del Cile e Atene.

Tra i fattori presi in considerazione nello studio, figurano l’inquinamento acustico, l’inquinamento luminoso, la qualità dell’aria, il benessere socioeconomico, il tasso di criminalità (che determina il poter camminare tranquillamente o meno per strada la notte), la presenza di spazi verdi e i ritmi di lavoro.

A pesare sulla posizione di Tel Aviv, oltre probabilmente al rischio di attentati terroristici, spiccano diversi fattori: stando ai dati della polizia israeliana, a giugno risultava che in tutto il paese i quartieri con i più alti tassi di traffico di droga e crimini a sfondo sessuale fossero a Tel Aviv e a Beer Sheva (mentre per gli omicidi al primo posto vi erano i quartieri arabi di Gerusalemme).

Un altro fattore riguarda il fatto che, sebbene in tutto il paese il tasso di disoccupazione ad aprile fosse solo del 3,6% (contro il 7,4% dell’Italia nello stesso periodo), in quanto a condizioni di lavoro (stipendi, orari, benefit, ecc.) nel 2022 Israele si classificava il 5° paese con le condizioni peggiori, su 30 presi in esame. Facevano peggio Messico, Stati Uniti, Grecia e Corea del Sud, mentre i paesi con le condizioni migliori erano Danimarca, Finlandia e Norvegia. L’Italia si collocava all’11° posto tra i migliori.