di Sofia Tranchina
Complessi ospedalieri di al-Shifa, Rantisi, Al-Quds, ma anche asili nidi e scuole elementari: a lungo Israele ha accusato Hamas di usare scudi umani per proteggersi, di nascondersi e stipare munizioni nei pressi di zone protette dal diritto internazionale, costringendo l’IDF ad arretrare, lasciando i terroristi liberi di operare indisturbati, o a prendere l’amara scelta di avanzare nonostante le inevitabili vittime collaterali.
Negli ultimi giorni, però, alle accuse sono seguite numerose prove, testimonianze e dichiarazioni, rilasciate dall’IDF e dai giornalisti che hanno ottenuto i permessi di recarsi nelle zone in cui il conflitto è più caldo con la protezione dell’esercito.
Sin dal trattato di pace tra Egitto e Israele del 1979, gli arabi palestinesi si sono adoperati per costruire la metropolitana di Gaza: una fitta rete di tunnel, inizialmente utilizzata per il contrabbando con l’Egitto di beni quali pesce e gas, poi di armi e droga, diventata dal 2007 «fonte vitale delle entrate di Hamas» (NatGeo), e infine utilizzata come sede centrale delle operazioni militari contro Israele.
Tunnel che diventarono fulcro del conflitto israelo-palestinese già nel giugno del 2006, quando un gruppo di terroristi palestinesi sbucò da sottoterra in territorio israeliano e rapì Gilat Shalit (soldato all’epoca diciannovenne), per la liberazione del quale, dopo 5 anni e 3 mesi di prigionia, Israele fu costretta a rilasciare mille prigionieri palestinesi, tra cui Yahya Sinwar, la mente dietro al pogrom dello scorso 7 ottobre.
Un mondo sotterraneo, concavo, esteso per 500km (o almeno così ha dichiarato Hamas nel 2021), sul quale fluttua la civiltà urbana di Gaza, con i suoi 5.749 abitanti per km2: basta questo per capire la difficoltà operativa di combattere i terroristi che vi si nascondono e che ne conoscono le insidie, nonostante la tecnologia certamente più avanzata di Israele.
È la difficoltà di un Paese democratico e moderno, legato a regole morali e leggi internazionali che impongono di evitare o quantomeno limitare al minimo le vittime civili: un Paese la cui sopravvivenza, ancora a 75 anni dalla sua fondazione, è legata al consenso dell’opinione pubblica. Un consenso da cui dipende anche l’incolumità dei milioni di ebrei della diaspora, come hanno dimostrato anche i recenti attacchi antisemiti in Europa.
Ed è per questo che, nel mezzo di una guerra difensiva scatenata dal genocidio degli ebrei del 7 ottobre 2023, in risposta al quale il governo israeliano ha promesso al proprio popolo di smantellare Hamas, l’IDF si impegna a rilasciare pubblicamente prove e resoconti delle proprie operazioni: deve dimostrare di agire all’interno del diritto internazionale.
La maggior parte degli sforzi comunicativi degli ultimi giorni sono stati rivolti nel dimostrare l’uso sistematico che Hamas fa delle infrastrutture protette (ospedali, asili e scuole): «un uso cinico degli ospedali», nelle parole di venerdì del generale maggiore Yaron Finkelman, capo del Comando Meridionale dell’IDF.
Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa, il diritto internazionale dà agli ospedali una protezione speciale durante la guerra, ma questi possono perdere il loro status protetto se vengono usati per scopi militari – per nascondere combattenti o ostaggi o per immagazzinare armi – purché ai civili sia dato tempo per fuggire. «Vediamo la presenza di Hamas in tutti gli ospedali» ha aggiunto Finkelman.
Tra le varie prove non protette da censura (ovvero: prove la cui diffusione non inficia la capacità dell’esercito di rintracciare terroristi o ostaggi), è stato rilasciato un video in cui il contrammiraglio dell’IDF Daniel Hagari, parlando in inglese, ci guida all’interno dell’ospedale Rantisi e dei suoi seminterrati.
Lì, la 401ª Brigata Corrazzata e l’unità Shayetet 13 hanno trovato un ingresso ai tunnel, una moto con buchi di proiettile utilizzata il 7 ottobre per rapire gli ostaggi, biberon e pannolini che lasciano intuire che alcuni dei neonati rapiti fossero detenuti lì, un foglio con i turni di guardia dei terroristi e una lugubre corda legata alla gamba di una sedia.
Il video mostra anche bagni di fortuna, cucina e tubi di ventilazione: tutto il necessario per nascondersi sotto l’ospedale per lunghi periodi.
Ma il frame più controverso è quello in cui Hagari ci mostra, in quella che pare essere una stanza pediatrica con decorazioni infantili, giubbotti con bombe suicide, granate, fucili d’assalto AK-47, e vari ordigni esplosivi.
Hagari, carismatico portavoce dell’esercito che ogni sera tiene conferenze televisive con le quali ha conquistato la fiducia degli israeliani, che lo hanno reso “più popolare di Netanyahu”, ha annunciato la scoperta di un tunnel terroristico di Hamas nel complesso ospedaliero di al-Shifa.
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha affermato che lì sarebbero stati raggiunti risultati significativi: «l’operazione continua, e viene effettuata in modo preciso e selettivo», ha detto durante una visita al centro di comando della 36ª divisione.
L’IDF ha rilasciato diversi filmati con i ritrovamenti presso il complesso al-Shifa fatti dall’Unità d’élite Shaldag, dalla 7ª Brigata e da altre unità speciali.
Nel dipartimento MRI, dietro alle apparecchiature per le risonanze magnetiche, sono stati trovati: granate, dispositivi di protezione individuale con le insegne della brigata militare di Hamas, e Kalashnikov.
Nell’ospedale sono state trovate anche altre attrezzature militari e apparecchiature di comunicazione utilizzate dall’organizzazione terroristica, mentre fuori è stato trovato un camioncino con trappole esplosive, pieno di armi e munizioni.
Come ha scritto la giornalista della BBC Lucy Williamson, la presenza della stampa «appena un giorno dopo che Israele ha preso il controllo dell’ospedale, la dice lunga sulla necessità di Israele di mostrare al mondo perché sono qui».
Trovati anche un laptop che, dice il colonnello Jonathan Cornicus, contiene foto e video di ostaggi e filmati recenti degli interrogatori dei combattenti di Hamas arrestati dalla polizia israeliana, il che proverebbe la recente presenza di terroristi presso l’ospedale.
Ma questa è solo «la punta dell’iceberg», spiega Cornicus: «Hamas sapeva che stavamo arrivando. Questo è quello che sono stati costretti a lasciarsi alle spalle. La nostra valutazione è che ci sia molto di più». L’IDF, dunque, opera con la (prudente) assunzione che ci sia molta più infrastruttura terroristica nell’area di quella finora venuta allo scoperto.
Sempre nei pressi del complesso ospedaliero l’esercito ha recuperato i corpi senza vita di due degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre, secondo l’intelligence entrambi uccisi dai terroristi durante la prigionia: Noa Marciano e Yehudit Weiss.
Una delle ragioni per questa operazione militare, ha detto il primo ministro Netanyahu in una conferenza giovedì, era proprio l’indicazione che rivelava che alcuni degli ostaggi sarebbero stati detenuti lì.
La prova più inconfutabile della presenza di Hamas ad al-Shifa è arrivata domenica, con la pubblicazione dei filmati delle videocamere di sicurezza che mostrano militanti armati di Hamas mentre trascinano a forza due ostaggi dentro l’ospedale stesso, tra le 10.42 e le 11.01 della mattina del 7 ottobre. Si tratta di un nepalese e un thailandese la cui identificazione non è stata ancora liberata dalla censura, che sono stati presi in ostaggio in Israele durante il pogrom del sabato nero.
Altre armi sono state trovate nell’ospedale Al-Quds dalle truppe della Brigata Paracadutisti, e Hagari ha alzato l’ipotesi che l’ospedale indonesiano di Beit Lahia (costruito nel 2015 a Gaza con finanziamenti indonesiani) si trovi sopra a una rete di tunnel di Hamas e vicino a una rampa di lancio di missili, ma il ministro degli Esteri indonesiano ha negato tali dichiarazioni.
Sorprende poco infatti la foto che ritrae (leader di Hamas, secondo da sinistra) con Yousef Abu Alrish, capo del ministero della sanità (secondo da destra).
E non solo ospedali: la 551ª Brigata di riserva ha scoperto razzi di Hamas immagazzinati nel letto di una giovane ragazza in una casa nella città di Beit Hanoun; le truppe della brigata Bislamach hanno localizzato una cache di mortai all’interno di un asilo nido nel Nord della Striscia di Gaza; e l’unità di ricognizione della Brigata Golani ha trovato armi da fuoco e attrezzature militari nella scuola elementare al-Karmel a Gaza City.