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Viktor Orban, primo ministro ungherese e ospite d’onore alla serata inaugurale del World Jewish Congress, il 5 maggio a Budapest, non ha convinto. Le sue generiche parole di condanna dell’antisemitismo non hanno rassicurato i 600 delegati del WJC provenienti da tutto il mondo.
Il presidente del WJC, Ronald Lauder, nell’introdurre Viktor Orban, aveva chiesto che il governo ungherese prendesse una posizione ferma e azioni concrete contro il diffondersi dell’odio. «Gli ebrei ungheresi hanno bisogno della vostra leadership in questa lotta, hanno bisogno di sapere e poter dire a tutti che in Ungheria l’intolleranza non sarà tollerata».
«Signor Primo Ministro, siamo particolarmente preoccupati per un partito in particolare», ha detto Lauder, riferendosi a Jobbik, il terzo partito in Ungheria. «Attraverso il suo antisemitismo, la sua ostilità verso i rom e le sue farneticazioni paranoiche, Jobbik sta trascinando nel fango il nome dell’Ungheria. Quando gli ebrei ungheresi vengono attaccati dai fanatici, dovrebbero poter contare sul sostegno inequivocabile del loro governo e delle autorità», ha spiegato Lauder, sottolineando i problemi che gli ebrei, e non solo, si trovano ad affrontare. «Sulla stampa e nelle televisioni, l’antisemitismo e l’istigazione all’odio contro la minoranza rom stanno diventando un luogo comune accettato», ha detto. «Oggi», ha aggiunto ancora Lauder, «gli ebrei ungheresi ancora una volta si stanno chiedendo se dovranno lasciare il Paese e perché antisemiti come Miklós Horthy vengano glorificati, e statue in loro onore vengano inaugurate da funzionari ungheresi. Horthy era l’equivalente di Hitler e erigere sue statue invia un segnale sbagliato». Subito dopo Lauder, è intervenuto Orban che, parlando di antisemitismo in termini generali, non ha dato alcuna risposta ai quesiti e alle preoccupazioni sollevate dal presidente del Congresso.
«Noi ungheresi non siamo e non saremo inattivi – ha dichiarato Orban. Vi chiedo di portare questo messaggio a tutto il popolo ebraico. Seppure l’antisemitismo in Europa si può spiegare con la crisi economica che sta scuotendo il continente fin nelle sue viscere e consumando ogni speranza, ciò non lo giustifica: l’antisemitismo è inaccettabile e intollerabile».
In difesa dell’Ungheria, Orban ha fatto notare che gli ebrei di altri Paesi europei, la Francia in particolare, stanno subendo minacce ben più grandi. «Ci sono Paesi in cui l’antisemitismo costa la vita di bambini; dove non c’è la possibilità nemmeno di osservare un minuto di silenzio per onorare le vittime; ci sono luoghi in cui gli attacchi terroristici contro le sinagoghe costano la vita delle persone. Niente di tutto questo è accaduto in Ungheria». «Non solo in Ungheria, ma anche in Grecia, Austria e altri Paesi europei», ha aggiunto Orban, «c’è chi odia gli ebrei», e gli islamici estremisti vogliono «cancellare Israele dalla faccia del pianeta». Ha detto che l’istituzione del WJC è avvenuta per aiutare gli ebrei, un lavoro che fa ancora oggi, e attraverso questa si rafforza Israele.
«Noi sappiamo che non c’è libertà senza dignità umana e noi non tollereremo che la dignità umana nel nostro Paese venga ferita» ha promesso Orban, facendo notare poi che la nuova costituzione dell’Ungheria fornisce garanzie di sicurezza e diritti sia per gli ebrei sia per le altre minoranze del Paese. Il governo, ha aggiunto «ha ritenuto suo obbligo morale istituire una giornata commemorativa per le vittime della Shoah e ascoltare la preghiera per i morti in Parlamento, dove cioè 70 anni fa furono approvate le leggi antiebraiche ungheresi».
Dopo il discorso di Orban, il WJC ha espresso un certo disappunto: «Siamo contenti che il primo ministro abbia chiarito che l’antisemitismo è inaccettabile e intollerabile», ha detto un portavoce dell’organizzazione. «Tuttavia, il premier non ha affrontato il cuore del problema: la minaccia rappresentata dagli antisemiti in generale e dal partito di estrema destra, Jobbik, in particolare. Ci dispiace che Orban non abbia fatto riferimento a nessuno dei recenti incidenti antisemiti e razzisti avvenuti nel Paese, né abbia fornito sufficienti garanzie sulla chiara linea tracciata tra il suo governo e la frangia di estrema destra».