Voci da Israele. Le emozioni di due italkim

Yom Hazikkaron a Gerusalemme

Mia figlia Yael, soldatessa di Zahal, oggi ha celebrato Yom Hazikkaron nell’Aula Magna del liceo di Gerusalemme nel quale si è diplomata due anni fa insieme alle sue amiche di corso, anche loro soldatesse. Sono delle ragazze di vent’anni ma oggi hanno preferito ritrovarsi, in questo triste giorno di Memoria, nella loro scuola. Il significato di questa loro decisione la lascio alla vostra interpretazione, cari amici.

Mio figlio Imanuel che sta facendo un anno di pre-militare in un progetto di volontariato civile e si arruolerà nell’esercito d’ Israele l’anno prossimo, ha invece deciso di recarsi al Cimitero Militare del Monte Herzl. Insieme ai suoi compagni di scuola si è stretto attorno alle famiglie dei caduti che si erano diplomati nello stesso Liceo che ha terminato l’anno scorso. Mi ha detto che c’era tanta gente e che è stato molto commovente, soprattutto quando i due minuti della sirena hanno fermato tutto, anche il tempo. Poi, come è ormai sua consuetudine, è  andato sulla tomba di Benzion Sergio Pavoncello z”l.

Non c’è mai nessuno della sua famiglia che vada a trovare Sergio, anche oggi: la sua famiglia è sempre vissuta a Roma. Lui era nato nel 1927 e dopo la scuola elementare come molti altri ebrei del Ghetto, era andato a lavorare. Dopo il 29 novembre 1947 si era sparsa la voce che nell’Ishuv gli Arabi , che non avevano accettato la spartizione decretata dalle Nazioni Unite, attaccavano la popolazione ebraica e Sergio si arruolò  in una Brigata di soldati che venivano dall’Estero. Era stato addestrato già in Italia e arrivò in Israele nel 1948. Nella Guerra d’Indipendenza prestò servizio nella Brigata di Gerusalemme e fu mandato con la sua Unità a difendere i convogli che tentavano di portare rifornimenti e viveri attraverso la Strada di Burma a Gerusalemme assediata. Il 17-10-1948 fu colpito da un proiettile nemico e morì. I suoi resti furono trasferiti definitivamente nel Cimitero Militare di Gerusalemme, dove riposa dal 30-8-1950. Imanuel mi ha detto che è sempre molto bello andare a trovare un soldato che non ha nessuno che lo ricordi.
Quando decise di cercare una tomba di un caduto di origine italiana mi ricordo che Beniamino ed io gli dicemmo di andare su quella di qualcuno che non poteva essere raggiunto dai famigliari, ricordandogli che “quando si muore si rischia di morire due volte, la prima quando si muore e la seconda quando si è dimenticati”. Noi, Sergio, non lo abbiamo dimenticato, come non abbiamo dimenticato tutti i nostri padri, le nostre madri, i figli e le figlie che per questo Stato hanno sacrificato la loro vita.
Angela Polacco Lazar

Dieci anni di Alyià

Fin da quando avevo 3 anni sognavo di vivere in Israele e sapevo che da grande avrei fatto la alyià.   Chi mi conosce, sa che quando mi metto in testa qualcosa è impresa piuttosto ardua riuscire a farmi cambiare idea… e così 10 anni fa, ho fatto i bagagli alla volta di Gerusalemme.

Avevo alle spalle una laurea com laude in architettura, con una tesi sull’architettura bioclimatica nel deserto del Negev, un anno di esperienza lavorativa in studi di progettazione a Milano e a Barcellona, un buon livello di ebraico (anche se non professionale) e soprattutto la determinazione a riuscire e a non tornare indietro.

Solamente cinque giorni dopo il mio arrivo (il 19 giugno 2004) ho conosciuto Dario e dopo esattamente un anno (19 giugno 2005) ci siamo sposati. Oggi abbiamo 4 meravigliosi (e birichini!!) bambini! In ebraico si dice “shone makom, shone mazal” – “cambia posto e cambierà la tua sorte” e nel mio caso è stato particolarmente vero!!!

Dal punto di vista professionale, se da un lato una laurea in architettura al Politecnico di Milano è estremamente apprezzata, dall’altro è molto difficile entrare nel mondo del lavoro senza conoscenze di nessun tipo, anche solo per chiedere consiglio e a volte sostegno.

Ricordo che arrivai estremamente orgogliosa delle mie conoscenze in architettura bioclimatica e pensavo che avrei potuto mettere in pratica tutto quanto avevo studiato per la tesi nel mio lavoro qui. Purtroppo mi resi conto che l’argomento interessava molto poco i miei datori di lavoro e che gli architetti che progettavano secondo questi principi si contavano sulle dita di una mano. Ovviamente i miei capi non erano fra quelli…

Cosi chiusi tutto ben bene in un cassetto… per qualche anno…

Ma il mio sogno non era quello di rimanere a lavorare (sfruttata e sottopagata) presso altri in eterno. Avevo sempre desiderato aprire una studio mio e aprirlo in Israele significava coronare un sogno doppio, sia quello professionale che quello sionista. Così finiti i tre anni di tirocinio obbligatorio mi preparai all’esame di stato. Impresa non proprio semplicissima, considerato che mi tocco’ studiare leggi su leggi, in ebraico ovviamente…

Il fato volle che la data dell’esame cadesse proprio alla fine della mia seconda gravidanza. Marito, genitori e amici tentarono di dissuadermi dal presentarmi. L’esame si svolgeva a Tel Aviv, durava una giornata intera e le condizioni non erano proprio ottimali per una donna al nono mese… Tutto giustissimo, ma io volevo fare l’esame ed ero convinta che prepararmi per la sessione successiva con due bambini piccoli sarebbe stata un’impresa impossibile. Così partii alla volta di Tel Aviv con l’occorrente per l’esame e… la borsa per l’ospedale, consapevole del fatto che forse avrei terminato l’esame in sala parto!

Ed in effetti poco ci è mancato. Infatti poche ore dopo il termine dell’esame, fortunatamente dandomi il tempo di tornare a casa, è nata la nostra secondogenita, Yael!

Pochi mesi dopo, si svolse  a Yerushalaim un convegno internazionale di architettura bioclimatica al quale ovviamente non mancai. Capii che era arrivato il momento di riaprire il famoso cassetto con la mia tesi e tutti i miei studi effettuati in Italia. Ristudiai tutto e finalmente mi misi in proprio!

Ammetto che all’inizio non è stato facile. Non mi trovai con la coda di clienti fuori dalla porta come ingenuamente avevo pensato… Capii che le mie capacità progettuali, la laurea in Italia, l’esperienza di lavoro accumulata non erano sufficienti e così mi iscrissi a corsi di marketing, commercio ecc.

In quel periodo, fra le varie cose, fondai un gruppo (tutt’ora di molto successo) di networking per mamme libere professioniste a Yerushalaim, con lo scopo di aiutarsi a vicenda a trovare clienti e a conciliare la vita di mamma con quella di donna in carriera.

I risultati non tardarono ad arrivare e con essi progetti interessanti e stimolanti come ad esempio il progetto di una cantina vinicola dove si produce il vino in otri di terracotta secondo un metodo diffuso in Georgia 2000 anni fa, oppure 2 case bioclimatiche proprio nel deserto del Negev (altro sogno realizzato!) ad un passo dal progetto della tesi, 2 saloni per parrucche in due centri commerciali a Yerushalaim.

Ho pubblicato articoli sulla stampa locale e varie volte sono stati pubblicati articoli su di me.

Lavoro molto nella progettazione di appartamenti per stranieri, italiani e anglofoni che trovano in me non solo un buon architetto ma anche una persona di fiducia che ne capisce le esigenze, i gusti e che può dare la garanzia di un appartamento di alto livello senza compromessi.

Per preparare e informare chi si accinge ad acquistare e ristrutturare un appartamento in Israele, organizzo conferenze e workshop frontali e virtuali, filmati esplicativi in italiano, ebraico e inglese che hanno molto successo!

Rimorsi? Ripensamenti?

Come figlia unica che ha lasciato i genitori, non sono poche le volte in cui mi sale un nodo alla gola, ma quando guardo i miei bambini e li vedo felici, li sento parlare correntemente l’ebraico (e l’italiano con marcato accento israeliano) ho la certezza matematica di aver fatto la cosa giusta.

Deborah Schor Elyasy