7 ottobre 2023-7 ottobre 2024: gli interventi delle istituzioni comunitarie al tempio. “Grazie della vostra vicinanza”

Italia

di Roberto Zadik
Lunedì 7 ottobre 2024 il Tempio Centrale di Milano ha accolto la cittadinanza per commemorare il pogrom perpetrato in Israele dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023. Una sala gremita di personalità e cittadini, 2000 persone, altre 500 rimaste fuori sotto la pioggia per mancanza di posto all’interno, ha ascoltato con interesse e calore gli interventi della serata, partecipando alla speranza che i quasi 100 ostaggi ancora a Gaza tornino presto a casa.

Ad aprire la cerimonia sono state le parole del vicepresidente della Comunità ebraica milanese Ilan Boni, che ha fatto una toccante rievocazione dei massacri. “In questo anno tremendo – ha esordito – da quel sabato mattina tutto è cambiato. Sono le sei del mattino, l’ora di attacco di Hamas su tutto il Paese un offensiva su più fronti, fatta da missili, da droni, da uomini che atterrano in territorio Israeliano a bordo di piccoli deltaplani a motore, da trattori che sradicano quel muro che si credeva indistruttibile. L’assalto porta sul territorio migliaia di miliziani di Hamas armati di granate, lanciarazzi e mitra e in pochi minuti caselli militari vengono distrutti, soldati uccisi nelle loro camere e chi si salva verrà portato via in mutande. La popolazione è nel panico, le persone vengono uccise in vari modi, dalle fermate degli autobus, ai condomini, ai villaggi con case e famiglie sterminate nei letti, mamme violentate davanti ai figli e figli uccisi davanti alle madri. Persone bruciate vive e anziani portati via a bordo di automobili, donne a cui viene tagliato il ventre e feti gettati alla finestra. Infine una festa in cui giovani inermi senza cattive intenzioni si erano riuniti per divertirsi e brindare alla vita, l’attacco è fulmineo e molti di loro verranno bersagliati da colpi di mitra e granate e si salva solo chi riesce a nascondersi per ore nella boscaglia o sotto i letti delle loro case. Stasera siamo qui per ricordare con immenso dolore le vittime civili e onorare tutti quelli che non ci sono più. Nel suo discorso egli ha ricordato come in questo periodo “siamo tutti confusi e spesso spaventati e che gli episodi recenti di antisemitismo ci mettono davanti a una realtà che mai avremmo pensato di dover rivivere”. Subito dopo ha annunciato la presenza della senatrice Liliana Segre accolta da uno scroscio di applausi e ringraziandola pubblicamente per la sua coraggiosa partecipazione dopo le polemiche recenti. “La vostra presenza indipendentemente dall’appartenenza politica e dal credo religioso” ha ricordato rivolgendosi al pubblico “ci da forza ed è un grande messaggio di speranza e ci fa sentire un po’ meno soli”.

Rav Arbib: “C’è una mancanza totale di empatia in vari ambienti riguardo a quello che succede agli ebrei”

Con parole molto efficaci il Rabbino Capo della Comunità ebraica milanese Rav Alfonso Arbib ha subito ringraziato il pubblico ribadendo che “sinceramente non mi aspettavo una partecipazione di questo tipo e devo dire che è molto confortante e in questo momento ne abbiamo un gran bisogno”. Successivamente ha riflettuto sullo sconvolgimento da lui provato dopo aver appreso quelle atrocità e sulla complessa situazione attuale. “Da quel giorno la mia vita non è stata più la stessa di prima e quello che abbiamo vissuto è stata angoscia e stupore” ha sottolineato rievocando quando quel giorno dell’anno scorso “era un giorno di festa, ero al tempio e non ascoltavo le notizie e quando qualcuno mi riferì di quei fatti, pensavo esagerassero e non ci ho creduto, ma mi era stato raccontato un millesimo di quanto fosse davvero successo”.

Seguendo il tema dello stupore il Rabbino Capo ha espresso una serie di importanti considerazioni. Riguardo alle atrocità accadute egli ha detto “Mi ha stupito quanto successo il 7 ottobre” anche se come ha subito sottolineato “ancora di più “mi ha sorpreso l’ondata successiva di antisemitismo ma forse è sbagliato meravigliarsi e c’erano dei segnali precedenti che non siamo stati in grado di vedere“. Fra questi sicuramente “il decennale incitamento all’odio praticato nelle scuole di Hamas che l’hanno insegnato alle persone e non possiamo pensare che questo non dia dei risultati, tanto che il segretario dell’Onu ha detto che quella strage nasceva da decenni di predicazione dell’odio”. Riguardo l’ondata dell’antisemitismo egli ha specificato che da tempo c’erano chiari sintomi “ormai da molti anni, perfino dopo la Giornata della Memoria c’era stato un picco di ostilità antiebraica” e “dobbiamo renderci conto che nonostante spesso in buona fede si dica che l’antisemitismo non abbia diritto di cittadinanza del mondo dobbiamo renderci conto che siamo davanti a un problema reale e molto complicato da combattere”.

Ma quali sono le radici e i tipi di antisemitismo? Citando il grande intellettuale ebreo ucraino Leo Pinsker, nel 1882 durante l’ondata di pogrom in Russia a danno di ebrei fortemente emancipati e si sentivano “più russi dei russi” egli affermò in un suo libro sull’emancipazione ebraica di quel periodo che “L’antisemitismo è una patologia ereditaria che si protrae da alcune migliaia di anni e che ha radici profonde che prima o poi vengono fuori nascoste da varie mascherature”. Esaminando queste ultime egli ha ricordato come l’antisemitismo cambi sembianze attraverso le epoche. Ai tempi di Pinsker come ha puntualizzato “vigeva un antisemitismo razziale tipicamente ottocentesco perché quello religioso era passato in secondo piano mentre attualmente la maschera è l’antisionismo e l’odio verso Israele ma esso non è molto diverso dalle due maschere precedenti.”

Concludendo la sua analisi il Rav esprimendo il desiderio collettivo di vivere in pace e chiedendo “la liberazione di tutti gli ostaggi”, ha espresso la propria preoccupazione sia per il progressivo oblio riguardo agli ostaggi che in questi mesi “sono stati progressivamente dimenticati” e in merito ad atti spregevoli come il fatto che “tre giorni dopo quel massacro le loro foto che erano state appese siano state strappate”. Il Rabbino Capo ha inoltre espresso la propria indignazione per “la mancanza totale di empatia presente in vari ambienti riguardo a degli esseri umani, come quelli ostaggi, che a prescindere dalle ideologie sono ridotti in condizioni terribili”. “Siamo stupiti da qualcosa che gli ebrei hanno vissuto per secoli come l’indifferenza del mondo riguardo alle loro sofferenze e dobbiamo chiederci perché non siamo in grado di suscitare questa empatia”. Egli ha ribadito in merito all’attuale situazione che “siamo davanti a un fallimento educativo ma è il momento di fare qualcosa di positivo e nella lotta contro l’antisemitismo ritengo che il tema educativo sia fondamentale”. Infine ha intonato la preghiera El Male Rachamim in ricordo delle persone scomparse e di tutte le vittime di quei massacri.

Meghnagi: “L’Occidente non deve lasciare solo Israele nella lotta contro il Male”

Il presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi   ha usato toni energici iniziando il suo discorso specificando una serie di concetti.
“Non dobbiamo mai dimenticarci che c’è un aggressore e un aggredito e che Israele non voleva questa guerra ma dal Libano in un anno sono arrivati in Israele oltre novemila missili. Prima d’ora non c’era nessun problema col Libano ma Hezbollah ha invaso il paese e vuole fare la guerra a Israele”. Riguardo agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas egli ha affermato “ognuno di noi al mattino deve guardarsi allo specchio e pensare all’immane tragedia degli ostaggi e non può essere solo Israele a combattere il Male ma deve essere il mondo perché il terrorismo è un Male per l’Occidente che non deve lasciare solo lo Stato ebraico”. In tema dell’attuale conflitto egli ha invitato alla compassione verso tutte le vittime indipendentemente dalla religione di appartenenza “vedere morti civili è sempre terribile che siano ebrei, cristiani o musulmani non cambia e la pietà deve essere verso tutti e non solo verso una parte; purtroppo le armi erano custodite ovunque e dobbiamo vincere questa battaglia tutti assieme”. Il presidente Meghnagi ha concluso il suo intervento  ringraziando le varie personalità presenti, dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, al presidente del Senato La Russa, il presidente della Regione Attilio Fontana, Elena Buscemi, Mariastella Gelmini, Lia Quartapelle, Daniela Santanchè, Guido Bertolaso assessore al Welfare della Regione Lombardia,  le forze dell’ordine, e un ospite “incredibile come Giuliano Ferrara che ha accettato subito il mio invito”.

Hasbani: “La disinformazione crea antisemitismo”

Nel suo intervento Milo Hasbani, vicepresidente Ucei, ha subito ringraziato le forze dell’ordine , dando il benvenuto al dott. Antonio Maroglia nuovo dirigente della Digos, sottolineando che grazie al loro impegno “siamo in contatto continuo con loro e sappiamo di essere in buone mani”. In tema all’evento egli ha ricordato come “nonostante il momento così triste sia confortante vedere così tante persone vicine agli ebrei, alla comunità ebraica e a Israele. Come ha detto il presidente Meghnagi ha detto che nessuno ha voluto questa guerra ma è fondamentale portarla a termine riportando a casa vivi più ostaggi possibili che sono cento persone o forse meno non lo sappiamo”.

Riguardo alla situazione attuale egli ha sottolineato come il problema principale di questa ondata di ostilità antiebraica sia la disinformazione che crea antisemitismo. A questo proposito egli ha specificato che “oggi spesso parliamo di antisemitismo giovanile ma la gente non sa come stanno le cose, è molto difficile giudicare e per questo siamo in questa situazione così difficile perché spesso le persone non sono informate come si deve“.