di Ester Moscati
“Accoltellato un membro della nostra Comunità, da uno sconosciuto, che è riuscito a fuggire e non è stato identificato.
La vittima dell’aggressione è in ospedale e non abbiamo al momento ulteriori notizie sul suo stato di salute. Speriamo che sia un episodio isolato e siamo in contatto con le forze dell’ordine per alzare il livello di controllo”. Questo il comunicato ufficiale rilasciato nella serata dell’aggressione, dai presidenti della Comunità di Milano.
La sera di giovedì 12 novembre, alle 20.15 circa, davanti al ristorante casher Carmel di Milano, nella zona della Scuola ebraica, un giovane ebreo è stato accoltellato, con 10 pugnalate, soprattutto al volto, dove ha riportato un taglio di 7 centimetri, e alla schiena. Ha reagito, ha lottato, è stato subito soccorso e portato in ospedale, a Niguarda, dove in serata si è recato il co-presidente della Comunità Milo Hasbani.
Genero di rav Hetzkia Levi, il giovane non sarebbe in pericolo di vita ma la prognosi non è ancora stata sciolta. Le ferite hanno reso necessaria l’applicazione di oltre 70 punti di sutura e un intervento ricostruttivo al viso.
Responsabile dell’attentato sarebbe un uomo incappucciato, che è riuscito a fuggire.
La vittima, Nathan Graff, è stato aggredito alle spalle e deve la sua salvezza alla sua prestanza fisica (è alto un metro e novanta ed è di corporatura robusta) e all’intervento di uno studente israeliano che, vista la scena, è intervenuto urlando. L’aggressore ha interrotto l’azione violenta ed è scappato, pare verso due complici con i quali si è dileguato.
Lo studente si è dedicato a prestare le prime cure e ha chiamato il 118. Sul posto è intervenuta la Digos. Le misure di sicurezza saranno rafforzate.
La dinamica dell’agguato fa pensare ad un obiettivo scelto a caso, riconoscibile come “ebreo” per la kippà e la barba. Nathan era infatti appena sceso da un taxi e si stava dirigendo verso la sua abitazione, a pochi metri dal luogo dell’aggressione.
La Comunità ebraica sta ricevendo in queste ore numerose attestazioni di solidarietà da parte di semplici cittadini, spesso abitanti della zona, e dalle istituzioni.
“La vita continua come sempre – dice Raffaele Besso – e ci auguriamo che questo sia un caso isolato. Agli ebrei milanesi dico di stare tranquilli, perché come sempre faremo tutto il necessario per garantire la vostra sicurezza”.
Milo Hasbani ha partecipato questa mattina all’incontro in Prefettura, alla presenza del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e dei vertici delle Forze dell’ordine della città.
“Sono stato stamattina in Prefettura, al comitato di emergenza, e ho visto un clima di solidarietà e vicinanza. C’erano tutte le autorità, il Prefetto Vicario, il Colonnello dei Carabinieri, il sindaco Pisapia, il Questore Luigi Savina, l’Assessore Granelli, il Comandante dei Vigili Tullio Mastrangelo, il Comandante dei Vigili del Fuoco e tutti gli alti vertici della sicurezza. Ci hanno offerto la loro completa disponibilità, dicendo che rafforzeranno le misure di sorveglianza. Ci hanno assicurato che anche da parte dei vertici del Ministero degli Interni hanno avuto disposizioni di accordarci il massimo sostegno.
Ho parlato con il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna che assieme alla presidente della Comunità di Roma Ruth Dureghello incontreranno oggi il Ministro dell’Interno Angelino Alfano con cui ci collegheremo nel pomeriggio.
Spero vivamente che sia un episodio isolato – continua Milo Hasbani – e che non sia riconducibile a matrici islamiche e arabe. Sembra che la persona aggredita, alla quale esprimiamo tutta la nostra vicinanza e gli auguri di Refuà Shelemà, per ora non abbia detto niente e, secondo le prime ricostruzioni del fatto, oltre all’aggressore ci sarebbero state altre due persone che lo aspettavano per portarlo via. Io non ho conferma di questo. Per quanto riguarda la nostra Comunità, questo è il primo episodio di questo tipo e siamo assolutamente integrati nella vita milanese. Non c’era stato, finora, nessun sentore di ostilità, come è avvenuto invece negli altri Paesi europei.
Dopo l’accaduto abbiamo deciso che la scuola dovesse restare aperta, per dare un segnale di normalità e di fiducia nelle Istituzioni e nelle Forze dell’ordine”.
“Ringraziamo della vicinanza le Autorità e i genitori degli alunni della Scuola ebraica, che oggi hanno portato regolarmente i loro figli a Scuola; ringraziamo i ragazzi che hanno voluto venire regolarmente alle lezioni, nonostante il clima che si è creato in queste ore, dimostrando che la vita deve continuare”.
Ferruccio de Bortoli e Roberto Jarach, Presidente e Vicepresidente della
Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, hanno così commentato quando accaduto: “Il fatto non va in alcun modo sottovalutato; dimostra, ancora una volta, come il seme dell’odio venga quotidianamente sparso, i pregiudizi siano ancora purtroppo assai radicati, e la violenza eserciti un fascino pericoloso. Milano, città di pace e di grande civiltà,
solidale e aperta, ha tutti gli anticorpi per respingere le parole e i fatti alimentati dal razzismo e dall’antisemitismo. E la Fondazione è una delle istituzioni della città che, coltivando la disciplina della memoria, promuove, fra religioni ed etnie diverse, le ragioni del dialogo e della reciproca comprensione”.
«Non avere paura, è questo l’insegnamento che abbiamo ricevuto e che manterremo, ma
l’accoltellamento di un cittadino ebreo ortodosso a Milano fa venire brutti pensieri e fa tornare la memoria agli episodi analoghi in Francia e nel resto d’Europa di questi anni oltre che a quelli di questi giorni in Israele. Chiaramente serve sangue freddo, aspetteremo le ipotesi degli inquirenti. Ma è ovvio che il pensiero di tutti corre verso un episodio di
violenza antisemita». Così Emanuele Fiano, componente della segreteria del PD, commenta su facebook il grave episodio di violenza accaduto ieri sera a Milano.
«Se così fosse, oltre al lavoro di prevenzione che le forze dell’ordine e lo Stato già fanno bene, dovrebbe realizzarsi una grande reazione corale nel paese, contro ogni violenza razzista, antisemita o discriminatoria; sarebbe bella una visita di tanti cittadini italiani nei luoghi delle Comunità ebraica, non solo per solidarietà ma per abbattere simbolicamente confini inesistenti che qualcuno vorrebbe erigere, per sconfiggere la paura che nasce quando automaticamente colleghi tra loro gli arresti di cellule di terroristi islamici di queste ore, tra i cui protagonisti circolavano messaggi che incitavano all’uccisione degli ebrei, e l’episodio di stasera. Il timore per il terrorismo islamico c’è a tutti i livelli, il lavoro di prevenzione anche, ma serve una reazione di tutti, non solo sul piano delle forze dell’ordine. Non solo degli ebrei», conclude.