di Nathan Greppi
Non si fermano i doppiopesismi nel mondo accademico milanese contro lo Stato Ebraico: dopo che era già stato annullato un evento previsto per il 7 maggio sulla democrazia israeliana organizzato dall’Associazione Italia-Israele di Savona, per i rischi per la sicurezza dei partecipanti troppo alti secondo la Digos, lunedì 13 maggio l’Università Statale di Milano ha ospitato un evento intitolato Politica, Resistenza e Dignità in Palestina – tra un Apartheid da fermare e un futuro da ricostruire.
L’evento
Tra i relatori previsti all’evento, ospitato nella sede di Via Festa del Perdono della Statale e incentrato sull’accusare Israele di colonialismo e promuovere il BDS, oltre all’attore Moni Ovadia figurava l’influencer italo-palestinese Karem Rohana (noto suoi social con lo pseudonimo “Karem From Haifa”, e che possiede un passaporto israeliano). Oltre a prendere parte alla protesta per impedire la presentazione a Firenze della biografia di Golda Meir scritta dalla giornalista Elisabetta Fiorito, in passato Rohana ha negato gli stupri del 7 ottobre, bollando come una bufala l’inchiesta del New York Times. Inoltre, è stato indagato dalla Questura di Firenze per stalking nei confronti dell’assessore ebrea Sara Funaro e del console onorario di israele in Italia Marco Carrai.
A rendere ancora più grave l’episodio, vi è il fatto che a promuovere l’evento sono stati anche rappresentanti delle istituzioni: tra i moderatori dell’evento, infatti, vi era Alessandro Corti, consigliere del Municipio 7 di Milano in quota PD, il quale ha dichiarato testualmente sui social che l’evento era “a sostegno dell’Intifada studentesca”. Lo stesso Corti, in un post su Instagram in occasione della Giornata della Memoria, ha pubblicato un post su Instagram che paragonava la Shoah ai fatti di Gaza.
Un’altra amministratrice locale che annunciò la propria presenza come moderatrice è stata Marta Nicolazzi, consigliera PD del Municipio 1 di Milano. Al termine di un altro evento filopalestinese, tenutosi il 15 febbraio presso il Circolo Ragionieri, la Nicolazzi ha scritto su Instagram: “Da via Appennini 105B al Mar Mediterraneo, l’Italia sarà filopalestinese. Ora e sempre Palestina libera”.
Il doppio standard
Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi che dopo negli ultimi mesi vedono la Statale favorire gli eventi con una prospettiva filopalestinese a discapito di quelli che mostrano il punto di vista israeliano.
Quando provano a levarsi voci filoisraeliane in controtendenza rispetto al coro, queste vengono messe ai margini; come quando, il 24 aprile, nel corso di un’assemblea studentesca si è cercato a gran voce di imporre il boicottaggio e l’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani.
In tale occasione uno studente di Scienze Politiche, Pietro Balzano, ha dichiarato: “Io non ho sentito nominare una volta Hamas durante questa riunione. Buona parte degli israeliani ha manifestato contro Netanyahu, ma per voi Israele e Netanyahu sono la stessa cosa mentre Palestina e Hamas sono due cose diverse. La distinzione va fatta in entrambi i casi”. A quel punto dalla platea si sono alzati cori di protesta con le parole dello studente, che ha aggiunto: “Le università israeliane rappresentano in molti casi un’avanguardia e non hanno alcun legame con l’apparato militare israeliano”, mentre nell’aula hanno continuato a contestarlo.