di Nathan Greppi
Nel celebre musical Les Misérables, i colori rosso e nero vengono associati rispettivamente al “sangue di uomini arrabbiati” e “l’oscurità di epoche passate”; il rosso e il nero sono non a caso i colori tradizionalmente associati all’estrema sinistra e all’estrema destra, in quanto colori forti. Gli estremismi politici di entrambi i tipi hanno spesso racchiuso al loro interno delle pulsioni antisemite, che variano a seconda del contesto storico e geografico.
Di questo si è parlato martedì 31 maggio in un workshop tenutosi nell’Auditorium del Memoriale della Shoah intitolato Modern European antisemitism on the left and on the right. Il seminario ha visto la partecipazione di accademici e ricercatori giunti a Milano dall’estero, ed è il frutto della collaborazione tra la Fondazione CDEC di Milano e il C-REX, il Centro per lo Studio dell’Estremismo dell’Università di Oslo.
Dalle discussioni, è emerso come in rete le varie forme di antisemitismo tendano ad assomigliarsi: Stefano Gatti e Murilo Cambruzzi, ricercatori dell’Osservatorio Antisemitismo del CDEC, hanno illustrato diversi casi di influencer italiani che hanno fatto propaganda antisemita e antisionista in rete. Gatti si è occupato di quelli legati al cattolicesimo preconciliare, per i quali gli ebrei restano deicidi, mentre Cambruzzi si è occupato dell’estrema sinistra antisraeliana. In entrambe le aree, si possono trovare figure che diffondono teorie complottiste su George Soros e stereotipi antisemiti, esaltazioni dell’Iran e ostilità nei confronti di Volodymir Zelensky, visto come una sorta di pupazzo dei poteri forti.
Elementi interessanti sono emersi soprattutto nel confrontare analogie e differenze tra diversi paesi europei, come ha fatto il ricercatore norvegese Johannes Due Enstad mettendo a confronto Germania e Russia: in entrambe le nazioni l’antisemitismo di destra supera quello di sinistra, ma sebbene la Russia ospiti la più grande comunità musulmana in Europa, l’antisemitismo di matrice islamista sembra essere molto più diffuso in Germania. Inoltre, in Russia è molto più diffuso l’antisemitismo di matrice cristiana, e l’antisionismo puro è meno diffuso che in Germania.
Ci sono poi paesi in cui l’antisemitismo è molto radicato nella mentalità popolare, pur attraversando fasi alterne: è il caso della Turchia, la cui storia di odio per gli ebrei e Israele è stata approfondita dalla storica israeliana Efrat Aviv, che lavora all’Università Bar Ilan. Attraverso varie slide, la Aviv ha ripercorso la storia dell’antisemitismo nella Turchia post-ottomana: dopo che negli anni ’30 ci furono persecuzioni e pogrom, nei decenni successivi al secondo dopoguerra le condizioni degli ebrei iniziarono lentamente a migliorare. Tuttavia, nuove ondate di antisemitismo sono scoppiate in particolare dopo le operazioni israeliane a Gaza negli ultimi anni. All’odio antiebraico da parte di nazionalisti e islamisti, talmente diffuso che il Mein Kampf è tra i testi più venduti nelle librerie, se ne affianca uno minoritario legato all’estrema sinistra antisionista.