L’incontro internazionale si terrà il 30 maggio. Gadi Schoenheit, che lo ha organizzato, dice: «Vorrei che dal dibattito uscisse una concreta linea operativa»
di Ester Moscati
Germania e Italia hanno condiviso l’epoca buia del nazifascismo, con responsabilità diverse e diversamente elaborate nel tempo, ma comunque strette da un tragico vincolo. L’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano Gadi Schoenheit ha pensato di organizzare un convegno per riflettere sul tema dell’antisemitismo oggi nei due Paesi, attraverso un’analisi comparata del fenomeno. Il convegno si terrà domenica 30 maggio, in modalità virtuale, sulla piattaforma Zoom e vedrà la partecipazione di un parterre internazionale d’eccezione: Claus Robert Krumrei, console generale della Repubblica federale di Germania a Milano; Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane; Abraham Lehrer, vice presidente delle comunità ebraiche in Germania; Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo; Felix Klein, commissario speciale responsabile per la lotta all’antisemitismo del governo federale tedesco; Karen Jungblut, direttrice delle Iniziative Globali della USC Shoah Foundation; Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.
Gadi Schoenheit, che coordinerà e introdurrà il Convegno, spiega: «I casi di antisemitismo in Italia, nel 2012, erano stati 16. Nel 2019, 252. Oggi, la pandemia ha aggravato ulteriormente il fenomeno. Una crescita esponenziale, che non si può ignorare. Che ci obbliga a una analisi del fenomeno e a un impegno operativo e concreto. Ho pensato di proporre un confronto con la situazione in Germania, alla quale ci accomuna il passato nazifascista, per capire quanto di quella ideologia abbia condizionato, nei nostri due Paesi, l’atteggiamento della popolazione verso gli ebrei e come perduri ancora oggi nell’ideologia e nelle azioni di gruppi nostalgici di estrema destra. Vorrei poi che dal dibattito potesse emergere una linea d’azione, una sorta di decalogo di iniziative per interventi legislativi ed educativi, nelle scuole e nella società civile».
Tra i partecipanti, dalla Germania interverrà Felix Klein, classe 1968, diplomatico e avvocato tedesco specializzato in diritto internazionale, che dal maggio 2019 è il responsabile per la lotta all’antisemitismo in Germania. Un antisemitismo dai diversi volti e dalle molte sfaccettature, dai pregiudizi secolari a quello attuale di tipo politico, fino al più recente, che Klein definisce “l’antisemitismo importato”, di matrice islamica. Come ha dichiarato in diverse interviste, la sua priorità è di registrare in modo più sistematico e preciso gli episodi di antisemitismo in Germania, un fenomeno in ascesa che desta la preoccupazione della comunità ebraica tedesca e internazionale: il 90 per cento di quelli registrati ufficialmente (nel 2017 sono stati circa 1.500, 1.800 nel 2018) sono provenienti da estremisti di destra. Klein, preoccupato per la situazione nel suo Paese, che ha visto momenti molto difficili, culminati nell’attentato di Halle nel giorno di Kippur del 2019, arrivò a suggerire agli ebrei di non indossare la kippah nei luoghi pubblici. Di recente, Felix Klein ha espresso preoccupazione riguardo alle teorie del complotto contro gli ebrei. «In un periodo di crisi come questo gli autori complottisti hanno molta fortuna: gli ebrei diventano ancora una volta i capri espiatori. Queste teorie, mischiate a una fantasia violenta, possono essere un pericolo estremo», ha detto.
La sua omologa italiana è Milena Santerini, nominata coordinatrice per la lotta contro l’antisemitismo dal Governo, nel gennaio 2020, e incaricata di aprire un tavolo di lavoro sulla definizione dell’antisemitismo dell’IHRA che ha presentato da pochi mesi il suo Rapporto. «L’antisemitismo sta cambiando – ha dichiarato -. È molto diffuso e pericoloso quello culturale che si traduce nel considerare il mondo ebraico sempre straniero. Al Governo e al Parlamento indicheremo delle modifiche di alcune norme del codice penale, così come diremo ai singoli ministeri come migliorare la ricerca dei dati sui crimini di odio e di antisemitismo».