Antisemitismo sui banchi di scuola italiani. Un appello di 4.000 accademici pro Palestina e per il cessate il fuoco. La contro-petizione pro Israele: «Urgenza di ristabilire i fatti»

Italia

di Redazione
«Andate all’inferno, Hitler aveva ragione su di voi ebrei». Il commento su Instagram comparso e successivamente rimosso sul profilo della docente Hanane Hammoud della scuola superiore di H-Farm a Roncade (Treviso), è stato segnalato da una studentessa. Quest’ultima ha salvato il video mostrandolo ai genitori, e successivamente si è diffuso attraverso le chat delle famiglie degli altri studenti.  E ancora: una studentessa italiana è stata presa di mira dai suoi compagni perché israeliana ed ebrea: uno di loro l’avrebbe addirittura minacciata dicendole «ti butto dalla finestra». A Milano comparse scritte neonaziste e stelle di Davide sui muri e a Bologna strappati dal Memoriale della Shoah i manifesti con gli ostaggi ebrei. Sono solo alcuni episodi di stampo antisemita registrati sui banchi di scuola dal 7 ottobre scorso.

Gli episodi di antisemitismo in Italia registrati in ottobre dall’Osservatorio Antisemitismo sono 42, il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dalle pietre di inciampo oltraggiate a Roma alle offese online, offline e sui banchi di scuola, è probabile che il numero degli atti provocatori e degli insulti in questi giorni sia superiore in quanto non sempre vengono denunciati.  I dati di un’indagine dell’Eurispes segnalano che dall’8 ottobre, solo in Italia, sono stati registrati 71 episodi di violenza «concreta». Un problema antico e oggi in preoccupante aumento: «Quant’è bello quando brucia Tel Aviv», è quanto hanno scritto su Instagram gli studenti della Kurva Manzoni Antifa, gruppo che sostiene la squadra di calcetto del Liceo Manzoni di Milano pubblicando una foto di palestinesi esultanti dopo l’attacco a Israele.

Un altro esempio proviene dal Liceo Augusto Righi di Roma, in cui uno studente italo-israeliano è stato coinvolto senza il suo consenso in un controverso tema scolastico su Israele e i palestinesi, proposto da un docente dell’istituto. Intanto un 56enne italiano, residente a Corsico, è stato indagato per propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. L’uomo avrebbe scritto nel bagno del Centro diagnostico italiano di Via Saint Bon la scritta «Prima Hitler poi Hamas per voi ebrei forni e camere a gas», seguite da una stella di David.

L’appello degli accademici al boicottaggio di Israele e la contro-petizione

La domanda è quanto l’orientamento politico di maestri, docenti e studiosi possa influenzare e orientare il pensiero e le opinioni degli studenti di scuole e atenei. In questi giorni, 3.000 accademici pro Palestina nel frattempo pare saliti a 4.000, hanno scritto un appello per il cessate il fuoco immediato a Gaza all’attenzione del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani, della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei Rettori delle Università italiane. «In quanto membri delle comunità accademiche e dei centri di ricerca italiani – si legge nel documento – scriviamo questa lettera in nome della pace e della giustizia, uniti dalla richiesta di porre un’immediata fine alla guerra in corso contro Gaza». E sospendere immediatamente la collaborazione con le università e i centri di ricerca israeliani «fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario».

La risposta non si è fatta attendere. Come segnala Repubblica, diversi docenti sono scesi in campo e hanno lanciato un immediato contro-appello: «Con la nostra lettera desideriamo sottolineare che la Richiesta Urgente, per quanto urgente, non rappresenta il punto di vista della totalità della comunità universitaria. Al contrario, esprime opinioni che molte colleghe e colleghi delle istituzioni di alta formazione respingono con decisione. Travestita da dichiarazione a favore delle vittime palestinesi di questo conflitto, la Richiesta Urgente è un coacervo ideologico che nega la realtà storica e fattuale, oltre a contenere elementi di pregiudizio antisemita».

Il contro-appello dichiara inoltre di avere urgenza di ristabilire i fatti e puntualizza: «Non perdiamo di vista il ruolo delle università, cioè offrire ai giovani gli strumenti necessari ad analizzare i fatti, distinguere fra storiografia e propaganda, e stabilire la validità di argomenti logici. Alla base della Richiesta Urgente sta appunto un pregiudizio duro a morire contro gli ebrei e il popolo di Israele. E inizia con alcune affermazioni oltraggiosamente false, e su di esse costruisce il resto del ragionamento, anch’esso da considerarsi tale. Confutiamo i passaggi uno ad uno. Per prima cosa non accettano l’assunto che in Israele vi sia un «illegale regime di oppressione militare e Apartheid» poi il non riconoscere che la risposta di Israele è una reazione all’attacco di Hamas.

In un recente articolo sul Corriere, lo psicanalista Ammaniti spiega infine il motivo per cui i giovani percepiscono l’Occidente come simbolo di oppressione: «Parlando in termini di inconscio collettivo, in questo contesto emergono antichi sospetti, talvolta con sfumature paranoiche, nei confronti dell’ipotetico strapotere degli ebrei». Lo studioso chiarisce: «I nostri adolescenti manifestano un atteggiamento di opposizione verso quella parte del mondo che percepiscono come più potente e dominante, ossia l’Occidente. Questa posizione risulta più influente dell’ideologia stessa e degli schieramenti politici internazionali. In Israele, le giovani donne e i ragazzi vedono uno Stato strutturato, ben armato, sostenuto dagli Stati Uniti e tecnologicamente avanzato, appartenente a quella parte di mondo che desiderano contrastare. Dall’altra parte, nella loro prospettiva, ci sono i palestinesi oppressi da Israele, una realtà vista come economicamente svantaggiata e oppressa. Si tratta di uno schema che si ripete in molti Paesi».