di Davide Foa
Per i prossimi due anni e mezzo, Antonio Tajani, ex membro della Commissione Europea nonché esponente del Partito Popolare Europeo, sarà il presidente del Parlamento Europeo. La sua elezione, avvenuta a metà gennaio, è stata accolta con grande entusiasmo da Rabbi Menachem Margolin, presidente della ‘European Jewish Association‘, come si legge su European Jewish Press.
“Siamo molto contenti per l’elezione di Tajani come Presidente del Parlamento Europeo. La sua precedente esperienza e bravura come responsabile per il dialogo interreligioso lo aiuterà nel suo compito”, ha commentato Margolin, sottolineando come Tajani sia la persona giusta per contrastare efficacemente quel male che oggi sta riguadagnando terreno in Europa. ” Nonostante sia per molti una verità sgradita, tanto che certi politici cercano di farla passare sotto silenzio, l’antisemitismo sta crescendo in tutta Europa, visti i successi elettorali di populismi e nazionalismi”.
Nel settembre dello scorso anno, Tajani organizzò una conferenza presso il Parlamento Europeo con tema l’antisemitismo e il futuro per le comunità ebraiche europee. In quell’occasione, Tajani sottolineò come il presente clima d’odio nei confronti degli ebrei, stia portando questi ultimi a lasciare l’Europa in favore di Israele. “L’Europa senza gli ebrei non è più Europa“, aveva affermato Tajani, sollecitando l’Europa, con le sue istituzioni e i suoi stati membri, a combattere l’antisemitismo. In che modo? “Da un lato bisogna ricordare, dall’altro bisogna guardare al futuro. È necessario mantenere la nostra consapevolezza ed essere orgogliosi della nostra identità”.
Il nuovo Presidente del Parlamento Europeo sembra dunque, agli occhi di Rabbi Margolin, la persona giusta per intraprendere un processo di collaborazione tra istituzioni europee e comunità ebraiche, nell’obiettivo comune della lotta al sentimento antisemita. A detta di Margolin, il Parlamento Europeo dovrebbe iniziare a “lavorare con noi, comunità ebraiche, e non semplicemente ascoltare ed empatizzare con le nostre posizioni (…). Noi siamo pronti per fare la nostra parte”.