Di seguito pubblichiamo il testo di presentazione e il programma del convegno di studi veterotestamentari dell’Associazione Biblica Italiana, intitolato Israele popolo di un Dio geloso: coerenze e ambiguità di una religione elitaria (Venezia, 11-13 settembre) fortemente criticato dai rabbini italiani, concordi con le osservazioni contenute nella lettera inviata da Rav Giuseppe Laras all’Associazione.
“La scelta del tema di questo convegno è, diversamente da quanto avviene in genere, ispirata dal panorama odierno di un ritorno del religioso con accenti assiomatici e intolleranti. Ciò può rappresentare una sconfitta dello spirito critico moderno, attraverso cui la religione tradizionale si è sviluppata e arricchita, ma pone il problema di considerare attentamente quali possano essere le radici di una religione che nella sua strutturazione può dare adito a manifestazioni ritenute degeneranti.
A partire da tale contesto, a Napoli l’assemblea chiese che si approfondissero le ambiguità della religione veterotestamentaria. Ora, studiare un simile tema significa non ricercare o sottolineare quegli aspetti negativi in sé stessi che tale religione può contenere, ma individuarli come componenti di una dialettica (coerenze e ambiguità) nella quale corrono il rischio di venire isolati e intesi alla lettera. Si potrebbe quasi parlare di una rivelazione double face: ogni aspetto della comunicazione divina s’accompagna al suo contrario.
Il convegno si prefigge dunque di reperire quegli elementi che funzionano in modo equilibrato finché coesistono, mentre ‒ nel momento in cui se ne omette uno ‒ si genera una loro assolutizzazione che facilmente si traduce in una qualche forma di fondamentalismo; intende perciò analizzare quei nuclei compositi che possono generare equilibrio o degenerare in assolutismo fine a sé stesso.
Non è semplice tracciare un percorso lineare di trattazione, che sia privo di sinuosità e ambivalenze. Per evitare un’eccessiva e improduttiva frammentazione tematica, si è scelto di partire da un’ipotesi iniziale: all’origine starebbe il processo attraverso il quale, da divinità subordinata all’interno di un panteon, Yhwh è divenuto gradualmente la divinità esclusiva di un popolo che, elitariamente, si pensa suo unico possesso. La concentrazione in un’unica divinità di ogni aspetto del reale e di ogni tratto psicologico, che definisce la persona umana, ha una ricaduta immediata: alla divinità vengono riconosciute «una tensionalità psicologica ed emotiva» e «una drammaticità affascinante» (G. Buccellati) che da una parte assicurano coerenza, dall’altra originano ambiguità nella sua rivelazione. Tale processo perciò andrà indagato in chiave comparativistica, rispetto alle altre religioni e culture coeve, e in chiave lessicale e terminologica.
Se ciò è vero a parte dei, va rilevato che a parte hominis il pensarsi come popolo appartenente in modo elitario a una divinità unica ha determinato un senso di superiorità della propria religione e lo ha indotto a segnare confini di separazione rispetto agli altri popoli, adducendo motivazioni religiose per differenziazioni culturali (il pensiero va immediatamente alle regole alimentari e ai vari tabù sanciti da divieti divini). Il legame speciale, che vincola il popolo alla sua divinità, condiziona anche quella corrente (presente per lo più nel corpo profetico) che si considera più aperta ai popoli: questo universalismo quanto più allarga i propri orizzonti tanto più esalta la convergenza centripeta in una geografia centralizzata («li condurrò sul mio monte santo… la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli»: Is 56,7).
L’appartenenza elitaria del popolo al suo Dio e la relazione esclusiva che si viene a creare tra i due sono sancite dalla Tôrāh: con essa la religione di Israele assume una spiccata fisionomia normativa, sorprendente se paragonata con altri sistemi religiosi. Questo aspetto andrà approfondito con attenzione, perché inciderà sulle religioni post-bibliche (sarà accentuato nel rabbinismo post-biblico, dialetticamente affrontato nel cristianesimo, globalmente assimilato nell’Islam). L’ambivalenza della Tôrāh si riscontra su due versanti. Anzitutto, se per un verso è offerta proposta al popolo, dall’altro è norma imposta: l’assioma deuteronom(ist)ico «scegli o la vita o la morte» chiaramente non si configura, se così posta, come un’alternativa reale; ci sarà da chiedersi in che misura la gelosia divina incenerisca o meno la libertà di scelta dell’eletto. Su un secondo versante, va evidenziato come la Tôrāh quale suggello di una rivelazione normativa si affida al veicolo della scrittura (fino a divenire Scrittura). Una simile operazione cela fin dall’inizio un’ambiguità: da un lato fissa la volontà divina, dall’altro offre il destro per «la lettura infinita» (D. Banon) e per «l’interpretazione infinita» (P.C. Bori); la de-limitazione del corpo scritturistico va di pari passo con l’esuberanza e la molteplicità della sua interpretazione.
Tra le varie reazioni a questo genere di religione può essere presa in considerazione quella del libro/personaggio Giobbe, che sulla sua pelle ha vissuto le ambiguità di Yhwh e della sua rivelazione.
La trattazione del tema generale del convegno, così delineata, intende evitare l’impressione che si voglia parlare della religione dell’Antico Testamento in luce negativa. Si intendono invece fornire elementi utili a verificare come le problematiche che emergono da tale religione riaffiorino in altri sistemi religiosi e ad appurare se l’ambiguità rilevata sia intrinseca soltanto ai testi veterotestamentari o derivi piuttosto (o anche) dall’interpretazione che se ne è data nelle tradizioni che li hanno recepiti.
PROGRAMMA
Lunedì 11 settembre
9,00 Saluto del presidente dell’ABI (Luca Mazzinghi)
9,15 Introduzione al tema (Marco Zappella)
9,45 Il Dio unico di Israele: le aporie del suo esclusivismo (Herbert Niehr)
10,30 Pausa
11,00 Gelosia divina e libera scelta dell’uomo (David Volgger)
11,45 Discussione
12,30 Pranzo
16,00 Il Dio mutevole: una rassegna del lessico biblico (ḥesed, ṣedāqāh, pqd)
(Alessandro Catastini)
16,45 La Tôrâ: elemento essenziale di una religione normativa (Jean-Louis Ska)
17,30 Pausa
18,00 Discussione
19,30 Cena
Martedì 12 settembre
9,00 Definire confini: sacro/profano, terra/diaspora, noi/gli altri (Claudio Balzaretti)
9,45 L’universalismo centripeto nella letteratura profetica (Cirino Versaci)
10,30 Discussione
11,00 Pausa
11,30 L’ambiguità di una religione codificata in una scrittura sacra (Juan Carlos Ossandón)
12,30 Pranzo
14,00 Escursione
17,30 Assemblea (consuntivo e programmazione prossimo convegno)
19,30 Cena
Mercoledì 13 settembre
8,45 Il Dio indisponibile: tra spiegazione verificabile e abbandono al mistero. La sapienza di Giobbe (Angelo Passaro)
9,30 Elezione, libertà, Scrittura e libera interpretazione nei pensatori di religione ebraica e musulmana (Mauro Zonta)
10,15 Discussione
10,45 Pausa
11,00 Tavola rotonda e sintesi conclusiva
12,30 Pranzo