di Nathan Greppi
Venerdì 13 ottobre, alla sede della Fondazione Feltrinelli, si è tenuto l’incontro Una bella differenza. Per sconfiggere le paure, organizzato dall’Associazione Il Razzismo è una brutta storia, che da alcuni anni promuove progetti educativi per sensibilizzare sui temi del razzismo, migrazione e diritti, per l’integrazione.
Lo scopo dell’incontro è stato presentare un kit didattico di 3 dvd, curato da Eva Schwarzwald, contenenti 34 cortometraggi da tutto il mondo adatti a varie fasce d’età, dai 7 ai 18 anni, per promuovere e difendere il valore della diversità.
Come ha spiegato la vicepresidente del gruppo, Giulia Maldifassi, il kit è diretto soprattutto agli insegnanti delle scuole elementari e medie, che si ritrovano classi ogni anno sempre più eterogenee culturalmente: “Noi abbiamo voluto offrirvi uno strumento che vi aiutasse ad affrontare le domande, le paure, le curiosità dei ragazzi su questi temi con il massimo di lievità possibile, contemporaneamente a una buona profondità,” ha dichiarato, ricordando inoltre che lo stesso giorno ha avuto luogo, in Piazza Montecitorio, una marcia per la cittadinanza.
I saluti
Giulia Frova, project manager del gruppo, ha invitato sul palco alcune persone per presentare il progetto: la prima è stata Daniela Di Carlo, Pastora della Chiesa Valdese, che con il proprio 8 per mille ha finanziato l’evento perché “ci sembra che le buone pratiche debbano essere condivise e debbano contagiare,” ha detto.
Dopo di lei ha preso la parola Johan Verhoom, Console Olandese a Milano, il cui paese ha prodotto 4 dei corti presenti nei dvd. “Questi brevi film, che sono stati prodotti nei Paesi Bassi, […] vi mostrano alcuni aspetti importanti per la nostra cultura e la nostra società, e in particolare vi mostrano l’importanza del rispetto e della solidarietà nei confronti delle culture diverse.”
E infine è venuto il turno di Romano Fattorossi, presidente dell’AIACE (Associazione Italiana Amici Cinema d’Essai), il quale ha raccontato come abbiano deciso di mettere, negli ultimi anni, sottotitoli apposta per i sordi e cuffie per i ciechi, in un iniziativa chiamata “Cinema senza barriere”.
Le proiezioni
E infine sono stati proiettati 4 dei corti presenti nei dvd, che sono accompagnati da una guida didattica. Questi ultimi, ha spiegato la Frova, sono divisi in base a tre categorie, una per dvd: migrazioni, LGBT e disabilità.
I protagonisti dei film raccontano le loro storie, i problemi di integrazione, ma anche le affinità oggettive, religiose e di tradizioni.
Il primo, Ahmad’s hair, è stato girato in Olanda e racconta la storia vera di Ahmad, un giovane rifugiato siriano che, per ripagare il modo in cui lui e la sua famiglia sono stati accolti, si fa crescere i capelli per donarli a un bambino malato di cancro. Al termine è salita sul palco la regista, Susan Koenen, la quale ha spiegato di averlo girato perché secondo lei vi è dell’ostilità in Olanda verso i rifugiati, e sperava di mostrare ai bambini come sarebbe una vera famiglia siriana: “ho anche già sentito di alcuni bambini che hanno deciso di farsi crescere i capelli per donarli dopo aver visto questo film,” ha detto.
Il corto successivo è il francese Les Pionniers del 26enne francese Gaby Ohayon, che ha per protagonisti due undicenni, Zyto et Momo, uno ebreo e uno musulmano, ma hanno qualcosa in comune: sono entrambi circoncisi! Per Momo non è un problema, mentre per Zyto questo aspetto, oltre alla dieta “religiosa” che gli viene proposta alla mensa, è un freno all’integrazione. Sarà Momo a escogitare un piano un po’ strambo per aiutare il compagno a superare il suo blocco. Attraverso lo sguardo giocoso dei due amici, il regista affronta con ironia il tema del dialogo inter-religioso. Nella scheda di questo film vengono anche dati suggerimenti di lettura, alcuni dei quali proposti da CDEC.
Al termine è intervenuta la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader, la quale ha elogiato il corto in quanto “sfata tanti pregiudizi. Innanzitutto abbiamo un ragazzino musulmano arabo di origine e un ragazzino ebreo, e già questo è un tema importantissimo da far emergere […], e li accomunano anche cose delle loro religioni che nessuno sa”. Un affresco forse troppo roseo, considerando che molti ebrei stanno lasciando la Francia a causa dell’antisemitismo musulmano.
Dopodiché è stato proiettato Genderfreak, un corto americano ambientato in un liceo su un ragazzo queer. Al termine del corto sono saliti a parlare Francesco Comotti, membro dell’Arcigay, e gli studenti Aurelio e Denis. Comotti ha iniziato spiegando che “è più semplice scoprirsi quando si è in un gruppo di pari che sono pronti ad accettarci piuttosto che scoprirci in totale solitudine.” I due studenti hanno raccontato degli episodi che hanno vissuto in prima persona: Denis, ad esempio, è stato più volte perseguitato da una docente che gli disse di bruciare all’inferno, aggiungendo che lui non potrà mai essere un vero genitore.
E infine è venuto il turno di Through Ellen’s ears, un altro corto olandese che narra la storia di una bambina sorda che vorrebbe andare in una scuola normale e integrarsi. A salire per parlare del tema è stata la studentessa russo-italiana Anastasia Lekontseva, che si è espressa tramite il linguaggio dei segni. Ha spiegato come ha avuto difficoltà all’inizio, in Italia, a frequentare un ambiente di non sordi, e che vi è ancora strada da fare per integrarsi: “C’è il mondo dei sordi, ma è invisibile, non si vede”.
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