Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di Giorgio Mortara, vice-presidente dell’Ucei durante la visita alla sinagoga di Milano del Cardinale Angelo Scola, il 17 gennaio 2017
Sua eccellenza Cardinale Scola,
in rappresentanza dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ed a nome di tutte le Comunità, Le porgo i più cordiali saluti e il benvenuto in questa nostra comune casa. tutti noi sentiamo come sia importante questa visita per l’ebraismo italiano e per la città. L’odierno incontro con la Comunità ebraica di Milano, la seconda in Italia in ordine di grandezza, costituisce un ulteriore passo in quell’essenziale percorso di comprensione e fiducia reciproca che ha preso il via con la dichiarazione Nostra Aetate. Un percorso che in questa fase storica molto complessa, in cui intolleranze e radicalismi religiosi minacciano non solo la libertà di culto, ma la vita di milioni di persone, assume un valore ancor più significativo di lotta comune contro chi fomenta e istiga all’odio.
Oggi, infatti, le religioni sono chiamate ad agire con una responsabilità sociale ben precisa e i loro leader sono chiamati a essere un esempio per tutti i cittadini, a prescindere dalle singole appartenenze ideali, spirituali e culturali, per la difesa della convivenza all’interno delle nostre società.
L’inizio di questo anno civile ha già registrato purtroppo episodi di violenza – appena dopo Berlino Istanbul e poi Gerusalemme, che vanno nella direzione opposta. Episodi che devono farci riflettere, a maggior ragione in un 2017 in cui cadranno diverse celebrazioni che uniranno il passato al futuro: è il caso del centenario della dichiarazione Balfour, dei 60 anni dalla firma dei trattati di Roma e del cinquantenario della guerra dei Sei giorni. A fronte di questo, studiando la storia e comprendendo l’evoluzione, dobbiamo chiederci che ruolo nei nuovi equilibri globali possano avere le religioni.
Il Vaticano ha fatto scelte importanti su questo fronte, con riconoscimenti che non spetta a noi giudicare, portati avanti attraverso scelte che è nostro augurio siano state attentamente meditate. Ma a queste attestazioni di fiducia e di apertura al dialogo, la preoccupazione del mondo ebraico è che corrispondano immediate condanne contro chi invece sceglie la strada della violenza, dell’istigazione all’odio, del terrorismo per colpire la pace a cui tutti aspiriamo, in Italia, in Israele e nel mondo.
All’indomani delle ignobili stragi in Europa, in Siria nel medio oriente in Israele e a fronte di un infittirsi delle tensioni internazionali legate a atti criminali perpetrati a vario titolo in nome di un ipotetico dettame religioso, è a tutti evidente che l’unica strada percorribile in una direzione di pace è quella che pone il dialogo nelle e fra le religioni come priorità politica. Se per dialogo intendiamo i pur benefici incontri interreligiosi fra alti rappresentanti delle singole confessioni, mi si lasci dire che quel tempo mi sembra passato e non ha dato grandi risultati. Al più si è trattato di azioni dall’alto valore simbolico, che le violenze odierne hanno ampiamente cancellato.
Molte sono le discussioni sulla reale possibilità di un fattivo dialogo tra e nelle le diverse religioni ma noi ci dobbiamo credere Il dialogo interreligioso espresso attraverso incontri e conferenze seguiti da poche decine di persone e riti della diplomazia Non sono sufficienti. Chiudo sottolineando che oggi il dialogo tra religioni deve trasformarsi in agire, in convivenza, in condivisione di progetti e di spazio, andando oltre al pensiero e alla parola. E’ su questa strada che dobbiamo incamminarci come auspicato da documenti di Commissioni miste di carattere sia multiculturale ed interetnico sia interreligioso
Ecco quindi che mi sembra opportuno ricordare alcune preminenti iniziative sorte a Milano e che vanno in questa direzione
La collaborazione tra il Memoriale della shoah di Milano assieme alla comunità di Sant’ Egidio ed ai City Angels per i migranti in transito alla stazione centrale con la collaborazione dei ragazzi della Shomer Hazair.
Il corso “Insieme per prenderci cura” promosso dalla Accademia Ambrosiana con l’associazione medica ebraica che ha visto collaborare assieme Cristiani, mussulmani ed ebrei sotto l’egida della curia il rabbinato di Milano ed il Coreis per sensibilizzare, informare e formare tutti gli operatori sanitari al rispetto delle varie identità spirituali delle persone malate Questo corso ha visto la collaborazione dell’ordine dei medici di Milano e provincia e del collegio degli infermieri (ipasvi)
A seguito di questa esperienza sempre nel 2016 con la collaborazione dell’amministrazione carceraria è stato organizzato Il Corso per il personale addetto alle carceri anch’esso si è svolto sotto l’egida della curia il rabbinato di Milano ed il Coreis. Il Seminario, articolato in 3 giornate è stato preparato da un Gruppo di lavoro, che promuove azioni e interventi multiculturali/spirituali a supporto dell’attività di assistenza penitenziaria, partendo da valori condivisi tanto dalle tradizioni abramitiche quanto da altre tradizioni religiose o ideali umanistici laici.
A noi sembra che l’attuale emergenza, il crescere delle violenze antiebraiche in Europa e nel mondo parallelamente al crescere di violenze su altre comunità religiose cristiane e mussulmane perpetrate nel nome millantato di un dovere religioso, imponga un mutamento nell’atteggiamento di tutti, a tutti i livelli della società. Solo uno scatto deciso in questa direzione darà un senso non effimero alla stagione iniziata cinquant’anni fa dall’apertura conciliare di Papa Giovanni XXIII
Confidiamo per questo che la Chiesa, al fianco del mondo ebraico, si farà portatrice di questo messaggio in modo da portare insieme avanti non solo il fondamentale cammino del Dialogo, ma anche quello della lotta contro le grandi minacce del nostro tempo.