Gli ebrei italiani di Libia e il passaporto italiano: un appello al premier Gentiloni

Italia

di Redazione

“Diversi ebrei di origine libica naturalizzati italiani, o riconosciuti tali “optimo iure sanguine” che risiedono all’estero, incontrano delle difficoltà nel vedersi rinnovato il passaporto dai rispettivi consolati,  per via dell’impossibilità di poter produrre il loro certificato di nascita. In mancanza del certificato di nascita, un cittadino italiano residente all’estero, non può nemmeno iscriversi all’Aire”.

Così scriveva ai primi di agosto David Meghnagi, assessore alla cultura dell’Ucei, al primo ministro Paolo Gentiloni in relazione alla difficile situazione degli ebrei di Libia, in occasione del cinquantenario dell’arrivo degli ebrei libici in Italia.

Ringraziando il premier per il riconoscimento delle sofferenze subite dagli ebrei di Libia, Meghnagi porta infatti a conoscenza di Gentiloni un aspetto molto difficile per gli ebrei di Libia, che “per evitare il rischio di perdere la cittadinanza, dovrebbero trasferire la propria residenza in Italia e una volta qui, rivolgersi al Tribunale per ottenere una dichiarazione giurata”.

Il trasferimento della residenza non è però una cosa che si possa compiere facilmente.  Da qui la proposta di Meghnagi: che siano i Consolati a rilasciare la certificazione sostitutiva.

“Qualora questa strada fosse percorribile sul piano giuridico, renderebbe possibile il superamento di una difficoltà che per non voluta, suonerebbe ingiusta”, conclude Meghnagi.