di Nathan Greppi
Giovedì 16 novembre, presso la sede della Fondazione Cariplo, l’associazione Gariwo, che promuove la memoria dei Giusti, ha tenuto un incontro per inaugurare la sua nuova piattaforma digitale, GariwoNetwork, una rete pensata per connettere tutti i soggetti impegnati nella diffusione del messaggio dei Giusti, dai docenti alle associazioni, ai referenti dei Giardini dei Giusti in ogni parte del mondo. Il fondamento del network è la Carta delle responsabilità 2017, il documento ispirato a Charta ’77 lanciato al termine della riflessione collettiva avviata da Gariwo con il ciclo di incontri La crisi dell’Europa e i Giusti del nostro tempo.
All’incontro erano presenti insegnanti, ambasciatori, consoli e altri ospiti dall’Italia e dal mondo. (Sul sito Gariwo tutti gli interventi della giornata)
La prima a prendere la parola è stata la vice-sindaco di Milano, Anna Scavuzzo, che si è scusata per l’assenza di Beppe Sala, primo firmatario della Carta della Responsabilità 2017. Il loro impegno, ha detto la Scavuzzo, “sicuramente nasce da una tradizione, quella del solidarismo ambrosiano, che è trasversale rispetto ai tempi e alle inclinazioni. […] Molte sono state le amministrazioni che si sono succedute e che hanno voluto portare avanti questo impegno per una Milano aperta, moderna e tollerante.” Ha concluso affermando che il Giardino dei Giusti “è una realizzazione concreta di questo spirito.”
Il primo relatore a prendere la parola è stata Ulianova Radice, direttore di Gariwo, la quale ha spiegato come è nata l’associazione nel 2001; Gabriele Nissim, figlio di sopravvissuti alla Shoah, propose a Pietro Kuciukian, figlio di un superstite del genocidio armeno, di unire le memorie, e a tal fine promossero diverse attività soprattutto nelle scuole: “Parlare dei Giusti ci ha permesso di superare gli schemi fissi di narrazioni cristallizzate nel male,” ha dichiarato. “Nel 2003 abbiamo chiamato a Milano i protagonisti del dissenso nella ex-Unione Sovietica e nei paesi satelliti, per parlare di gulag e di resistenza morale al totalitarismo. Nello stesso anno abbiamo creato il primo ‘Giardino dei Giusti di tutto il mondo’ al Monte Stella di Milano, con l’appoggio del comune e dell’UCEI.” Ha concluso affermando che è urgente trovare soluzioni ai problemi che affliggono l’Europa, poiché “l’esempio dei Giusti ci spinge in questa direzione, a osare soluzioni nuove […] e a immaginare il futuro in modo visionario”.
Dopo di lei è venuto il turno di Nissim, presidente di Gariwo, che ha esordito dicendo che “viviamo in tempi molto pericolosi che ci possono gettare in disastrosi conflitti e profonde lacerazioni in Europa, Asia e Medio Oriente. Ma tutti noi abbiamo la possibilità di invertire questa tendenza, perché nulla è scontato, noi dobbiamo avere occhio a quello che sta accadendo e poi dobbiamo vedere come possiamo intervenire.” Ha ricordato le recenti manifestazioni xenofobe in Polonia, spiegando che “ogni paese vuole diventare first, persegue i suoi interessi particolari e poi vince chi è in grado di esercitare la maggiore potenza egemonica. Ha inoltre riservato aspre critiche ai social, dove “le persone sono alla ricerca della propria autoaffermazione, si dimostrano impermeabili alle idee degli altri e cercano il nemico da odiare e demonizzare.” Ha concluso affermando che “noi non siamo una forza politica, ma vogliamo creare sinergie per risvegliare le coscienze di fronte ai problemi del nostro tempo.”
Dal mondo della politica
In seguito è intervenuto il senatore Gabriele Albertini, che si è battuto a lungo con Gariwo per far approvare dall’Europarlamento la Giornata Europea dei Giusti. A tal fine ha raccontato una situazione divertente in cui si trovò: mentre cercava dei potenziali firmatari, si imbatté in Jean-Marie Le Pen. Dapprima timoroso, per convincerlo gli ha chiesto di firmare contro “il totalitarismo e il comunismo”, ottenendone l’approvazione.
Un’altra parlamentare intervenuta dopo di lui è stata la deputata Milena Santerini, venuta a parlare della nuova legge che presto istituirà la Giornata in memoria dei Giusti per l’Umanità. “Siamo in un’epoca in cui non sembrano esserci molti giusti,” ha dichiarato. “Forse è stato sempre così, anche in altre epoche, ma accade, forse più che in altre epoche, che anche chi fa il bene viene accusato e colpito. La memoria dei Giusti contrasta non solo l’oblio, ma contrasta anche l’invidia del bene, la difficoltà ad accettare che ci sia una resistenza, che ci sia qualcuno che dice no.”
Dal mondo della cultura
Dopo una breve pausa, ha parlato la giornalista ed esperta di Medio Oriente Anna Migotto, che ha recentemente raccontato delle giovani reclute dell’ISIS nel saggio Non aspettarmi vivo: “Lo Stato Islamico pensa in 140 caratteri,” ha dichiarato, per spiegare che esso seduce i giovani attraverso i tweet e gli slogan, senza usare ragionamenti complessi. “Molti di questi ventenni,” ha aggiunto, “che sono andati a Raqqa e a Mosul, e che in alcuni casi sono diventati degli assassini, erano ragazzi che precedentemente avevano sognato di essere ragazzi globali, addirittura con il segno dell’Europa.” Ha concluso dicendo che dei 40.000 volontari partiti per combattere 1.500 sono tornati in Europa, e “il grande tema con il quale tutti i paesi dovranno fare i conti e cosa fare di quelli che torneranno,” poiché il carcere è il maggiore luogo di radicalizzazione dopo i social.
Successivamente è intervenuta Anna Foa, storica e docente della Sapienza, per parlare di accoglienza. A tal proposito, “faccio riferimento a evento in particolare sorprendente per la sua somiglianza con quello che sta succedendo oggi, ed è la Conferenza di Evian del ’38 in cui le nazioni europee hanno deciso sostanzialmente di non accogliere i profughi ebrei dalla Germania e dall’Austria. Ancora non era venuta la Notte dei Cristalli, e forse possiamo domandarci se sarebbe avvenuta senza questa conferenza.” Ha inoltre criticato l’uso che si fa della parola “buonista”, facendo analogie con il “pietismo” di cui era accusato chi, sotto il fascismo, rimaneva amico degli ebrei.
La piattaforma
E infine, l’ultimo intervento della mattina è stato quello di Martina Landi, caporedattrice di Gariwo, che ha illustrato la nuova piattaforma digitale: “Il sito di Gariwo è quello che anima la nostra associazione, ed è quello che unisce ciò che Gariwo è e vuole essere,” ha detto. “Usiamo la rete in un modo positivo e proattivo. […] Quello che prevale è sempre più spesso l’emotività piuttosto che l’argomentazione razionale. Quello che noi cerchiamo di fare con il sito di Gariwo è proprio questo, di inserire in questa cornice delle argomentazioni razionali e far parlare e pensare le persone. È un po’ una sfida, uno sforzo che tutti i giorni cerchiamo di fare e compiere al meglio, perché poi quello che vogliamo fare è ospitare il maggior numero di voci possibili. […] Quella interna al network è una pagina tutta dedicata al mondo dei Giusti, dove ogni utente avrà una propria pagina personale, con i propri dati, e potrà pubblicare materiale, informazioni, ecc. Sarà anche possibile commentare, interagire con gli altri utenti della rete, proprio perché quello che vogliamo fare è spingere il confronto.”
Idee e ricordi
Nel pomeriggio sono saliti sul palco nuovi relatori: il primo è stato Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, che prima di parlare ha chiesto un minuto di silenzio in memoria di Rav Laras, per il quale tutti si sono alzati in piedi. Nel spiegare il gesto ha affermato che “non è l’appartenenza religiosa, non è il credo, non è nulla, è soltanto la condivisione. Quello è un uomo che ha insegnato cosa vuol dire il dialogo.” Si è dichiarato ammirato da chi cerca di fare il bene in “questo mondo che sta andando a catafascio,” e in relazione al comportamento dei tifosi laziali ha detto che “andare a toccare Anna Frank è un crimine.”
Ferrari ha poi passato la parola a Emilio Barbarani, che fu ambasciatore italiano in Cile ai tempi di Pinochet e salvò centinaia di dissidenti, venuto a parlare dei diplomatici nominati Giusti: “La diplomazia non è soltanto cocktail e cioccolatini, come spesso si dice,” ha detto, “ma ha avuto anche dei rappresentanti che se la sono giocata, che hanno rischiato per salvare gente perseguitata e per mettere in atto quelli che oggi sono i dichiarati, soprattutto dalla Carta delle Responsabilità, gli ideali di un ‘uomo nuovo’.” Tali ideali sono la giustizia e la bontà.
Gli interventi brevi
Poco dopo sono intervenute brevemente diverse personalità legate a Gariwo e a organizzazioni analoghe a livello internazionale: Annalia Guglielmi, traduttrice ed esperta di Est Europa che negli anni ’80 visse in Polonia, dove collaborò con i dissidenti di Solidarnosc; Anna Ziarkowska, della Casa d’incontri con la Storia di Varsavia; Pietro Kuciukian, co-fondatore di Gariwo e console armeno in Italia; Hamadi ben Abdesslem, la guida del Museo del Bardo di Tunisi che il 18 marzo 2015 salvò dei turisti italiani da un attentato terroristico; Giulia Ceccutti, dell’associazione italiana che sostiene il villaggio israeliano di Nevè Shalom, dove arabi ed ebrei vivono insieme; Francoise Kankindi, presidente dell’Associazione Bene Rwanda, sezione di Gariwo che tratta i massacri in Ruanda del ’94. Inoltre, sono stati proiettati due videomessaggi di Piotr Jakubovsky e Yair Auron, rispettivamente capo della Casa d’incontri di Varsavia e fondatore del Giardino dei Giusti di Neve Shalom.
Dopo di loro ha preso la parola Ruggero Bresciani, presidente del Comitato dei Giusti, che a marzo ha contribuito a inaugurare un nuovo giardino a Calvisano, in provincia di Brescia. E infine, Anna Maria Samuelli ed Emanuela Bellotti hanno parlato della didattica di Gariwo, e del ruolo che gli insegnanti hanno nel promuoverne i valori nelle scuole.ed esperta di Medio Oriente Anna Migotto, che ha recentemente raccontato delle giovani reclute dell’ISIS nel saggio Non aspettarmi vivo: “Lo Stato Islamico pensa in 140 caratteri,” ha dichiarato, per spiegare che esso seduce i giovani attraverso i tweet e gli slogan, senza usare ragionamenti complessi. “Molti di questi ventenni,” ha aggiunto, “che sono andati a Raqqa e a Mosul, e che in alcuni casi sono diventati degli assassini, erano ragazzi che precedentemente avevano sognato di essere ragazzi globali, addirittura con il segno dell’Europa.” Ha concluso dicendo che dei 40.000 volontari partiti per combattere 1.500 sono tornati in Europa, e “il grande tema con il quale tutti i paesi dovranno fare i conti e cosa fare di quelli che torneranno,” poiché il carcere è il maggiore luogo di radicalizzazione dopo i social.
Successivamente è intervenuta Anna Foa, storica e docente della Sapienza, per parlare di accoglienza. A tal proposito, “faccio riferimento a evento in particolare sorprendente per la sua somiglianza con quello che sta succedendo oggi, ed è la Conferenza di Evian del ’38 in cui le nazioni europee hanno deciso sostanzialmente di non accogliere i profughi ebrei dalla Germania e dall’Austria. Ancora non era venuta la Notte dei Cristalli, e forse possiamo domandarci se sarebbe avvenuta senza questa conferenza.” Ha inoltre criticato l’uso che si fa della parola “buonista”, facendo analogie con il “pietismo” di cui era accusato chi, sotto il fascismo, rimaneva amico degli ebrei.
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