Giovani universitari per il diritto allo studio, contro le occupazioni

Italia

di Nathan Greppi
Dopo mesi in cui i collettivi di estrema sinistra si sono messi a dettare legge negli atenei in Italia, imponendo la loro agenda antisraeliana anche a quegli studenti e docenti che non condividono le loro posizioni, diverse organizzazioni studentesche hanno deciso di dire chiaramente “noi non ci stiamo”: l’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia) ha recentemente firmato un Manifesto Nazionale per il Diritto allo Studio” sottoscritto anche da tre associazioni universitarie presenti in 17 università italiane: Studenti per le Libertà, Universitari Liberali e Siamo Futuro.

Tale manifesto, promosso dallo studente di Scienze Politiche dell’Università Statale di Milano Pietro Balzano che ad aprile prese posizione pubblicamente contro il boicottaggio d’Israele, è stato presentato mercoledì 19 giugno durante una conferenza stampa tenutasi a Milano, presso il World Hotel Cristoforo Colombo.

Il Manifesto

“In tutta Italia gli atenei sono stati presi in ostaggio da una minoranza violenta e rumorosa che ha cercato, e cerca tuttora, di imporre il proprio pensiero e la propria posizione su tutti gli altri con occupazioni illegali, intimidazioni e vandalismo. Oggi noi firmatari del Manifesto siamo qua uniti perché non è più possibile restare a guardare”, si legge nel Manifesto. “Come studenti, non vogliamo impedire a nessuno di esprimere le proprie idee, purché ciò avvenga attraverso un dialogo democratico e un confronto pacifico e costruttivo. Pertanto, condanniamo fermamente ogni tentativo di imporre a qualsiasi costo un pensiero unico, le prevaricazioni, le intimidazioni ai danni di studenti di religione ebraica o di nazionalità israeliana, il danneggiamento degli Atenei che sono patrimonio di tutti noi, così come condanniamo senza riserve i tentativi di privarci degli innegabili benefici tecnico scientifici rappresentati dagli accordi di collaborazione stipulati con gli atenei israeliani”.

La voce dei giovani ebrei

“Se uno studente non si sente a proprio agio all’interno dei propri atenei, l’istituzione in quanto tale ha fallito. Ancora più grave è quando lo studente appartiene a una minoranza, e nel nostro caso, quella ebraica”, ha dichiarato a margine della conferenza il Presidente UGEI Luca Spizzichino. “L’antisemitismo è un problema che riguarda tutti, non solo la nostra comunità. Gli ebrei sono sempre stati la cartina di tornasole delle fragilità della società. Se cresce l’odio per il popolo ebraico significa che i principi democratici del nostro Paese sono a rischio. Per questo motivo tutto ciò non può essere ignorato o minimizzato”.

Durante la conferenza, Spizzichino ha riportato vari episodi di intolleranza nei confronti degli studenti ebrei e israeliani avvenuti negli atenei italiani: “A Milano hanno sputato addosso a uno studente perché indossava una collana con il simbolo della Stella di Davide. All’Università di Perugia, uno studente libanese ha preso di mira una studentessa israeliana, invitando gli altri studenti a non sedersi vicino a lei solamente perché ebrea. In Umbria, un’altra studentessa israeliana invece è stata insultata e chiamata ‘terrorista’, e insieme a lei anche la sua famiglia”. Ha rimarcato come troppe volte si è sentito gridare “fuori i sionisti dalle università”, quando la maggioranza degli ebrei si identifica come sionista e si sente legato a Israele.

La parola agli studenti

Nell’introdurre l’evento, è stato proiettato sullo schermo un video girato all’Università di Pisa da Studenti per le Libertà, che riporta testimonianze di chi è stato espulso ed emarginato dai collettivi propal, che occupavano le biblioteche e cacciavano via gli studenti che non prendevano parte all’occupazione. Una situazione che, come ha spiegato il moderatore Franco Modigliani, è “molto ricorrente negli ultimi tempi. L’occupazione degli spazi da parte di una minoranza molto attiva e facinorosa, e soprattutto la mancanza della possibilità di esprimersi con idee diverse”.

Balzano, ideatore del Manifesto, ha spiegato le ragioni che l’hanno portato a farlo; il suo percorso è iniziato “quando l’università stessa ha organizzato un dibattito in cui si sarebbe dovuto trattare l’argomento degli accordi con gli atenei israeliani”, ha detto. “Ho partecipato a questo dibattito, sperando che fosse un luogo di confronto, ma già al mio arrivo ho capito che così non era più. Mi era stata presentata quella che avrebbe dovuto essere la ‘moderazione’ di quell’evento, che era parte delle liste studentesche che appoggiavano coloro che occupavano la nostra università”. Per aver cercato di esprimere una posizione moderata, “sono stato zittito e contestato proprio da quella che avrebbe dovuto essere la mediazione”.

Ha detto che il Manifesto si rivolge soprattutto a “tutti quegli studenti che non hanno un’opinione. Che non sono schierati, pensano al fatto che avranno quattro esami in due settimane, che oltre agli esami hanno il tirocinio. Magari non vivono una situazione facile, e trovano nell’università una seconda casa in cui ritrovarsi con gli amici, andare in biblioteca, studiare insieme e, chissà, trovare l’amore tra i banchi. Io credo che questa sia la bellezza della nostra università, di tutte le università, e ciò che l’università rappresenta per noi”.

Dello stesso avviso Luca Palmegiani, coordinatore di Studenti per le Libertà a Milano, che ha raccontato come lui e altri membri della sua associazione “siamo stati vittime di vari atteggiamenti intimidatori da parte di questi personaggi che hanno occupato le varie università italiane”. Idem per Filippo Leòn, coordinatore per Milano dell’associazione studentesca Siamo Futuro, venuto “per rilanciare un messaggio: quello dell’Articolo 34 della Costituzione, ossia il rispetto per il diritto allo studio. Per troppo tempo, molti studenti non hanno potuto accedere a questo diritto”, ha detto, rimarcando come “spesso gli stessi collettivi che occupano e devastano le nostre università sono gli stessi che si lamentano per la mancanza di fondi stanziati nell’istruzione”. Mentre Gianluca Baldini, coordinatore nazionale di Universitari Liberali, ha raccontato in collegamento da remoto che di recente hanno fatto presenti queste istanze anche ad un incontro con il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca.

La parola ai docenti

Oltre al manifesto degli studenti e dei giovani ebrei, è stata illustrata un’iniziativa anche da parte di accademici affiliati a varie università ed enti di ricerca, dal titolo Una importante sfida: la Ricerca italiana costruisca ponti tra israeliani e palestinesi. Per presentarne gli aspetti giuridici, si è collegata da remoto Lucia Corso, docente di filosofia del diritto all’Università Kore di Enna.

Caterina La Porta, docente di patologia generale presso la Statale, ha rimarcato come il loro compito sia quello di promuovere il dialogo e gli scambi tra studenti e accademici, perché “la scienza si fa in modo trasversale, multidisciplinare, dove ci si ascolta, dove c’è dialogo, e non c’è nient’altro”. Dello stesso avviso il fisico Aldo Winkler, ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il quale ha dichiarato che gli piacerebbe vedere lavorare insieme ricercatori israeliani e palestinesi.

La voce delle istituzioni

Non sono mancati interventi anche da parte di rappresentanti della politica: Alessandro Fermi, Assessore all’Università della Regione Lombardia, ha rimarcato come la Regione “è orgogliosa del sistema universitario che abbiamo”. Questo sistema, per poter andare avanti, ha “un’unica condizione: la possibilità per ogni studente, da qualsiasi parte del mondo venga, di poter studiare liberamente, di potersi sentire a casa all’università, e di poter accedere a tutte le offerte e i servizi che le università mettono a disposizione. E deve avere piacere a frequentare questi ambienti”.

Passando dall’Italia all’Europa, l’eurodeputata Isabella Tovaglieri ha sottolineato gli aspetti più pratici del perché boicottare è sbagliato: “La Commissione Europea ha dettato due driver fondamentali per lo sviluppo dell’Europa dei prossimi vent’anni: la rivoluzione digitale e la rivoluzione ambientale”. Per non subire queste transizioni, occorre investire nella formazione per le professioni del futuro; pertanto, “boicottare la partecipazione alla cooperazione scientifica e interrompere gli scambi culturali con un paese all’avanguardia tecnologica come Israele è, oltreché un involuzione culturale, anche una gravissima perdita”.

Rimanendo in ambito europeo, è intervenuta invece in collegamento video da Bruxelles la vicedirettrice dell’AJC Transatlantic Institute Benedetta Buttiglione. Ha invitato i firmatari del Manifesto a Bruxelles per incontrare studenti e docenti da ogni parte d’Europa per condividere le proprie esperienze di opposizione alla minoranza facinorosa che occupa le università.

 

(Nella foto in alto: da sinistra, Filippo Leòn, Luca Palmegiani, Pietro Balzano, Luca Spizzichino, Franco Modigliani)