Cinque paesi europei, tra cui l’Italia, sono decisi ad ‘avvertire’ i propri cittadini a non impegnarsi in «attività finanziarie o investimenti» nelle colonie israeliane in Cisgiordania e nelle Alture del Golan annesse dallo Stato d’Israele. Una mossa che può significare di fatto boicottaggio economico degli insediamenti nei Territori occupati e che appare una risposta al governo di Benyamin Netanyahu dopo il nuovo fallimento delle trattative di pace – promosse dagli Usa – tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese (Anp).
La Francia – ha riportato oggi Haaretz con grande evidenza – ha di recente pubblicato sul sito del proprio ministero degli esteri un «avviso» con il quale si ricorda che le colonie
israeliane sono considerate illegali in base al diritto internazionale e che di conseguenza le attività economiche in queste realtà comportano rischi legali. Il quotidiano – che cita
una fonte diplomatica francese – ha sostenuto che la decisione di Parigi farebbe parte di «un’azione congiunta» da parte dei cinque maggiori Paesi dell’Ue: oltre la Francia, anche la Germania, la Gran Bretagna, l’Italia e la Spagna.
La novità di questo processo – secondo il giornale – è costituita dall’attuale posizione francese (che segue analoghi «avvisi» già diffusi da Germania e Gran Bretagna nei mesi corsi) e l’adesione, dopo lo stop dei negoziati, di Italia e Spagna.
Per gli due ultimi Paesi, Haaretz ipotizza che gli avvertimenti nei riguardi delle colonie d’Israele potrebbero essere formalizzati già «nei prossimi giorni».
Dietro la mossa francese, e il coordinamento con le altre capitali europee (Roma
compresa), c’è – secondo il giornale – il malcontento dei 5 Paesi di fronte alla difficoltà di definire un’iniziativa unica a Bruxelles in questo senso in sede di Commissione Ue per
le resistenze dei Paesi più sensibili alla prevedibile reazione del governo Netanyahu. Uno sfondo su cui incide anche la contromossa israeliana di attivare gli ambasciatori dello stato ebraico in Ue per fare pressioni contro il ‘boicottaggio’ delle
colonie nelle cancellerie più esitanti. Ai diplomatici è stato affidato fra l’altro il compito di cercare di stabilire un contatto fra questo tema e altri dossier facendo in particolare
presente ai vari ministeri degli esteri europei che, nell’attuale situazione segnata dal rapimento dei tre studenti israeliani in Cisgiordania, l’emissione di un avviso del genere
«potrebbe aumentare la tensione tra Israele e l’Ue e causare seri danni alle relazioni esistenti».
Tuttavia i diplomatici israeliani hanno riportato in patria la sensazione che questa volta non sarà facile fermare i Paesi europei, almeno i maggiori, e che «un’ondata» di «avvisi»
contro le attività finanziarie nei Territori da parte sembra ormai in arrivo.